Fertilità: salvaguardarla anche nei bambini

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 29/06/2017 Aggiornato il 29/06/2017

Esistono tecniche in grado di salvaguardare la fertilità di quei bambini malati che, a causa delle cure, rischiano di non poter avere figli. Ecco quali

Fertilità: salvaguardarla anche nei bambini

Sono eventi che nessuno vorrebbe succedessero mai. Purtroppo, invece, capitano. Nemmeno bambini e adolescenti, infatti, sono risparmiati da malattie serie, che compromettono, oltre alla loro vita, anche la loro fertilità. Infatti, sia alcune patologie sia alcuni trattamenti necessari per contrastarle possono mettere a rischio le cellule riproduttive. Fortunatamente, oggi, esistono tecniche in grado di “fermare il tempo”, salvaguardando la possibilità di questi bimbi di diventare genitori, una volta adulti. Se ne è parlato recentemente in occasione del congresso sulla Medicina riproduttiva organizzato da Ivi, l’Istituto valenciano di infertilità, a Bilbao.

Le tecniche in uso

Negli ultimi anni, la ricerca medica ha fatto passi da gigante in questo campo. Per quanto riguarda le donne, oggi, prima di iniziare cure aggressive come chemio e radioterapia, è possibile prelevare e congelare in azoto liquido uno o più ovuli. In pratica, prima di avviare i trattamenti, la paziente viene sottoposta a una stimolazione ovarica, quindi a un prelievo di cellule uovo, che poi vengono conservate a bassissime temperature. Una volta finite le terapie e quando la donna desidera diventare madre, gli ovociti possono essere utilizzati nell’ambito di una fecondazione in vitro. Quando è l’uomo a essere malato si ricorre quasi sempre alla crioconservazione del seme o del tessuto testicolare.

Una speranza anche per le bambine

Ma quando si tratta di bambini e adolescenti che non hanno raggiunto la maturità sessuale che cosa si può fare? Nelle bambine si può prelevare il tessuto ovarico con un piccolo intervento in laparoscopia. Il campione viene conservato in azoto liquido e poi reimpiantato più avanti. In realtà, questa tecnica è giù utilizzata anche nelle donne, laddove non è possibile o consigliabile prelevare gli ovociti. In questo caso, ci sono già stati risultati positivi, con gravidanza instaurate e andate a buon fine. Per quanto riguarda le bimbe, la tecnica deve essere considerata ancora sperimentale, anche se promettente. Per i bambini, invece, al momento non si può fare molto. “Per i bambini non sviluppati non abbiamo opzioni, mentre per le bambine proponiamo il congelamento di tessuto ovarico. Che si può fare anche a due anni. E poi il successivo congelamento, tutto rimborsato dal sistema sanitario” ha spiegato Alice Bertaina, responsabile del reparto di Trapianto di midollo all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.

Chi sono le candidate ideali

Attualmente questa opzione è riservata alle bambine e alle ragazzine che devono sottoporsi a un trapianto di midollo osseo e non hanno effettuato cicli di chemioterapia. In futuro però potrebbe essere offerta anche a quelle che hanno appena ricevuto una diagnosi di leucemia, ovviamente sempre che non sia necessario iniziare immediatamente le terapie.

 

 

 
 
 

In breve

ANCHE PER LE DONNE SANE

In realtà, negli ultimi tempi, le tecniche in grado di salvaguardare la fertilità non vengono impiegate solo per le persone che devono sottoporsi a determinate cure. Il prelievo e la crioconservazione () degli ovuli sono consigliati anche a tutte quelle donne sotto i 30-35 anni che sono costrette a rimandare la maternità. In questo modo, infatti, non rischiano che l’attesa comprometta la fertilità: se una volta arrivato il momento giusto non sono più fertili, possono sempre ricorrere agli ovuli congelati. Questa pratica è definita social egg freezing.

 

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