Diventare genitori ai tempi del coronavirus: i consigli degli esperti

Roberta Raviolo A cura di Roberta Raviolo Pubblicato il 03/07/2020 Aggiornato il 03/07/2020

Consigli e suggerimenti da parte degli esperti per diventare genitori durante la pandemia da Coronavirus in tutta sicurezza e serenità

Diventare genitori ai tempi del coronavirus: i consigli degli esperti

Diventare genitori ai tempi del coronavirus è sicuramente un’esperienza unica. La gioia e il piacere dell’attesa, i dubbi che qualsiasi coppia prova durante la gestazione in situazioni normali si uniscono agli inevitabili timori legati alle incognite di questo periodo. Il Sars-Cov-2 è un virus nuovo, ancora in parte ignoto, quindi non si conoscono ancora del tutto le conseguenze che può avere sulla mamma e sul piccolo in arrivo. Il bambino avrà problemi di salute? Potrò allattarlo? Dovremo stare lontani per motivi di sicurezza? Quando i nonni e gli altri famigliari potranno finalmente vederlo?

Basso rischio del contagio in gravidanza

Sono tante le domande che affollano la mente di chi è in attesa di un bebè. I dati disponibili, relativi a mamme e bambini, sono ancora pochi e i più recenti si riferiscono alla fine di aprile secondo l’Istituto Superiore di Sanità. Sulla base dei dati disponibili non si pensa che tra donna e bambino avvenga una trasmissione di tipo verticale, ossia durante la gravidanza, perché non sono state trovare tracce del virus nel liquido amniotico e nel sangue del cordone ombelicale. È possibile che la donna, se contagiata, possa trasmettere il virus al bebè durante il parto o nei primissimi momenti dopo la nascita, ma secondo gli esperti dell’Associazione Ostetrici e ginecologi italiani – Aogoi  il rischio è basso.

Le precauzioni per proteggersi

In ogni caso, diventare genitori ai tempi del coronavirus richiede sicuramente impegno e attenzioni ancora maggiori che in situazioni normali. Non sembra che la donna in attesa sia maggiormente a rischio di contrarre il Coronavirus rispetto alla popolazione generale, ma la gravidanza può essere una condizione di rischio per lo sviluppo di infezioni delle vie respiratorie con possibili complicazioni. La donna che accusa sintomi respiratori dovrebbe rivolgersi al medico di medicina generale oppure al ginecologo, seguendo le precauzioni valide per il resto della popolazione, quindi lavarsi spesso le mani strofinando bene e disinfettando con un gel idroalcolico, mantenere la distanza di almeno un metro con le altre persone, indossare la mascherina nei luoghi chiusi ed evitare di toccarsi occhi, naso e bocca. Le visite ginecologiche della gravidanza, gli esami del sangue, le ecografie necessari possono essere eseguiti senza problemi, sempre facendo riferimento al ginecologo. I corsi di preparazione al parto in molti casi possono essere seguiti anche online, contattando il reparto di ostetricia dell’ospedale scelto per il parto, oppure rivolgendosi alle associazioni delle ostetriche.

Quando uno dei due genitori è positivo

Nel caso in cui il partner risulti positivo, il medico di famiglia e il ginecologo o l’ostetrica che seguono la gravidanza forniscono indicazioni sul comportamento da adottare. Un partner positivo non può assistere al parto, perché è vietato l’accesso ai reparti di Ostetricia ai soggetti positivi al virus che devono rispettare l’indicazione all’isolamento. Nel caso in cui, invece, sia la donna ad avere sintomi respiratori o a risultare positiva al tampone, si deve affidare con tranquillità agli esami medici che vengono proposti per impostare la cura più adatta. Il parto può avvenire per via vaginale o anche con il cesareo a seconda dell’andamento della gravidanza, mentre non è possibile il parto in acqua perché può verificarsi la trasmissione del virus per via fecale. La scelta dell’anestesia peridurale va concordata con l’équipe che assiste al parto in base alle condizioni cliniche della donna e del feto. Tutti i Punti nascita si sono organizzati per avere percorsi protetti in modo da fornire una assistenza adeguata, come viene riportato anche nelle indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità, relativamente alle cure in gravidanza, per i neonati e nei piccolissimi fino ai due anni .

Dopo il parto, se la mamma è positiva

Se la donna è positiva, dopo il parto deve restare al proprio domicilio, seguendo tutte le indicazioni di sicurezza e le norme igieniche come lavarsi le mani, usare fazzoletti monouso e così via. Inoltre è necessario evitare le visite, anche dei nonni e parenti, che potranno essere ripresa solo una volta che il doppio tampone avrà dato la certezza che non ci sono più rischi di contagio. L’allattamento al seno è possibile e va anzi sostenuto. Mentre si allatta il bambino è necessario adottare tutte le precauzioni igieniche come l’uso della mascherina, accurato lavaggio delle mani, pulizia delle superfici. Può però cullare il piccolo, coccolarlo e occuparsi di lui, creando comunque quel rapporto simbiotico e speciale tra mamma e bebè. Proprio perché diventare genitori ai tempi del Coronavirus è un’esperienza emotivamente impegnativa, particolare attenzione deve essere dedicata dal personale sanitario alle situazioni in cui la donna sia a rischio di ansia o possa sviluppare depressione post partum in epoca di Covid-19, dove è necessario mantenere le distanze sociali di sicurezza ma garantire alla neomamma e a tutta la famiglia il supporto necessario. Questo viene indicato anche dalle più recenti indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità

 

 

 
 
 

Da sapere!

Nel caso in cui la donna in attesa abbia contratto il Covid-19, deve affidarsi con fiducia alle indicazioni del ginecologo e degli altri medici che la stanno curando. Potrebbe dover effettuare esami particolari, per esempio una Tac del torace, l’unico esame che permette di controllare l’evoluzione della polmonite atipica.

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