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Rifiuta di salire la scala arcobaleno, che rappresenta il mondo Lgbtqia+ ma che, soprattutto, è un manifesto di amore, accoglienza e inclusione che rappresenta i diritti umani. Per raggiungere il piano successivo si aggrappa alla ringhiera spostandosi a forza di braccia, con il rischio di cadere nel vuoto e quindi di ferirsi seriamente. La scuola gli assegna una nota disciplinare e i genitori prendono le difese del figlio, al quale non sarebbe stato consentito di esprimere il proprio diritto di non salire quella scala, nei cui simboli non si riconosce.
Studente 13enne rifiuta di salire la scala Lgbt
L’episodio è avvenuto il 10 febbraio 2025 in una scuola superiore di Verona, dove proprio gli studenti avevano dipinto nei colori arcobaleno una rampa di scale, scrivendo sui gradini le parole simbolo dell’accoglienza. Una classe di scuola media, invitata nell’istituto superiore per una rappresentazione, deve salire proprio quella rampa, ma un ragazzo 13enne rifiuta di salire la scala arcobaleno.
Invitato dall’insegnante a farlo, dimostra la propria contrarietà a quei valori preferendo salire dalla parte della ringhiera. Il ragazzo, richiamato in presidenza per un comportamento che lo esponeva a un potenziale rischio per la sua incolumità, ribadisce il suo punto di vista: non si riconosce nei valori espressi in quell’opera, quindi obbligarlo a salire sarebbe stata una violazione dei diritti.
La nota della scuola e la difesa dei genitori
La scuola rifiuta drasticamente l’accusa di aver dato la nota per omofobia al giovane. Ha precisato che il ragazzino ha ricevuto la sanzione perché si era esposto a una situazione di pericolo e non per le sue idee “contrarie alle istanze Lgbt”. Ha ribadito che non c’è stata alcuna motivazione ideologica alla base della nota, dovuta solo a un comportamento che metteva a rischio l’incolumità dello studente.
I genitori del ragazzo hanno contestato il provvedimento disciplinare dell’istituto, sostenendo il punto di vista del figlio. Inoltre hanno scritto una lettera al Ministro dell’Istruzione Valditara, per informarlo dell’episodio sostenendo che siano stati violati i diritti del ragazzo. L’assessore comunale ai diritti umani di Verona, Jacopo Buffolo, è intervenuto, sostenendo che si tratti di una strumentalizzazione costruita intorno a un episodio scolastico.
Il parere della psicologa sull’episodio
Abbiamo parlato dell’episodio con la dottoressa Valentina Costanzo, docente, psicologa e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale a Milano.
È possibile che un ragazzino di appena 13 anni possa avere già una percezione così negativa del diverso da non voler salire una scala che rappresenta valori universali?
Sì, certo che è possibile. A 13 anni i ragazzini sono in piena adolescenza, utilizzano strumenti che danno loro accesso a diversi tipi di contenuti, che formano la loro idea del mondo. A questo si aggiunge il fatto che, a questa età, si è categorici ed estremi nei giudizi. A volte quindi si abbracciano ideali che non sempre si ha ancora la capacità di comprendere fino in fondo. Osservano e hanno giustamente un’idea tutta loro della realtà che stanno esplorando. Per questo è fondamentale che già da piccoli, e per piccoli intendo fin dalla tenera età, i genitori siano presenti e spieghino, raccontino, rispondano alle loro curiosità. Un ragazzo di 13 anni può agire anche per protesta, emulazione, per aver visto o ascoltato qualcosa. Le motivazioni possono essere diverse.
Non potrebbe trattarsi solo di una bravata, in cui la scala è un pretesto?
Non possiamo saperlo fino a quando non si parla con il ragazzo. Sicuramente la prima adolescenza è un’età in cui il desiderio di trasgredire è forte, soprattutto nei confronti dell’autorità, per affermare se stessi. Il caso delle sostanze psicoattive è tipico. È sufficiente dire che sono nocive per scatenare nei più giovani il desiderio di sperimentarle. I ragazzi ci “sentono” e percepiscono perfettamente anche le nostre difficoltà nel parlare di qualcosa. Quando si dice di non fare, automaticamente i ragazzi si avvicinano all’oggetto o al comportamento proibito perché sono giustamente curiosi, quindi esplorano. Può essere stato così anche in questo caso. Tuttavia, ripeto, è indispensabile mantenere un dialogo aperto sul tema cercando il rispetto dei punti di vista di tutti. Poniamoci noi adulti come curiosi, chiediamo che idea hanno i nostri ragazzi delle cose. Spesso non glielo chiede nessuno e gli atteggiamenti repressivi fanno scattare il meccanismo opposto.
Come giudica l’atteggiamento dei genitori che lo hanno difeso?
Oggi i genitori sono confusi sul ruolo da mantenere nei confronti dei figli: da un lato sia ha paura di essere repressivi, dall’altro si rischia di sfociare nel lassismo. Dialogare sulle conseguenze delle proprie azioni e dare dei limiti non significa ledere l’autostima dei ragazzi, anzi. Li aiutiamo a orientarsi, li proteggiamo. Immaginate di essere in mare aperto di notte. Hanno bisogno di un faro che, anche se distante, è presente per illuminare la via. Non dobbiamo avere paura di essere fermi e mantenere dei confini. Questo tutela i ragazzi e li aiuta a orientarsi perché ci percepiscono come un posto sicuro.
Perché oggi, in generale, i genitori sono così protettivi, tanto che si parla di genitori elicottero?
Le mamme e i padri di oggi sono figli di un contesto educativo repressivo, in cui era importante comportarsi in un certo modo per timore della punizione, della riprovazione sociale. Dobbiamo appropriarci noi dell’autorevolezza e della serenità nel voler dare e mantenere dei limiti che hanno il fine di tutelarli e orientarli e non di ledere. Correggere un comportamento non è sinonimo di lesione, ma anzi a lungo andare può essere tutelante. Anche i no insegnano. Insegnano che il mondo è vario, che i contesti sono diversi, che alcune cose possono avere conseguenze spiacevoli, che viviamo in società e per tale motivo quando agiamo possono essere coinvolte anche altre persone e non solo noi stessi.
La scuola ribadisce che la nota è stata assegnata per un comportamento pericoloso, che ne pensa?
La scuola ha anche un ruolo educativo e con le famiglie si firma un patto di corresponsabilità educativa. Negli sport esistono le ammonizioni, i cartellini gialli e rossi. La scuola ha altri strumenti come la nota, il voto basso. Questi strumenti sono percepiti oggi come una condanna che segna a vita e che può ledere l’autostima dei ragazzi, ma non è così: sono un modo per ricondurre a una condotta corretta e tutelante verso sia il singolo sia la collettività, è la restituzione di qualcosa che si è verificato in quel momento. Solo se ai genitori è chiaro questo concetto può essere chiaro anche ai ragazzi, perché li aiuta a ragionare in termini di conseguenze delle proprie azioni.
Che cosa potrebbe suggerire ai genitori oggi?
Mi rendo conto che essere genitori oggi è più complesso rispetto al passato, e questo è paradossale perché ci sono molti più strumenti rispetto a un tempo, abbiamo più risorse per accedere a una molteplicità di contenuti di ogni tipo. Questo, se da un lato è una ricchezza, dall’altro disorienta. “A chi mi affido?” “Cosa devo fare?” “Io sono cresciuto in un determinato modo e oggi so che potrei fare diversamente, ma da dove inizio?” È fondamentale concedere ai figli la possibilità di esprimersi, non reprimendoli e lasciando loro libertà di pensiero. Tutto questo però deve sempre rientrare in un progetto educativo più ampio, in cui siano abituati anche a conoscere il limite (che è diverso dal divieto), accettarlo e rispettarlo.
Photo by Joe Chau for unsplash
In breve
I genitori hanno difeso il ragazzo che si è rifiutato di salire la scala arcobaleno, dicendo che è stato accusato di omofobia. La scuola, invece, ha dato una nota per un comportamento pericoloso, che va corretto
Fonti / Bibliografia
- Diritti umani - AICSLa tutela e la promozione dei diritti umani sono incorporate nella cooperazione italiana fin dalla sua definizione come “cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile, i diritti umani e la pace”, e ribadite nelle sue finalità, tra cui rientra l’affermazione dei diritti umani e della dignità degli individui. Questo focus si riflette nella realizzazione di interventi mirati, ma anche […]