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Quando si tratta di orario lavoro (e spesso non solo), la maggior parte degli italiani è abituata a seguire schemi fissi e ben precisi. Ma chi l’ha detto che la classica giornata 9-18, i turni o comunque gli schemi rigidi siano la cosa migliore? L’ideale sarebbe poter decidere in quale parte della giornata concentrare le proprie mansioni a seconda delle proprie esigenze. Ma ovviamente questo non è quasi mai possibile.
Smart è bello
Se fino a pochi anni fa la scelta dell’ orario di lavoro spettava quasi esclusivamente al datore di lavoro e il dipendente aveva pochissima voce in capitolo, oggi si sta diffondendo sempre di più lo smart working, ossia il lavoro flessibile o agile. In alcune aziende, cioè il personale può decidere in quale luogo lavorare (anche da casa) e con quali orari: l’importante è che raggiunga determinati obiettivi. In questo modo può gestire la giornata sulla base delle proprie necessità. Con tanti vantaggi. Poter adattare il proprio orario di lavoro alla situazione famigliare, alle condizioni abitative, all’età e a molti altri fattori, infatti, significa poter semplificare molto la propria vita.
Il parere dell’esperto
“Definire in linea teorica quale potrebbe essere l’ orario di lavoro migliore in assoluto è molto difficile, poiché dipende da molteplici fattori di carattere fisiologico-patologic, come per esempio il ciclo sonno-veglia, il livello di vigilanza e di performance, ma anche di tipo psicologico, sociale e ambientale” conferma Giovanni Costa, ordinario di Medicina del lavoro in quiescenza, dell’Università di Milano.
Il rovescio della medaglia
Lo smart working, però, ha anche alcuni svantaggi. Grazie alla digitalizzazione e agli strumenti tecnologici di ultima generazione, oggi si possono ricevere e mandare e-mail in ogni momento, si è sempre connessi e raggiungibili. Lavoro e tempo libero, dunque, si sovrappongono e si mischiano. Questo, se da un lato aiuta a gestire meglio tutti gli impegni cui si deve far fronte, dall’altro rischia di creare un continuum pericoloso: in molti casi non si riesce mai a staccare davvero. Ecco perché il segreto sta nel cercare e mantenere un certo equilibrio.
Attenzione ai turni
Un discorso a parte meritano i turnisti. “Il lavoro a orari irregolari, in particolare a turni e notturno, causa una desincronizzazione dei ritmi biologici circadiani e delle attività sociali con riflessi negativi sulla performance lavorativa, sulla salute e sulle relazioni familiari e sociali. Sulla salute sono rilevabili degli effetti a breve e lungo termine” spiega il professor Costa. Quali? Possono comparire disturbi del sonno, sindrome del jet lag, infortuni (per stanchezza ed errori), problemi digestivi, malattie metaboliche, neuropsichiche e cardiovascolari.