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Il bullismo e il cyberbullismo rappresentano due gravi fenomeni sociali che, pur essendo differenti nelle modalità, condividono la stessa natura aggressiva e prevaricatrice, con conseguenze che possono influenzare profondamente la vita delle vittime.
Nel bullismo tradizionale, l’abuso avviene attraverso il contatto diretto e si manifesta principalmente nei contesti di aggregazione giovanile, come scuole o palestre, dove i più vulnerabili diventano bersaglio di soprusi fisici, verbali o psicologici. Al contrario, il cyberbullismo sfrutta i mezzi digitali, espandendo così la portata dell’abuso e rendendo possibile l’attacco in qualunque momento, senza limiti di spazio o di tempo.
Le differenze tra bullismo e cyberbullismo
Benché i due fenomeni abbiano una matrice comune, esistono differenze significative. Il bullismo tende a manifestarsi già nella scuola primaria, raggiungendo il picco durante l’adolescenza. Il cyberbullismo, invece, prende forma più frequentemente a partire dalla pre adolescenza, quando i ragazzi iniziano a utilizzare regolarmente i social media. Se nel bullismo il confronto tra vittima e aggressore avviene in un luogo fisico, nel cyberbullismo tutto avviene in rete, amplificando il raggio d’azione e il pubblico potenziale.
Le vittime di cyberbullismo possono subire attacchi da individui che potrebbero non conoscere personalmente, e il contenuto offensivo condiviso online, come insulti, minacce e umiliazioni pubbliche, può essere visualizzato e condiviso a livello globale in breve tempo. Questo, unito alla possibilità per l’aggressore di agire in forma anonima, fa del cyberbullismo una forma di abuso ancora più difficile da contrastare e superare.
Entrambe le forme di bullismo, che ogni 7 febbraio vedono celebrata la giornata mondiale per dire basta, hanno in comune la ripetitività e la volontà di ferire. Le vittime, generalmente, sono percepite come vulnerabili e, per scherzo o per sfogare frustrazioni, sono soggette a una serie di azioni tese a danneggiarle psicologicamente, e talvolta anche fisicamente.
Le prepotenze, che spaziano dalla violenza fisica, come spinte e colpi, all’aggressione verbale, possono causare danni significativi al benessere emotivo della vittima. Il cyberbullismo intensifica questo disagio, poiché chi subisce è esposto a insulti e umiliazioni 24 ore su 24, potendo visualizzare i contenuti pubblicati contro di lei e non avendo modo di eliminare definitivamente i contenuti dalla rete.
I dati in Italia e l’intervento legislativo
In Italia, i dati relativi a bullismo e cyberbullismo sono allarmanti. Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), quasi il 50% dei ragazzi di età compresa tra 11 e 17 anni ha vissuto almeno un episodio di bullismo o cyberbullismo, e il 19,8% riporta di essere stato vittima di episodi ripetuti. Anche il cyberbullismo è dilagante: il 22% degli adolescenti ha subito aggressioni online. Questi numeri dimostrano come bullismo e cyberbullismo siano fenomeni diffusi che necessitano di una gestione coordinata tra scuole, famiglie e istituzioni.
Un passo avanti importante è stato segnato dalla Legge n. 71 del 29 maggio 2017, introdotta con l’obiettivo di contrastare il cyberbullismo e tutelare le vittime. Questa normativa ha reso possibile la richiesta di rimozione dei contenuti offensivi dalla rete e ha dato a chi subisce bullismo maggiori strumenti giuridici per difendersi. Tuttavia, la sola azione legale non è sufficiente; occorre un approccio integrato che coinvolga famiglie, scuole e la comunità intera, per ottenere risultati efficaci e duraturi.
Le indicazioni del MIUR
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIUR) ha messo in atto numerose campagne di sensibilizzazione per affrontare questi fenomeni. Le differenze tra bullismo e cyberbullismo sono chiaramente delineate dal MIUR, che evidenzia come, mentre nel bullismo tradizionale gli aggressori sono solitamente conoscenti, nel cyberbullismo entrino in gioco anche estranei, che possono essere adulti o ragazzi di altre parti del mondo. In rete, la dinamica di potere cambia e le vittime possono trovarsi anche nella posizione di cyberbulli.
Gli aggressori digitali agiscono senza le limitazioni dei contesti fisici, potendo spingersi verso comportamenti non tollerati nella vita reale, come minacce e diffamazioni pubbliche. I cyberbulli, spesso nascosti dietro un profilo anonimo, possono agire senza rendersi pienamente conto delle conseguenze delle loro azioni, arrivando a sdoppiare la propria personalità e a distaccarsi emotivamente da quanto compiuto online.
Il ruolo di istituzioni, genitori e scuola
Come sottolineato anche nel nostro articolo dedicato principalmente a come difendere i ragazzi dal bullismo, il coinvolgimento di tutti i soggetti responsabili è cruciale. I genitori devono creare un ambiente di comunicazione aperta con i figli, incoraggiandoli a condividere difficoltà e problematiche senza timore. Nel caso del cyberbullismo, è importante che i genitori stabiliscano regole chiare per l’uso della rete e dei social media. Questo non significa violare la privacy dei figli, ma monitorare con discrezione per intervenire ai primi segnali di pericolo. In caso di sospetti, i genitori dovrebbero parlarne con il personale scolastico e, se necessario, rivolgersi alle autorità competenti.
La scuola gioca un ruolo cruciale sia nella prevenzione che nella gestione degli episodi di bullismo e cyberbullismo. I programmi di sensibilizzazione sono indispensabili per educare i ragazzi al rispetto degli altri e alla convivenza civile. Le scuole devono dotarsi di strumenti adeguati per individuare i segnali di prevaricazione e di sanzioni che scoraggino comportamenti scorretti. È essenziale, inoltre, coinvolgere gli studenti nel processo, insegnando loro che il silenzio non è mai la soluzione e che è fondamentale non essere complici passivi. Gli amici delle vittime, infatti, possono svolgere un ruolo positivo, supportando i coetanei in difficoltà e denunciando le ingiustizie.
La prevenzione e il supporto psicologico
La prevenzione è, dunque, la chiave per arginare bullismo e cyberbullismo. Le campagne di sensibilizzazione devono essere promosse già dalla scuola primaria e devono includere attività che mirino a sviluppare empatia, rispetto e solidarietà. Le istituzioni e le comunità devono lavorare per diffondere una cultura di inclusività e di responsabilità sociale, che possa prevenire gli abusi prima che questi avvengano.
In molti casi, le vittime di bullismo o cyberbullismo manifestano sintomi di disagio psicologico come ansia, depressione o isolamento. Quando il danno emotivo diventa significativo, il supporto psicologico può essere fondamentale. Il ricorso a un professionista qualificato, come uno psicologo specializzato, può aiutare le vittime a gestire il trauma subito e a ricostruire la propria autostima. Il supporto psicologico può rappresentare un passo fondamentale verso la ripresa e il reinserimento sociale.
Una responsabilità collettiva
La lotta contro bullismo e cyberbullismo richiede una responsabilità collettiva. Non si tratta di un problema che riguarda solo le vittime o i bulli, ma è una sfida che interessa la società nel suo complesso.
La comunità deve farsi carico della prevenzione e della gestione di questi episodi, impegnandosi a promuovere un ambiente rispettoso e inclusivo, dove ciascun individuo possa sentirsi sicuro e protetto. Solo attraverso un’azione congiunta di famiglie, scuole, istituzioni e della società intera è possibile arginare questa piaga e fornire un futuro migliore ai giovani di oggi.
Il ragazzo dai pantaloni rosa, appuntamento al cinema
A tal proposito, alle ore 10 del prossimo 4 novembre, in occasione della giornata “Uniti contro il bullismo”, presso i cinema del circuito The Space sarà proiettato in anteprima nazionale per le scuole Il ragazzo dai pantaloni rosa, film della registra Margherita Ferri che racconta la storia vera di Andrea Spezzacatena, un ragazzo preso di mira dai coetanei semplicemente perché aveva indossato un paio di pantaloni rosa. Una scelta che attirò l’attenzione negativa dei compagni, che finirono per trasformare quel dettaglio in un pretesto di bullismo. Gli attacchi, sempre più intensi e ripetuti, culminarono con la creazione di una pagina Facebook chiamata “Il ragazzo dai pantaloni rosa”, dove Andrea divenne bersaglio di insulti e umiliazioni pubbliche.
Al termine della proiezione, gli studenti potranno seguire una diretta streaming con la madre di Andrea, Teresa Manes, l’attore protagonista del film Samuele Carrino, la regista Margherita Ferri e Arisa, autrice del brano “Canta ancora”, colonna sonora della pellicola. Il confronto sarà moderato dalla giornalista Federica Angeli e permetterà di approfondire e riflettere sui temi di bullismo e cyberbullismo, avviando anche un dibattito rivolto a chi è vittima di episodi simili, ma soprattutto a chi è, anche in modo inconsapevole, bullo. Il film sarà poi disponibile in tutte le sale da giovedì 7 novembre. Per info, tariffe e prenotazioni è possibile scrivere a scuole@thespacecinema.it.
Foto in copertina di Mikhail Nilov da Pexels