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Per le donne che sono alla ricerca di un figlio l’età è una delle maggiori nemiche. Anche in caso di fecondazione assistita: più passano gli anni, infatti, più diminuiscono le probabilità di avere una gravidanza. Ma un rimedio c’è: il doppio test genetico, condotto sul primo e secondo globulo polare. Lo svela Michael Jemec, specialista in medicina della riproduzione di un centro per la fertilià di Lugano.
In che cosa consiste
I globuli polari sono le cellule che si formano durante il processo di differenziazione della cellula uovo che si compie nelle ovaie. L’analisi di queste cellule permette di identificare gli ovociti normali e quelli che invece portano alterazioni genetiche. Viene compiuta attraverso il metodo Array CGH, una procedura di ultima generazione molto complessa.
Perché è utile
Ma per quali ragioni il doppio test genetico sul primo e secondo globulo polare è utile quando si ricorre alla fecondazione assistita? Occorre sapere che al crescere dell’età materna crescono anche le probabilità di avere embrioni aneuploidi, ossia con un numero anormale di cromosomi. Secondo molti studi, nelle donne con più di 36 anni, dal 63 all’80% degli embrioni prodotti sono aneuploidi. Questi embrioni, rispetto a quelli normali, hanno molte meno probabilità di dare origine a una gravidanza. Ebbene, analizzando il primo e secondo globulo polare è possibile individuare gli ovociti anormali. Infatti, lo screening genetico sul primo globulo polare riesce a evidenziare circa il 60-80% degli errori dovuti alla divisione cellulare. Con il test sul secondo globulo polare si può verificare il restante 20-40% di errori.
Accelera i tempi
Effettuare un’analisi preliminare dei globuli polari permette, dunque, di risparmiare tempo. Infatti, consente di individuare subito gli ovociti migliori, quelli che hanno una maggiore probabilità di dare origine a una gravidanza, e di scartare quelli “peggiori”. Un vantaggio enorme, considerando che le donne che ricorrono alla fecondazione assistita, in genere, non sono più giovanissime. Con il doppio test genetico, insomma, si hanno maggiori chance di successo già ai primi impianti.