Fecondazione assistita

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I dati sulla natalità in Italia sono allarmanti. Il tasso relativo alle nascite nel nostro Paese è il più basso in Europa, con 1,27 figli per donna. L’età media della madre è di 33 anni per le italiane, contro i 30,7 anni per le cittadine straniere. E soprattutto, ben quasi il 20% degli italiani non riesce ad avere figli.

Infertilità in aumento

I motivi alla base dei problemi della fertilità di coppia sono diversi: l’età sempre più avanzata delle coppie che cercano un bimbo (dato che ha una rilevanza soprattutto per quanto riguarda le donne), la scarsa prevenzione in ambito riproduttivo (specie in ambito maschile), fino ad arrivare all’eventuale insorgenza di malattie come le infezioni sessualmente trasmesse, l’endometriosi e i disturbi metabolici (diabete in primis) sempre più diffusi, che complicano il quadro della situazione. Per non dimenticare la crisi economica, che perdura da tempo e che si è ulteriormente aggravata con la pandemia da Covid-19, scoraggiando o, comunque, procrastinando i progetti di genitorialità.

Il ricorso alla fecondazione assistita

Alla fine, quando la coppia sviluppa il desiderio di allargare la famiglia, spesso è troppo tardi per tentare le vie naturali e, quindi, si intraprende il percorso della fecondazione assistita. Che, però, non è esente da ostacoli, difficoltà e – spesso – anche delusioni.
Secondo l’ultimo rapporto del Ministero della Salute, oggi in Italia ben 3 gravidanze su 100 sono frutto della procreazione medicalmente assistita, disciplinata in Italia (al netto delle numerose modifiche via via apportate negli anni, soprattutto in merito alla fecondazione eterologa e alla diagnosi pre-impianto) dalla legge 40 del 19 febbraio 2004.

Un diritto per tutte le coppie

Nel tentativo di rendere la fecondazione assistita un diritto di salute da esigere in tutta Italia, dal 2017 con l’entrata in vigore dei nuovi Lea (Livelli essenziali di assistenza, cioè le prestazioni che il servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini gratuitamente o dietro pagamento di un ticket), viene garantita l’erogazione di tutte le prestazioni necessarie, sia per l’omologa sia per l’eterologa. Ciò non ha comunque eliminato il lungo iter e le estenuanti liste di attesa cui devono sottostare le coppie alla ricerca di un figlio.

L’iter da seguire

Ma quando è il caso di pensare a un trattamento di fecondazione assistita? Gli esperti consigliano di rivolgersi a un centro di Procreazione medicalmente assistita (Pma) dopo un anno di tentativi andati a vuoto per le coppie sotto i 35 anni (età che vale soprattutto per la donna), tempo che si riduce a 6 mesi per le coppie/donne over 35.
Una volta accertata la causa all’origine dell’infertilità, si può cominciare il trattamento. Si tratta di tecniche mediche e di laboratorio che aiutano il processo di fecondazione.
Le tecniche di Pma si suddividono in tecniche di I, II e III livello. Nelle prime, la fecondazione avviene all’interno del corpo della donna, come nella procreazione naturale. Le seconde e le terze sono, invece, più complesse perché comportano – pur con diverse modalità – la fecondazione in vitro, cioè in provetta, e il successivo trasferimento dell’embrione nell’utero.

Le tecniche di Pma di primo livello

Le tecniche di primo livello comprendono diversi tipi di procedimento.
– Il monitoraggio dell’ovulazione: consiste in una serie di ecografie che servono a controllare la crescita del follicolo (la piccola sacca situata nelle ovaie al cui interno ogni mese matura un ovulo che può essere fecondato). Serve per verificare se l’ovulazione avviene oppure no, e aiuta anche la coppia a individuare i giorni migliori per avere rapporti sessuali ai fini del concepimento.
– La stimolazione dell’ovulazione (tecnicamente chiamata “Induzione della crescita follicolare multipla” o Icfm): se la donna ha cicli privi di ovulazione o con ovulazione irregolare, possono esserle somministrate basse dosi di farmaci o di ormoni (citrato di clomifene o gonadotropine) che stimolano l’attività delle ovaie e la produzione di follicoli. I dosaggi dei farmaci vanno personalizzati e somministrati in base all’eventuale successiva metodica di Pma che si prevede di utilizzare.
– L’inseminazione: è la più diffusa tra le tecniche di Pma di base. Gli spermatozoi vengono introdotti nel corpo della donna per facilitare l’incontro con l’ovocita. L’inseminazione si effettua dopo la somministrazione alla donna di un ormone, mentre l’uomo deve fornire un campione di liquido seminale. Nei giorni successivi, può essere prescritta alla donna una terapia ormonale per aiutare l’impianto dell’embrione.

Le tecniche di Pma di secondo livello

Le tecniche di secondo livello sono più invasive e vi si ricorre quando il problema alla base dell’infertilità è più serio e non può essere superato con le tecniche di Pma basiche. Rientrano in questa categoria i seguenti procedimenti.
– La fecondazione in vitro con embryo transfert (Fivet). Questa tecnica molto diffusa permette di trattare varie disfunzioni sia femminili sia maschili. Le ovaie femminili vengono stimolate con ormoni per recuperare più ovociti da fecondare. Essi vengono prelevati attraverso un ago sottilissimo (pick-up), in anestesia locale o generale. Gli ovociti vengono poi esaminati al microscopio per controllare lo stadio di maturazione, quindi messi in coltura e in incubazione per qualche ora. Nel frattempo l’uomo deve produrre un campione di liquido seminale, che viene esaminato e sottoposto a una preparazione. Ovociti e spermatozoi vengono poi messi a contatto nel liquido di coltura. Gli embrioni così ottenuti possono essere trasferiti nell’utero a vari stadi del loro sviluppo. Al di là dei limiti stabiliti dalla legge, la scelta del numero di embrioni varia in base al singolo caso (stato di salute, età della donna): la maggior parte dei centri di Pma sceglie di trasferire al massimo 3 embrioni. Gli embrioni vengono trasferiti per mezzo di un catetere inserito nel canale cervicale fino ad arrivare nell’utero.
– L’iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo (Icsi). Questa tecnica è indicata nei casi di seria infertilità maschile, perché dà la possibilità di ottenere una fecondazione con un solo spermatozoo per ogni ovocita. La Icsi si usa inoltre quando gli ovociti sono pochi o se la Fivet non ha avuto esito positivo. La Icsi è identica alla Fivet, tranne nel modo in cui avviene la fecondazione: mentre nella Fivet l’ovocita e gli spermatozoi vengono messi a contatto nel liquido di coltura e si lascia che facciano tutto da soli, nella Icsi un singolo spermatozoo viene iniettato dentro ciascun ovocita.

Le tecniche di Pma di terzo livello

Esistono diverse tecniche di terzo livello: la differenza tra l’una e l’altra consiste nella diversità del materiale biologico immesso chirurgicamente all’interno delle tube.
Può trattarsi infatti di gameti (ovociti e spermatozoi) – ed è il caso più frequente -, zigote (ossia la cellula uovo fecondata), due pronuclei (prima suddivisione dello zigote) ed embrione (frutto del concepimento cui si giunge di suddivisione in suddivisione a partire dalla cellula uovo fecondata).
Le metodiche in uso si chiamano rispettivamente:
– Gift: trasferimento dei gameti (ovociti e spermatozoi) dentro le tube,
– Zift: trasferimento in tuba dello zigote,
– Prost: trasferimento in tuba di due pronuclei
– Tet: trasferimento in tuba degli embrioni.
Le tecniche di terzo livello non sono molto diffuse in quanto presentano una percentuale di insuccesso maggiore rispetto alle tecniche di secondo livello. Vengono utilizzate nei casi di infertilità – soprattutto maschile – estremamente gravi.

A chi rivolgersi

In Italia ci sono 331 centri di procreazione medicalmente assistita distribuiti su tutto il territorio nazionale, tra pubblici, privati e privato-convenzionati. Un centro privato convenzionato può essere equiparato a un centro pubblico, sia per quanto riguarda le prestazioni offerte sia per i costi. I centri di primo livello (che utilizzano tecniche meno sofisticate e quasi esclusivamente l’inseminazione semplice) sono circa la metà del totale.
L’elenco dei Centri autorizzati divisi per regione è consultabile all’indirizzo www.iss.it/rpma/
A cura di Elisa Carcano – testo aggiornato in data 03/02/2022
Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.
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