Cercare un figlio dopo i 40 anni: una realtà soprattutto italiana

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 23/01/2012 Aggiornato il 13/02/2015

Sono tanti i motivi per cui una donna inizia a cercare un bambino dopo i 40 anni; non sempre però è facile restare incinte in modo naturale

Cercare un figlio dopo i 40 anni: una realtà soprattutto italiana

In Italia sempre più mamme over 40

Il nostro è il Paese occidentale con il più alto numero di donne che decide di cercare un bambino a 40 anni (o anche molto più avanti). Per tanti motivi: le donne oggi studiano di più ed entrano più tardi nel mondo del lavoro; si trovano spesso ad avere lavori precari e stipendi bassi; non trovano subito il partner giusto. Cercare un bambino però dopo i 40 anni è decisamente meno facile. La fertilità femminile, infatti, declina già alcuni anni prima della menopausa, anche in presenza di cicli regolari e ovulatori.

Nell’arco di tutta la sua vita riproduttiva una donna ha 350-400 ovulazioni; un numero che si riduce di anno in anno, mentre aumenta la quota di ovociti imperfetti, inadeguati alla riproduzione e destinati ad andare incontro a un aborto spontaneo (si va dal 14% nelle donne sotto i 35 anni, al 19% tra i 35 e 37 anni, al 25% tra i 38 e i 40 anni, mentre dopo i 40 anni si arriva sino al 40%). Con la menopausa (tra i 45 e i 55 anni), restano circa 1.000 follicoli, numero che rappresenta la soglia che fa scattare la cessazione della mestruazione. In pratica, una donna che decide di cercare un bambino a 40 anni ha la probabilità del 65% di concepire in un anno, se invece ha oltre i 45 anni ha realisticamente soltanto il 5% di possibilità di restare incinta.

Un dibattito aperto

La tendenza a rimandare la maternità dopo i 40 anni spiega, anche se in parte, il sempre più frequente ricorso da parte di tante donne alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA). Il limite di età di una donna per accedere a tali tecniche a carico del Servizio sanitario nazionale, e, più in generale, l’età sempre più avanzata di donne che desiderano un figlio (esemplare il caso della cantante Gianna Nannini) sono temi che stanno facendo molto discutere, medici, esperti e gente comune. Chi sostiene che  l’aspettativa di vita si è allungata e quindi è giusto che una donna ricorra anche alla scienza per diventare mamma, e chi, come il ginecologo Nicola Surico, presidente della Sigo (Società italiana ginecologia e ostetricia) ritiene che le tecniche di PMA troppo spesso, in determinate circostanze, invece che offrire nuove opportunità nella donna, creino in lei false illusioni.

Gli esami di controllo consigliati

Una volta incinta, la donna over 40, considerando anche che corre un rischio di abortività precoce del 25-30% e che ha un aumentato rischio di concepire un bambino con alterazioni cromosomiche (la più comune è la sindrome di Down), deve tenere sotto controllo la sua gravidanza. Con regolarità, senza inutili assilli. Di solito, i ginecologi, dopo avere illustrato alla donna i benefici ma anche i possibili rischi, consigliano di procedere con indagini diagnostiche invasive (che cioè possono provocare un aborto), quali la villocentesi e l’amniocentesi.

 

 
 
 

In breve

La ricerca di un figlio dopo i 40 anni

La tendenza a rimandare la maternità dopo i 40 anni spiega, anche se solo in parte, il sempre più frequente ricorso da parte di tante donne alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA).

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