Cure mediche per tanti ma non per tutti. Anche in Italia

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 11/07/2017 Aggiornato il 11/07/2017

Sorpresa. Le cure mediche sono fondamentali ma purtroppo molti non possono accedervi. Secondo il rapporto Istat 2017 sono sempre di più gli italiani costretti a rinunciare alle cure e si trovano soprattutto al Sud Italia

Cure mediche per tanti ma non per tutti. Anche in Italia

In Italia la longevità cresce, come crescono gli anni di vita senza limitazioni di salute nelle attività quotidiane dopo i 65 anni (sono aumentati da 9,0 a 9,9 per gli uomini e da 8,9 a 9,6 per le donne, tra il 2008 e il 2015). Nelle regioni del Nord c’è la massima concentrazione di italiani in buona salute: il 71%, contro il 68,2% del centro Italia e il 65,7% del Sud. Di contro, cresce anche il numero di italiani che, a causa di problemi economici, rinuncia alle cure mediche.

Si rinuncia alle visite specialistiche

Secondo il Rapporto annuale 2017 dell’Istat, al Sud una persona su dieci non può permettersi una visita specialistica. La quota di persone che hanno rinunciato a una visita negli ultimi 12 mesi, perché troppo costosa, è cresciuta tra il 2008 e il 2015 dal 4 a 6,5% della popolazione. Il fenomeno è più accentuato nel Mezzogiorno, sia come livello di partenza sia come incremento (dal 6,6 a 10,1%).

Diseguaglianze sociali

Sempre più accentuate le diseguaglianze tra i gruppi sociali: se per la classe dirigente tre quarti delle persone si dichiarano in buone condizioni di salute, in quello più svantaggiato, composto da persone anziane sole e giovani disoccupati, la quota scende al 60,5%. Calano anche i controlli di prevenzione ai tumori per le donne.

Più poveri, più malati

Il Rapporto evidenzia come, sull’accesso ai servizi sanitari da parte dei cittadini, influisce il non aver recuperato i livelli di reddito conseguiti prima della recessione. La tendenza a tagliare le spese sanitarie legata alla crisi economica era già emersa nei precedenti rapporti del Censis. Tra i più poveri la rinuncia alle cure ha toccato il picco del 14,2 (contro l’8,7 del 2008) nel primo quintile di reddito, mentre per i più ricchi (quinto quintile) è stato dell’1,1% (contro lo 0,9% del 2008): dieci volte meno dei più poveri.

Si spende di più per la salute

L’incremento della spesa sostenuta dai cittadini è stato del 3,2% nel 2013-2015, il doppio dell’aumento di quella complessiva per i consumi delle famiglie nello stesso periodo, pari a +1,7%. Nel Servizio sanitario nazionale il ticket è aumentato fino a superare il costo della stessa prestazione in una struttura privata. Il 45,4% dei cittadini ha pagato tariffe nel privato uguali o di poco superiori al ticket che avrebbe pagato nel pubblico. Questo dato cresce di 5,6 punti percentuali rispetto al 2013. Il 52% degli italiani considera inadeguato il servizio sanitario della propria regione (la percentuale sale al 68,9% nel Mezzogiorno e al 56,1% al Centro, mentre scende al 41,3% al Nord-Ovest e al 32,8% al Nord-Est).

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In breve

Tra le cure mediche per le quali si fa più fatica ad avere accessibilità ci sono al primo posto le visite specialistiche (74,7%), seguite dall’acquisto dei farmaci o dal pagamento del ticket (53,2%), per proseguire con gli accertamenti diagnostici (41,1%) e l’odontoiatria (40,2%). 

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