Fecondazione in vitro: più rischio aborto con meno ovuli

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 12/05/2014 Aggiornato il 12/05/2014

Fecondazione e gravidanza: uno studio sulla procreazione in vitro ipotizza che il rischio di aborto aumenti se la donna produce meno ovuli

Fecondazione in vitro: più rischio aborto con meno ovuli

Le tecniche di fecondazione in vitro hanno percentuali di successo molto variabili, perché influenzate da diversi fattori, come l’età della futura mamma, il suo grado di fertilità e la risposta individuale alle cure. Per alcune donne, purtroppo, il tentativo di restare incinte con le tecniche di procreazione medicalmente assistita si traduce in un sogno infranto, perché l’embrione non si annida, oppure la gravidanza si interrompe precocemente (aborto spontaneo).

Come limitare gli insuccessi

La ricerca si sta interrogando su come limitare al minimo il rischio di fallimenti. Uno studio, in particolare, ha scoperto che le donne che producono meno ovuli durante un trattamento di fecondazione in vitro hanno un rischio maggiore di aborto. Il lavoro è opera di ricercatori londinesi del King’s College e dell’Università di Birmingham, che hanno seguito 124.351 gravidanze tra il 1991 e il 2008. Circa il 20% delle donne che hanno prodotto meno di quattro ovuli dopo la fase di stimolazione ovarica della fecondazione in vitro sono andate incontro a un aborto spontaneo. I rischi si sono ridotti per chi ha prodotto più ovuli.

In che modo si procede

La procedura di fecondazione in vitro prevede la somministrazione di farmaci (gonadotropine) per via intramuscolare o sottocutanea, che stimolano lo sviluppo di più cellule uovo. Si procede, quindi, all’aspirazione dei follicoli, al fine di recuperare gli ovociti maturati. Il seme maschile e l’ovocita della donna vengono collocati insieme in un recipiente per consentire la fecondazione. L’embrione formatosi viene infine introdotto in utero per via vaginale entro 72 ore.

In breve

SEMPRE PIU’ NUMEROSI I BIMBI IN PROVETTA

Oggi nel mondo sono circa 2 milioni e 400 mila i bambini nati con tecniche di procreazione assistita, almeno 70 mila in Italia, dove ogni anno circa 50 mila coppie si sottopongono a cicli di cure per la fertilità.

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Calcola i tuoi giorni fertili

Calcola il tuo ciclo mestruale

Calcola il periodo di ovulazione

Gli Specialisti rispondono
Le domande della settimana

Passaggio dal nido alla scuola materna un po’ prima del tempo: sì o no?

15/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Luisa Vaselli

L'opportunità di anticipare il passaggio dal nido alla scuola materna va valutata tenendo conto di numerose variabili, tra cui il temperamento del bambino e la sua capacità di adattamento.   »

Problemi al fegato in età adulta: può dipendere dal fatto di essere figli di cugini di primo grado?

13/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Faustina Lalatta

Chi nasce sano e diventa grande senza mai manifestare i sintomi di una malattia ereditaria, può escludere con un certo margine di sicurezza che la comparsa di disturbi a carico del fegato dipendano dal fatto di essere figlio di consanguinei.   »

“Piaghetta” del collo dell’utero: può impedire il concepimento?

07/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Augusto Enrico Semprini

Il termine "piaghetta" è improprio perché allude non già a una lesione del collo dell'utero ma alla presenza su di esso del tessuto che abitualmente lo tappezza. Non è di ostacolo al concepimento ma se sanguina diventa opportuno intervenire.   »

Dilatazione di un uretere del feto: cosa si deve fare?

06/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elsa Viora

In caso di dilatazione delle vie urinarie (uretere, pelvi renale) individuata nel feto con l'ecografia, i protocolli suggeriscono di eseguire alcune indagini, tra cui una valutazione accurata di tutta l'anatomia fetale.   »

Bimba di 3 anni e mezzo che preferisce giocare da sola: si deve indagare?

06/01/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Angela Raimo

Una bambina che preferisce giocare da sola può agire secondo il proprio temperamento riservato e riflessivo e non necessariamente perché interessata da un disturbo. L'opportunità di una visita del neuropsichiatra infantile va comunque valutata con l'aiuto del pediatra curante.   »

Fai la tua domanda agli specialisti