Analisi della fertilità: basterà un capello

Metella Ronconi A cura di Metella Ronconi Pubblicato il 21/08/2020 Aggiornato il 21/08/2020

Possibile individuare in un capello l’indicatore dell’ormone che rivela il livello di riserva ovarica in una donna e fare quindi l’analisi della fertilità

Analisi della fertilità: basterà un capello

Una recente ricerca dell’Eshre, European Society of Human Reproduction and Embryology  potrebbe cambiare l’approccio a un’indagine cui si sottopongono molte donne per fare l’analisi della fertilità.

L’ormone AMH

I ricercatori hanno scoperto che dosare i livelli dell’ormone anti-Mülleriano (AMH) nei capelli dà risultati più accurati di quelli ricavati da un’analisi del sangue.
L’AMH è un indicatore chiave per valutare se una donna potrà rispondere efficacemente a una stimolazione ovarica, prevista dai protocolli clinici per la fecondazione assistita. L’ormone viene prodotto dai tessuti produttivi – testicoli e ovaie – e la sua concentrazione nel sangue varia in base al sesso e all’età.

Le donne da piccole hanno livelli molto bassi di AMH e questo favorisce lo sviluppo degli organi femminili, mentre con la pubertà i livelli aumentano grazie alla produzione da parte delle ovaie.
Nelle donne in età fertile, i livelli di AMH tendono a decrescere negli anni per arrivare a livelli molto bassi con la menopausa. Questo è direttamente associato al numero di cellule uova (ovociti): alla nascita sono circa un milione, già all’inizio della pubertà si riducono a circa 5.000 e di queste solo poche andranno a maturazione (follicolare), quella che ogni mese determina il ciclo mestruale.

Indice di fertilità

I livelli di AMH sono importantissimi come indice di fertilità. Questo ormone, infatti, regola l’azione di altri due ormoni, FSH (ormone follicolo-stimolante) e LH (ormone luteinizzante). Con l’abbassamento dei livelli di AMH si riduce la capacità di assicurare la crescita follicolare e quindi la maturazione della cellula uovo. L’ormone viene prodotto da piccole cellule che circondano ciascuna cellula uovo ed è quindi considerato una misura della riserva ovarica. La sua misurazione perciò è diventata un marker per valutare come una paziente risponderà alla stimolazione ovarica per la fecondazione in vitro. Oggi questo valore viene misurato nel sangue, ma i ricercatori dell’Eshre hanno illustrato come possa essere individuato in un capello, dove livelli di AMH biologicamente rilevanti sono stati rilevati con successo.

Un valore più affidabile

I ricercatori si sono avvalsi dei risultati conseguiti su 152 donne dalle quali erano stati raccolti, a più riprese, campioni di capelli e di sangue nel corso di visite in ospedale, riscontrando un livello di precisione maggiore con l’analisi dei capelli rispetto a quelle del sangue. Infatti, mentre i livelli ematici registrano la quantità di ormone presente al momento del prelievo, questo tende ad accumularsi nei capelli in crescita per mesi, quindi la quantità di ormone presente nel capello è il risultato medio di un determinato periodo.

 

 
 
 

Da sapere!

Grazie a questa nuova scoperta la prospettiva di un test non invasivo della riserva ovarica (cioè la quantità di cellule uovo presenti nell’ovaio e che possono essere fecondate per condurre una gravidanza) sembra farsi sempre più vicina.

 

Fonti / Bibliografia

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Calcola i tuoi giorni fertili

Calcola il tuo ciclo mestruale

Calcola il periodo di ovulazione

Le domande della settimana

Integrazione di progesterone dopo la 12^ settimana: è pericoloso sospenderla?

14/07/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Nel secondo trimestre la placenta provvede abbondantemente a produrre gli ormoni utili alla gravidanza, quindi non sono più necessari apporti esterni.   »

Pianto poco vigoroso alla nascita: c’è da preoccuparsi?

14/07/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Antonella Di Stefano

Se il neonato si attacca al seno con vigore e dai controlli effettuati alla nascita e nelle settimane successive non emerge nulla di anomalo, non è opportuno attribuire una valenza importante al fatto che subito dopo il parto il suo pianto sia stato flebile.   »

IgG e IgM in relazione alla toxoplasmosi: cosa esprimono?

07/07/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Fabrizio Pregliasco

Gli anticorpi IgG positivi segnalano che in passato ci si è ammalate di toxoplasmosi (quindi si è immunizzate), mentre gli anticorpi IgM positivi indicano che tale infezione è in corso (o comunque è stata sviluppata di recente). Se entrambi i tipi risultano negativi vuol dire che non si è immuni.   »

Fai la tua domanda agli specialisti