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I genitori devono poter scegliere che cognome dare ai propri figli: paterno, materno o di entrambi. È questa la sentenza di ieri della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che ha condannato l’Italia per aver violato i diritti di una coppia italiana che voleva appunto dare il cognome materno alla loro figlia. E che lo Stato italiano ha impedito. Almeno finora.
“È un passo avanti verso il progresso”
A fare scoppiare la “bomba” sono i coniugi milanesi Alessandra Cusan e Luigi Fazzo, ai quali è stato impedito di registrare all’anagrafe, tramite la dichiarazione di nascita e il certificato di nascita, la figlia Maddalena, nata il 26 aprile 1999, con il cognome materno anziché quello paterno. Da qui è partita una battaglia legale che è arrivata fino a Strasburgo, perché per loro era importante perpetuare il patrimonio morale del nonno materno, dando appunto il cognome materno ai figli. La coppia finalmente esulta: “Sono ovviamente entusiasta – dice a caldo Alessandra Cusan – è un altro passo avanti verso il progresso, e servirà soprattutto ai nostri figli”.
Servono riforme
La Corte europea ha stabilito che non poter dare il cognome della mamma ai propri figli è una discriminazione tra coniugi e un non rispetto della vita famigliare e privata. Strasburgo sostiene che “Se la regola che stabilisce che ai figli legittimi sia attribuito il cognome del padre può rivelarsi necessaria nella pratica, e non è necessariamente una violazione della convenzione europea dei diritti umani, l’inesistenza di una deroga a questa regola nel momento dell’iscrizione all’anagrafe di un nuovo nato è eccessivamente rigida e discriminatoria verso le donne”. Ora la Corte ha scritto che l’Italia “deve adottare riforme” legislative o di altra natura per rimediare alla violazione riscontrata.