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Quanti canali televisivi ci sono per i nostri bambini, ma quanto sono ripetitivi e poco interessanti! A mettere l’accento su questo problema è uno studio che evidenzia come l’Italia è uno dei Paesi europei che presenta il maggior numero di canali tv dedicati ai bambini (oltre 20) pari a Regno Unito, Spagna e Germania, ma con una disponibilità di investimenti limitata e una televisione poco accattivante.
L’indagine
L’indagine offre una fotografia dei programmi tv per bambini da 0 a 14 anni, tenendo conto del processo di digitalizzazione, della moltiplicazione dei canali tematici dedicati ai target pre-scholar e scholar (sia free sia pay), della pluralità dei player e dei prodotti, dei generi e dei formati in programmazione (dall’animazione alla live-action, al tutorial).
Si tratta del primo studio di Focus in Media, osservatorio della Fondazione per la Sussidiarietà nato nel 2011 con lo scopo di sviluppare un’analisi indipendente del sistema comunicativo italiano, dei suoi molteplici attori e dinamiche e che vede tra i promotori anche Sky Italia.
Bassa qualità dei contenuti
Secondo lo studio, infatti, a fronte di un’offerta così abbondante non si riscontra un’analoga qualità dei contenuti, al contrario si evidenzia una limitata disponibilità di investimenti: i palinsesti della tv per i bambini sono fortemente ripetitivi; si ricorre per lo più a format stranieri, le linee editoriali sono poco differenziate e si recuperano prodotti vintage.
Dominano i network internazionali
Nella tv dei bambini predominano i modelli transnazionali: le produzioni locali sono il 5% del palinsesto contro il 19% della Francia. Ci sono anche operatori più legati al contesto nazionale, che costituiscono un’alternativa interessante, ma non sempre sono in grado di reggere ai contraccolpi dei network internazionali. Tra le tendenze che emergono dal rapporto ce n’è una che allarma i genitori: la crescente presenza di novelas sudamericane e sitcom.
In breve
CAMBIARE IL CONCETTO DI TV DEI BAMBINI
In Italia la tv per ragazzi va a due velocità, dove il differenziale non è più tra chi ha o chi non ha la tecnologia, ma più ampiamente economico-culturale. “Passare al vaglio la tv dei ragazzi significa riflettere su che cosa pensiamo dell’infanzia – spiega Piermarco Aroldi, direttore di OssCom e curatore dell’indagine “Televisione e Infanzia. Rapporto sull’offerta televisiva per bambini in Italia” -: su quali contenuti e repertori alimentino l’immaginario dei più piccoli, su quali linguaggi possano consentire di ridurre le resistenze all’impegno educativo dei genitori”.