Il fenomeno Brain Rot e come tutelare i bambini

Francesca Scarabelli A cura di Francesca Scarabelli, Silvia Finazzi Pubblicato il 24/10/2025 Aggiornato il 24/10/2025

Incoraggiare la noia costruttiva, lasciare spazi liberi da attività, stabilire delle chiare regole e parlare ai propri figli come strategie utili per evitare il degrado intellettuale.

Brain rot

Meme, notizie brevi, musichette accattivanti e brevi video che si possono trovare su internet e sui social network, spesso generati dall’intelligenza artificiale, possono essere più dannosi di quanto si pensi: la fruizione massiccia di questi contenuti di bassa qualità può dare origine al fenomeno del cosiddetto Brain Rot, ovvero “marciume cerebrale”.

Si tratta di una sorta di affaticamento  e intorpidimento del cervello dovuto alla grande quantità di input e di informazioni, anche se per la maggior parte inutili. Le strategie per contrastare questo fenomeno all’interno della famiglia ci sono: ne abbiamo parlato con la Dottoressa Silvia Finazzi, parental e teen coach.

Cos’è il Brain Rot

Brain Rot è un termine usato per la prima volta nel 1854 da Henry David Thoreau per descrivere il degrado intellettuale derivante dalla mancanza di stimoli complessi.

In epoca moderna è invece usato per rappresentare la condizione mentale di chi passa molte ore al giorno intento a scrollare passivamente video brevi e pagine web poco stimolanti, piene di meme, musichette e notizie poco significative e in generale contenuti di bassa qualità, che non richiedono una grande attenzione per essere fruiti.

La fruizione massiccia di questo tipo di contenuti permette di ottenere dapprima una gratificazione immediata, ma in seguito potrebbe sopraggiungere uno stato di ansia, stress e depressione, oltre ad un sovraccarico cognitivo dovuto alla elevata quantità di contenuti e ad una sorta di torpore mentale da cui deriva il termine brain rot.
Questo neologismo, che segnala una sorta di deterioramento delle propria abilità cognitive, non è però associato ad una vera e propria patologia o ad una condizione riconosciuta scientificamente.

Perché è esploso il fenomeno

Le presenza sempre più pervasiva di social network e delle AI (Artificial Intelligence) influenzano i nostri comportamenti: siamo sottoposti sempre di più a stimoli che spingono a fruire costantemente di questi strumenti, tanto da non essere quasi più capaci di annoiarci e di svuotare la mente.

Al giorno d’oggi, quando si avverte il bisogno di “qualcosa di leggero”, la risposta è sempre di più nello scrolling di contenuti di bassa qualità, che però paradossalmente affaticano il cervello con un elevatissimo numero di informazioni, anche se per la maggior parte inutili.

Non è quindi un fenomeno che riguarda solo i bambini, ma anche ragazzi e adulti.

Di cosa preoccuparsi

Il temine ha ormai preso piede per via del rapido diffondersi di contenuti che possono causare brain rot, diffusi soprattutto attraverso piattaforme come TikTok e YouTube, ricchi di stimoli pensati per catturare l’attenzione senza però stimolare il pensiero critico o creativo, causando quella stanchezza mentale e quella sensazione di perdita di vivacità intellettuale tipiche del brain rot.

I segnali a cui fare attenzione sono:

  • eccessivo consumo di contenuti digitali come giochini, meme, video brevi
  • riduzione della capacità di concentrazione
  • declino della memoria a breve termine
  • sensazione di insoddisfazione
  • apatia
  • effetti sulla qualità del sonno e sul ritmo sonno-veglia.

I consigli dell’esperta

Abbiamo chiesto alla Dottoressa Silvia Finazzi, Parent e Teen Coach, un parere sulla situazione e alcuni consigli per contrastare il fenomeno.

In che modo i contenuti digitali di bassa qualità impattano sulle capacità cognitive?

“Sembra che un’esposizione prolungata ed eccessiva a contenuti digitali di bassa qualità tenda a saturare l’attenzione, creando un sovraccarico cognitivo. La mente viene riempita di informazioni inutili e superficiali, che la appesantiscono. Il risultato? Difficoltà di concentrazione, senso di confusione, calo di memoria, diminuzione della capacità di riflessione e ragionamento, stanchezza cerebrale – spiega Silvia Finazzi – Il cervello dei bambini e dei ragazzi è particolarmente vulnerabile da questo punto di vista. L’accesso costante a video ripetitivi, meme, bravi clip attiva il sistema di ricompensa cerebrale e la produzione di dopamina, il neurotrasmettitore legato al piacere. Il cervello si abitua così a ricevere stimoli immediati e gratificazioni istantanee. A lungo andare, questo tipo di esposizione potrebbe rendere più difficile gestire la noia, l’attesa e l’impegno mentale, compromettere la capacità di stare da soli e di regolarsi, ostacolare lo sviluppo dell’empatia e delle capacità relazionali, tutte competenze fondamentali per l’apprendimento, la crescita personale e la vita vera”.

Come si possono sostituire questi passatempi?

“È importante incoraggiare i figli a sperimentare esperienze “reali”, diverse a seconda dell’età: lettura, gioco libero, sport, contatto con la natura, attività artistiche… Sì, dunque, a portarli al parco, a invitare amichetti a casa, ad andare insieme in biblioteca, a cucinare a quattro mani, a mettere a disposizione materiali creativi. Ma attenzione a non esagerare, cadendo nell’estremo opposto. Mamma e papà devono anche incoraggiare la noia costruttiva. Il mio consiglio – prosegue la Dottoressa Finazzi – è di lasciare sempre dei momenti e degli spazi liberi, senza attività programmate, il cui il bambino possa essere libero di esplorare, inventare, creare. All’inizio magari non saprà cosa fare, ma questo lo spingerà a ingegnarsi. È un modo naturale per ridurre la dipendenza da stimoli esterni”.

Quali sono le strategie che si possono mettere in atto in famiglia per contrastare questo fenomeno?

“Ovviamente, la risposta non è vietare in toto l’uso dei dispositivi tecnologici, che ormai sono parte della nostra quotidianità e hanno anche degli aspetti positivi. La chiave sta nel guidare i figli verso un utilizzo più consapevole e arricchente. Ecco qualche indicazione pratica:

  • stabilire, fin dall’inizio, regole chiare e limiti sull’impiego degli schermi (tempi, orari e contenuti), e farli rispettare. Potrebbe essere utile stilare un vero e proprio contratto e usare timer visivi o clessidre
  • i genitori devono essere i primi a dare il buon esempio: se davanti a una domanda del figlio lo invitano ad attendere perché stanno chattando, se mentre sono con lui guardano i social, se a cena rispondono alle email, trasmettono il messaggio implicito che ciò che accade sullo schermo ha la priorità rispetto a ciò che succede in famiglia
  • per rinforzare il valore delle pause digitali, mamma e papà possono dire cose come “ora metto via il telefono, mi voglio godere il momento con voi”
  • aiutare i bambini a riconoscere quando si sentono “sovraccarichi” di stimoli e a fermarsi, per esempio dicendo frasi come “mi sembra che tu sia un po’ agitato, come ti senti?” oppure “hai gli occhi stanchi? Ti va di fare una pausa insieme?”
  • dedicare ogni giorno un tempo di qualità al bambino, in cui lui sente di avere la completa attenzione di mamma e papà. Possono bastare anche 10 minuti, l’importante è esserci senza distrazioni
  • abituare i bambini a fare delle pause attive durante le attività statiche: 5 minuti di stretching ogni ora di studio, saltelli dopo i compiti, ballo dopo una puntata di cartoni
  • incoraggiare i ragazzi più grandi a tenere un diario in cui annotare quanto tempo sono stati online, cosa hanno fatto e come si sono sentiti dopo. È un ottimo esercizio per sviluppare l’autoconsapevolezza.

Nello specifico contro il brain rot, è utile:

  • allenare la mente a stare nel tempo lungo, per esempio facendo insieme un’attività manuale con calma, leggendo ad alta voce, guardando un film intero senza cambiare canale
  • coltivare la curiosità reale visitando musei, guardando documentari, facendo domande stimolanti (“sai come funziona questo?” “cosa avresti fatto al suo posto?”), raccontando fatti
  • proporre piccoli esercizi di mindfulness, come osservare un oggetto e descriverlo usando tutti i sensi, fare tre respirazioni lente, ascoltare i suoni della casa per un minuto
  • creare dei momenti (pasti, serate, weekend) e degli spazi (camera da letto, auto, tavola) digital-free per “disintossicarsi” e recuperare la soglia di attenzione naturale
  • parlare apertamente dei pericoli del brain rot. Anche i bambini possono capirli se si usano parole semplici
  • scegliere contenuti digitali che stimolino la riflessione, che abbiano un inizio, uno sviluppo e una fine, che invitino a creare”.

C’è un modo per evitare questo tipo di dipendenza?

“Sì, attraverso la presenza e la guida costante – conclude la Dottoressa Silvia Finazzi – I genitori hanno il delicato compito di accompagnare i figli anche in questo percorso. Fin da prima di concedere un cellulare o un tablet, devono parlare loro dei rischi che potrebbero correre, dei contenuti appropriati per la loro età, dei comportamenti corretti da tenere online, del tema della privacy e della sicurezza. E una volta che i figli iniziano ad addentrarsi nel digitale, devono osservare ciò che fanno, prestare attenzione a come si comportano, chiedere loro come stanno, parlare di ciò che vedono e di ciò che pensano al riguardo, senza giudizi. Sono ottime domande come “cosa ti piace di questo video?”, “come ti senti dopo aver fatto questo gioco?”, “cosa hai imparato da quello che hai visto?”. Sì anche a usare le loro stesse applicazioni e a guardare insieme a loro ciò che amano, scambiandosi poi commenti e pensieri. Anche il digitale dovrebbe trasformarsi in un’occasione di dialogo. Insomma, la chiave è esserci per loro, ascoltarli davvero senza interromperli e senza criticarli, osservarli, facilitare la condivisione e lo scambio, vivere esperienze insieme”.

I brain rot escono dalla bolla di Internet

Proprio per la loro capacità di macinare milioni di visualizzazioni e il loro nonsense, vengono chiamati Brain Rot anche alcuni personaggi che rappresentano animali antropomorfi creati dall’intelligenza artificiale

Carte brain Rot

Anomalia Galattica nuova serie Italian Brainrot Skifidol™! Courtesy of Meridian Communication Srl

Tra questi spiccano ad esempio lo squalo con tre sneakers ai piedi Trallallero Trallallà, la creatura di legno antropomorfa Tung Tung Sahur che si aggira con una mazza in mano, e Ballerina Cappuccina, una giovane donna con una tazza di caffè al posto della testa.

Questi strani personaggi sono ormai protagonisti di storie, intrecci e scontri tra di loro; recentemente sono usciti dalla bolla di Internet per diventare carte da gioco con attacchi, difese, superpoteri e possibilità di pianificare strategie, con cui i ragazzi che le collezionano possono sfidarsi in vere e proprie partite.

Foto di copertina di Karola G da Pexels

 
 
 

In breve

Il brain rot, dovuto allo scrolling compulsivo di contenuti di bassa qualità, si può contrastare. Tra le strategie vincenti ci sono dare il buon esempio in famiglia, trascorrere del tempo di qualità insieme e coinvolgere i bambini in attività alternative.

 

 

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