Fecondazione assistita: quanto conta l’età della mamma?

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 22/03/2019 Aggiornato il 18/10/2019

Circa un terzo delle donne italiane che accedono ai trattamenti per la fecondazione assistita ha più di 40 anni. Le italiane sono dunque le aspiranti madri più vecchie d'Europa e pure degli Stati Uniti. Ma aspettare troppo è sbagliato. Ecco perché

Fecondazione assistita: quanto conta l’età della mamma?

Sbagliato pensare che le tecniche di fecondazione assistita possano superare ogni ostacolo e sbagliato dunque aspettare troppo prima di ricorrervi se il bebè non arriva in modo naturale. Il successo delle tecniche di fecondazione assistita dipende, infatti, anche dall’età della mamma e del papà. 

Si pensa ai figli troppo tardi

Secondo dati presentati al convegno intitolato “A 12 anni dal referendum della legge 40: gli ultimi divieti da cancellare”, organizzato dall’Associazione Luca Coscioni, si arriva così tardi ai trattamenti perché in Italia si comincia a pensare di avere il primo figlio quando la donna ha già 37-38 anni, quando si intraprendono i primi concepimenti spontanei. Di conseguenza, quando i primi tentativi vanno a vuoto e la coppia inizia il percorso per approfondire le cause del mancato concepimento, l’aspirante madre è ulteriormente avanti con gli anni. Ecco perché circa un terzo delle italiane che accedono ai trattamenti per la fecondazione assistita ha più di 40 anni. 

Un processo irreversibile

Il declino della fertilità femminile, correlato all’età, dipende dalla riduzione irreversibile della quantità e della qualità degli ovociti presenti nelle ovaie. La fecondità (cioè la possibilità di concepire per ciclo mestruale) subisce un primo calo significativo, anche se graduale, già intorno ai 32 anni, e un secondo più rapido declino dopo i 37 anni (il che riflette una diminuzione della qualità degli ovociti e un aumento dei livelli sanguigni dell’ormone follicolo stimolante -FSH).

Aumentano i problemi

Con l’età aumenta anche il rischio di problemi che possono compromettere la fertilità come i fibromi, problemi alle tube, endometriosi. Inoltre, il declino della fertilità dovuto all’età femminile è accompagnato da un significativo aumento di aneuploidie (cioè anomalie, per eccesso o per difetto, nel numero di cromosomi), come la trisomia, e di aborti spontanei, che aumentano progressivamente con l’età. Dati riguardanti cicli di fecondazione assistita con trasferimento di embrioni effettuati nei centri statunitensi hanno dimostrato che la percentuale di nati vivi da trasferimento di embrioni decresce progressivamente con l’aumentare dell’età della donna.

Anticipare ricerca e diagnosi

Appurato che circa un terzo delle italiane che accedono ai trattamenti per la fecondazione assistita ha più di 40 anni, intorno ai 35 anni le donne dovrebbero disporre di una diagnosi e di un trattamento già dopo 6 mesi di ricerca di una gravidanza o anche prima in caso di indicazioni cliniche specifiche.

Lo sapevi che?

Anche l’età dell’aspirante papà incide notevolmente, poiché le ricerche dimostrano che l’età avanzata del padre può influire negativamente sulla salute futura del bebè.

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