Argomenti trattati
Per molti bambini e bambine il calcio è una passione che sboccia sin dai primi anni di vita. È un gioco – ancora prima che uno sport – che si impara quasi naturalmente, rincorrendo una palla al parco o in cortile, ed è spesso il primo vero modo che i piccoli hanno per avvicinarsi all’attività sportiva. Esistono però pericoli e lati oscuri che è bene conoscere per comprendere l’importanza della famiglia per vivere il calcio in modo positivo.
Quando un bambino decide di praticarlo in modo più serio, quella che sembrava un’attività ludica priva (o con pochi) compromessi può, infatti, trasformarsi in un vero e proprio impegno per tutta la famiglia. E non stiamo parlando solo di una gestione del tempo, ma anche di educazione emotiva, del vivere i rapporti e la competizione e, in alcuni casi, anche il delicato equilibrio tra amicizie, rivalità e sportività.
Uno sport per crescere
Nel nostro Paese, il calcio è da sempre considerato lo sport di squadra per eccellenza, tanto per i maschietti tanto sempre più anche per le femminucce. Praticarlo offre, infatti, insegnamenti preziosi fin da piccoli.
Tutti i vantaggi del calcio
Abbiamo stilato un elenco dei ‘plus’ che derivano dal gioco del calcio, ovvero tutti i motivi che spingono sempre più bambini a fare di questo un’attività ludica molto amata:
- migliora la forma fisica: correre dietro a un pallone e allenarsi è, infatti, un’attività che mette in moto il corpo e contribuisce a uno sviluppo più sano.
- si condividono valori che restano per tutta la vita: giocare in squadra implica imparare a collaborare con gli altri, credere nel gruppo e comprendere che il risultato non dipende mai da un singolo individuo.
- insegna a gestire le sconfitte: non sempre si vince e accettare di poter perdere è una lezione preziosa per i bambini, che imparano così a confrontarsi con gli ostacoli e a comprendere l’importanza del lavoro e dell’impegno per migliorarsi.
- rafforza l’unione del gruppo: quando si vince e si raggiungono risultati importanti, siano essi individuali (segnare un gol) che di squadra (vincere un trofeo), la gioia è condivisa, il che rende ancora più forte il legame con i compagni e alimenta la motivazione personale.
- rende i bambini responsabili: praticare calcio permette ai piccoli di imparare a organizzare al meglio la propria giornata, tra compiti, scuola e amicizie, dando il giusto peso a ogni cosa.
Un impegno di famiglia
Tuttavia, ci sono anche aspetti meno positivi legati a questo sport. Gli infortuni sono una realtà del calcio, anche tra i più piccoli. Senza contare che, giocando spesso all’aperto e con le più disparate condizioni climatiche e durante i mesi freddi, non è poi così difficile andare incontro a malanni stagionali.
Anche la pressione derivante dall’impegno continuo può poi diventare difficile da gestire: allenamenti settimanali, partite nei weekend e tornei durante l’anno possono esaurire la riserva di energie dei bambini… ma anche quella delle famiglie. Le sveglie mattutine della domenica, i viaggi in auto per raggiungere i campi quando si gioca in trasferta, le attese sugli spalti sotto la pioggia o il sole cocente, sono tutte componenti non esattamente esaltanti.
Incanalare al meglio le energie
E non si tratta solo di un impegno in termini di tempo ed energie, ma anche emotivo: vedere il proprio figlio in campo suscita inevitabilmente una gamma di emozioni che vanno dalla gioia alla preoccupazione, dall’orgoglio alla frustrazione. E qui entra in gioco il ruolo fondamentale della famiglia, che deve essere accorta e brava a incanalare positivamente la passione, evitando che si trasformi in ossessione per i bambini e per i genitori stessi.
Alcuni bambini rischiano, infatti, di focalizzarsi esclusivamente sul calcio, a discapito di altre attività scolastiche ed extrascolastiche, finendo per porre in secondo piano anche amicizie e socialità. In questi casi, è importante che i genitori mantengano un equilibrio, aiutando i figli a comprendere che il calcio è sì una parte importante delle loro vite, ma non l’unica.
I rischi di una passione che diventa fanatismo
Altro aspetto che non può essere assolutamente sottovalutato è il tifo. Se da un lato, infatti, lo sport aiuta a sviluppare un senso di appartenenza e di condivisione con gli altri, dall’altro il tifo può facilmente sfociare in atteggiamenti poco sportivi, sia tra i bambini, sia tra i genitori, che finiscono ancora troppo spesso protagonisti di comportamenti non proprio edificanti.
Purtroppo, ancora oggi è sufficiente accomodarsi sugli spalti di un qualsiasi campo di calcio, di una qualsiasi categoria ed età, per imbattersi in episodi di rivalità accesa, insulti o comportamenti aggressivi tra genitori durante le partite dei figli. Così, proprio chi dovrebbe dare il buon esempio si trasforma nel peggiore dei modelli.
Commenti offensivi verso l’arbitro, i giocatori avversari, gli allenatori e persino i propri figli, sono all’ordine del giorno e i piccoli finiscono per vivere il calcio portando sulle spalle sensazioni negative come ansia, rabbia, frustrazione e cattiveria, in un eccesso di agonismo che trasforma una semplice partita in una vera e propria battaglia da vivere con il sangue negli occhi che, spesso, porta con sé solo insoddisfazione.
Uno sport per insegnare a crescere
Per evitare che il calcio diventi un terreno fertile per il fanatismo, è fondamentale insegnare ai bambini il valore della sportività. Non è facile accettare una sconfitta o vedere un compagno ottenere più riconoscimenti, così come non è semplice incassare un colpo o accettare un’esclusione dai titolari, ma prima si comprende che tutto questo è parte integrante della crescita sportiva e personale e prima questo sport potrà essere vissuto al meglio.
I genitori giocano un ruolo chiave in questo processo: devono essere modelli di correttezza, incoraggiando i propri figli e parlando con loro per insegnargli il rispetto delle regole, degli avversari e dell’arbitro, anche quando si pensa di avere ragione o si subisce un torto.
Piccoli fenomeni
Tra i rischi rientra anche quello subdolo ed estremamente deleterio che vede i genitori costringere i figli a giocare a calcio e non altri sport, alimentando aspettative egoistiche che potrebbero rivelarsi irrealistiche e, alla lunga, diventare un peso per i piccoli. È quindi fondamentale che il calcio rimanga, prima di tutto, un gioco, un’occasione per divertirsi e imparare, senza trasformarsi in una corsa esasperata al successo.
Credere di avere tra le mani il nuovo fenomeno del calcio mondiale, significa troppo spesso solo riversare sul bambino aspettative troppo alte e responsabilità eccessive. Sono pochi quelli che faranno del calcio un lavoro: crederci non guasta, ma è una cosa che deve partire prima di tutto dal bambino, altrimenti si innescano atteggiamenti tossici e deleteri per il benessere di tutta la famiglia.
Equilibrio tra sport e vita familiare
Detto ciò, il calcio resta senza dubbio uno sport formativo, capace di insegnare valori importanti. Come ogni altra attività, va però praticato con consapevolezza e dando il giusto peso a ogni dettaglio, senza permettere che diventi un’ossessione o una fonte di stress per i piccoli e le loro famiglie.
In fondo, dalla passione per il calcio può sbocciare davvero un bellissimo legame tra genitori e figli, un’occasione per condividere momenti speciali e creare ricordi che dureranno per sempre. Solo con equilibrio e consapevolezza, però, il calcio può regalare emozioni e riscoprirsi in ogni occasione – che sia giocare una partita o tifare la propria squadra del cuore allo stadio o davanti alla tv – una passione positiva, condivisa e formativa, senza trasformarsi in un peso per l’intera famiglia.
Foto in copertina di Kampus Production da Pexels