Fecondazione eterologa: in Italia rimane vietata

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 28/08/2012 Aggiornato il 28/08/2012

La Corte Costituzionale si è espressa sulla legittimità del divieto della fecondazione eterologa in Italia. Con l’ordinanza emessa non ha preso una posizione né a favore né contro. E i medici si dividono

Fecondazione eterologa: in Italia rimane vietata

La Corte Costituzionale a fine maggio avrebbe dovuto pronunciarsi sulla questione di legittimità costituzionale del divieto di fecondazione eterologa in Italia,  sollevata dai tribunali di Firenze, Catania e Milano, sulla base di tre cause intentate da tre coppie diverse che non possono avere figli ricorrendo alle tecniche di fecondazione assistita consentite in Italia. In realtà, la Consulta lo ha fatto, emettendo un’ordinanza (n.150 del 7 giugno 2012) con la quale però non prende alcuna posizione, non dice se il divieto sia costituzionale o incostituzionale. Semplicemente invita i tribunali in questione a ulteriori riflessioni ed eventualmente a riformulare in termini diversi la questione di legittimità costituzionale del divieto all’eterologa. Quindi al momento nulla cambia e in Italia rimane il divieto di fecondazione eterologa. In merito il mondo scientifico è diviso. Intanto, la Corte europea dei diritti umani ha bocciato la legge 40 nel punto che vieta a una coppia fertile ma portatrice sana di fibrosi cistica di ricorrere alla diagnosi preimpianto degli embrioni. Secondo i giudici della Corte di Strasburgo, infatti, “il sistema legislativo italiano in materia di diagnosi preimpianto degli embrioni è incoerente” perché un’altra legge dello Stato allo stesso tempo consente alla coppia di ricorrere a un aborto terapeutico se il feto è affetto da fibrosi cistica. La Corte ha quindi stabilito che la legge 40 ha violato il diritto al rispetto della vita privata e familiare della coppia. La decisione della Corte sarà comunque definitiva entro tre mesi.

Cosa dice l’ordinanza

Con l’ordinanza, la Corte Costituzionale “restituisce gli atti” ai tribunali. Tradotto: la Corte Costituzionale non dichiara né costituzionale né incostituzionale il divieto alla fecondazione eterologa in Italia, né che le questioni sollevate dai rispettivi tribunali siano o meno fondate. Semplicemente invita i tribunali a prendere in considerazione la nuova sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu) di Strasburgo, che proprio il 3 novembre scorso aveva ritenuto legittimo il divieto all’eterologa sancito dalla legge austriaca in materia di Pma, e a valutare di conseguenza se le questioni sollevate possano ancora reggere di fronte alla Consulta.

D’accordo con la consulta: professor Romano Forleo, ginecologo, membro del Comitato nazionale di bioetica

: “Penso che un figlio debba essere il frutto dell’amore tra un uomo e una donna, il frutto della vita di coppia. La scelta di mettere al mondo un figlio deve sì rispondere al desiderio di procreare e di avere una gravidanza ma deve anche essere orientata alla felicità del figlio. L’interesse del bambino deve essere garantito da un padre e una madre uniti insieme dall’amore. Ovviamente questo non vuol dire che solo se frutto di una coppia biologica il figlio può essere più felice. Una madre biologica e un padre putativo, come nel caso di fecondazione con sperma di donatore, pone i due genitori su un piano diverso. Credo che l’orientamento della Corte sia stato quello di salvare l’amore coniugale. L’obiettivo degli interventi della medicina sulla vita psichica e fisica della coppia deve privilegiare essenzialmente la vita del figlio e il suo diritto a essere, nel limite del possibile, felice”.

Contrario ai giudici: dottor Alessandro Di Gregorio, specialista in ostetricia e ginecologia, chirurgia endoscopica e tecniche di Pma

: “L’eterologa in Italia non può non essere consentita. L’abolizione del divieto potrebbe essere un modo per fermare il turismo procreativo che per la coppia richiede un impegno emotivo ed economico non indifferente. Se fino agli anni ’94-’95 era prevalentemente maschile, oggi è soprattutto femminile. Perché le donne vanno in menopausa prima, si sposano tardi e fanno figli tardi. O vogliono figli alle seconde nozze. Insomma, i tempi sono cambiati ed è impensabile non soddisfare i loro desideri. In Italia, gli operatori fanno fatica a operare con serenità, perché sono sempre sottoposti a numerosi controlli, lavorano con ansia. All’estero non ci sono tutte le costrizioni che ci sono nel nostro Paese. La Spagna per esempio non ha limite a niente”.

Gli spostamenti da Regione a Regione

In Italia, i tempi per la fecondazione assistita in un centro pubblico di secondo livello (dove cioè si effettuano la Fivet, la Gift e la Icsi) variano sensibilmente da Regione a Regione. Questo scenario ha determinato un turismo procreativo di tipo nostrano, cioè tra Regione e Regione: le coppie si rivolgono a quei centri, e quindi a quelle Regioni, che hanno una lista d’attesa ridotta e migrano verso Regioni più accomodanti anche in termini economici.

In aumento il turismo procreativo estero

Secondo la quarta indagine dell’Osservatorio turismo procreativo il flusso della migrazione sanitaria per la procreazione assistita è sempre in aumento. Le mete estere più frequentate rimangono Spagna, Svizzera, Repubblica Ceca. Ma molte coppie si rivolgono all’estero anche per trattamenti comunque disponibili anche in Italia.

In breve

ITALIA E AUSTRIA I PAESI PIU' RESTRITTIVI

Tra tutti i Paesi europei, l’Italia e l’Austria sono quelli più rigidi in tema di fecondazione assistita. La legge austriaca però permette alcune eccezioni: sì all’eterologa, ma solo in vivo (le prime cellule embrionali si formano dentro la donna e non in provetta) in caso di infertilità maschile. È comunque difficile riuscire a ottenere uno scenario europeo omogeneo perché ogni Paese cerca di avere una propria autonomia legislativa.
 

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