L’anno bisestile spiegato ai bambini

Lorenzo Marsili A cura di Lorenzo Marsili Pubblicato il 23/02/2024 Aggiornato il 23/02/2024

Scopriamo come far capire ai bambini che cos’è un anno bisestile, a che cosa serve e come mai ogni quattro anni febbraio ha 29 giorni.

anno bisestile

Spiegare ai più piccoli che cos’è un anno bisestile non è così immediato, esistono però alcuni trucchi per semplificare la questione e conoscere meglio questo 29 febbraio che viene a trovarci ogni quattro anni.

Che cos’è l’anno bisestile?

Rispondere a questo quesito può sembrare semplice, ma in realtà nella definizione “un anno bisestile è un anno che ha un giorno in più rispetto agli altri, il 29 febbraio, e si verifica ogni quattro anni” si cela una mezza infinità di ulteriori domande, fatti e curiosità. La regola generale è che un anno bisestile sia divisibile per 4. Tuttavia, ci sono delle eccezioni. Gli anni secolari (per esempio, 1900, 2000, 2100) non sono bisestili, a meno che non siano divisibili per 400. Per questo, il 2000 è stato comunque un anno bisestile, ma il 1900 e il 2100 non lo sono.

A che cosa serve il 29 febbraio?

L’aggiunta del 29 febbraio, il “giorno bisestile” permette, anzitutto, di mantenere il calendario allineato con le stagioni, assicurando che la scansione con gli eventi astronomici resti costante, come appunto il susseguirsi di estate, autunno, inverno e primavera, che fanno dalla durata dell’anno solare, non esattamente uguale a quello civile.

Quest’ultimo, infatti, conta 365 giorni, mentre quello solare misura 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 45 secondi. Eliminare questo delta aggiungendo un giorno ogni quattro anni permette di conservare la cadenza temporale delle stagioni nel calendario civile. Senza il 29 febbraio, infatti, ogni quattro anni equinozi e solstizi finirebbero con l’essere anticipati. In pratica, nel giro di qualche anno ci si troverebbe, per dire, con l’autunno in luglio e l’estate a marzo.

Quanto è stato introdotto l’anno bisestile?

Non riuscire a dare una cadenza regolare ai periodi dell’anno può portare numerosi problemi, specie se al centro della vita e del sostentamento dell’uomo c’è un’attività largamente legata alla stagionalità, un’attività come l’agricoltura, come in passato.

Il primo a introdurre il giorno in più ogni quattro anni fu, infatti, Giulio Cesare nel 46 a.C., anno che venne definito dallo stesso imperatore di Roma Ultimus annus confusionis. In precedenza, infatti, Numa Pompilio aveva portato l’anno da 304 giorni suddivisi su 10 mesi, a 355 giorni su 12 mesi, pari all’anno lunare. I 10 giorni circa di disparità con l’anno solare, però, non poterono non portare, appunto, confusione.

Così, su suggerimento dell’astronomo Sosigene, Giulio Cesare istituì il cosiddetto anno giuliano, da 365 giorni, più uno ogni quattro anni. Nacque, in questo modo, l’anno bisestile, anche se all’epoca il giorno veniva duplicando il 23 febbraio, sesto giorno precedente le calende di marzo: doppio “sesto”, anno bi-sesto… da 366 giorni. La situazione non fu, comunque, completamente “normalizzata” e le discrepanze tra calendario civile e solare ripresero dopo la dipartita di Giulio Cesare.

Toccò, molti secoli più tardi, nel 1582, a Papa Gregorio XIII riportare ordine nella scansione del tempo, istituendo il calendario gregoriano, che rese bisestili gli anni che non terminavano con due zero (in pratica i secolari, ma tranne quelli divisibili per 400) e divisibili per 4. Regole che segue ancora oggi il calendario che capeggia sulle nostre scrivanie, che è appeso dietro la porta della nostra cucina e che consultiamo sullo schermo dei nostri smartphone e computer.

Anno bisestile, perché capita ogni 4 anni?

Comprese le motivazioni che hanno condotto all’introduzione dell’anno bisestile, la spiegazione sul perché capita ogni quattro anni dovrebbe risultare alquanto intuitiva, anche se, per completezza, riteniamo che meriti alcune precisazioni.

Come detto, l’anno bisestile cade approssimativamente ogni quattro anni per compensare la discrepanza tra l’anno civile (365 giorni) e l’anno solare (365,25 giorni, all’incirca). Questa differenza si verifica perché la Terra impiega circa 365 giorni e 6 ore per orbitare intorno al Sole. Quindi, per tenere traccia di queste 6 ore circa, viene aggiunto un giorno extra all’anno civile ogni quattro anni. Basta moltiplicare le 6 ore per i 4 anni per capire perché il giorno viene recuperato ogni quattro anni: 6×4=24, 24h, appunto la durata di un giorno, il 29 febbraio.

anno bisestile

Foto di Mikhail Nilov via Pexles.com

Tuttavia, poiché non sono esattamente 6 ore, ma, come detto, 5 ore, 48 minuti e 45 secondi, il sistema non è perfetto e ciò potrebbe portare a una piccola discrepanza nel lungo termine. Questo è il motivo fanno eccezione gli anni secolari non divisibili per 400, utili a mantenere il calendario il più accurato possibile rispetto all’anno solare.

Come spiegare l’anno bisestile ai bambini?

Il bello viene proprio ora, infatti, spiegare un concetto non così immediato come l’anno bisestile a un bambino non è poi una vera e propria passeggiata, anzi. Certo, non è difficile come insegnare i verbi, ma necessita comunque dei suoi trucchetti. Il consiglio è partire con un gioco. Recuperiamo un calendario di un anno non bisestile e uno di un anno bisestile e sfogliamoli insieme iniziano una specie di caccia all’intruso… in questo modo, i bambini ricorderanno più facilmente febbraio, il mese “birichino”, e il 29, il giorno che “viene a trovarci ogni quattro anni”.

Soprattutto per i più piccoli, rendere i concetti di tempo, anni, giorni e stagioni utilizzando per ognuno un personaggio, può semplificare la comprensione. Così, il tempo sarà l’amico che va sempre avanti, senza curarsi di nulla, le stagioni possono essere delle fate che si rincorrono in cerchio e si spartiscono l’anno in parti uguali secondo i dettami del calendario, maestro intento a rispondere alle necessità delle stagioni e all’incedere del tempo per permettere alle cugine di tornare a “regnare” sulla Terra ogni anno nello stesso periodo. E il 29 febbraio? Beh, lui è il mago che sistema ogni cosa facendoci visita ogni quattro anni per permettere alle stagioni di cadere sempre il medesimo giorno e non essere costrette a “traslocare” in un altro mese.

Ovviamente, questo gioco può essere un primo approccio da adottare con i più piccoli, anche servendosi di colori e fogli per disegnare i personaggi. Con bambini un po’ più grandicelli, invece, per parlare di anno bisestile si possono introdurre i concetti di calendario civile e solare, le sei ore circa di discrepanza tra i due, la storia e provare a ragionare insieme per trovare la soluzione all’arcano del 29 febbraio.

Confrontiamoci con loro e giochiamo con i numeri per capire come quelle 6 ore di differenza possano incidere sullo scandirsi delle stagioni e come si sia arrivati a decidere di introdurre un giorno in più. Al tempo stesso, permettiamogli di fare loro la regola generale per imparare a riconoscere in ogni occasione l’anno bisestile.

In copertina foto di Gustavo Fring via Pexels.com

 
 
 

In breve

L’anno bisestile cade ogni 4 anni aggiungendo un giorno al calendario. Sfruttiamo il gioco, la storia e la matematica per spiegare ai bambini come riconoscere l’anno con il 29 febbraio e le motivazioni che ci spingono ad adottarlo.

 

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