Quando serve il cerchiaggio in gravidanza?

Paola Risi A cura di Paola Risi Pubblicato il 30/09/2022 Aggiornato il 30/09/2022

Il cerchiaggio in gravidanza può aiutare a evitare il parto prematuro quando il collo dell’utero è debole e c’è il rischio che non “tenga” fino alla fine della gestazione

donna dal medico per il cerchiaggio

Il cerchiaggio è la piccola operazione chirurgica che la gestante può subire allo scopo di rinforzare la tenuta del collo dell’utero (la parte che collega la cavità uterina, in cui cresce il feto, alla vagina) nel caso la dilatazione abbia inizio prima del termine della gravidanza (ovvero entro la 38a settimana): per non correre il rischio di aborto o di parto fortemente prematuro, infatti, è necessario che la sua chiusura risulti ben salda fino a questa scadenza.

Come evitare l’accorciamento del collo dell’utero?

L’intervento consiste nell’applicazione di un nastrino da stringere attorno al collo dell’utero e può essere prescritto dal ginecologo in presenza di incontinenza cervicale, una complicanza che interessa meno dell’1 per cento delle gravidanze ma che tende a ripresentarsi nelle gravidanze successive, associata alla dilatazione precoce del canale cervicale che risulta quindi inadeguato a sostenere il “carico” contenuto del pancione e comincia a dilatarsi a partire dalla fine del primo trimestre di attesa, quando la pressione esercitata da questo peso inizia a divenire rilevante.

Cos’è l’incontinenza cervicale?

All’origine di questo disturbo possono essere indicati diversi fattori tra cui:

  • un’anomalia congenita (ovvero presente sin dalla nascita) del canale cervicale;
  • un problema causato da un pregresso intervento (quale un raschiamento o un parto che abbia danneggiato le pareti interne dell’utero);
  • una pressione eccessiva sul collo dell’utero dovuta a un carico intenso (per esempio in caso di gravidanza gemellare).

Nel corso delle visite periodiche il ginecologo ha modo di controllare le condizioni del canale cervicale e riconoscere alcuni segnali d’allarme:

  • l’eccessivo e/o precoce accorciamento e ammorbidimento del canale cervicale;
  •  la comparsa di contrazioni uterine anche lievi (simili ai crampi mestruali);
  •  la presenza di perdite vaginali rosate.

Queste condizioni possono correlarsi a un avvio anticipato della dilatazione cervicale e, in questo caso, il ginecologo tende a prescrivere farmaci mirati a ridurre le contrazioni (per esempio, la vasosuprina) oltre al riposo assoluto.
Nel caso tali rimedi non risultino efficaci e la gravidanza abbia oltrepassato la 13a settimana, potrebbe invece decidere di intervenire con un cerchiaggio, il che avviene quasi sempre se la gestante ha subito un precedente aborto per incontinenza cervicale.

 

 
 
 

In sintomi

Come si fa il cerchiaggio in gravidanza?

L’intervento, da effettuarsi in anestesia (di solito spinale), dura circa 15 minuti e viene praticato dal ginecologo secondo questa procedura:
– un nastro largo circa 5 millimetri in materiale sintetico viene “infilato” lungo il bordo del collo dell’utero in base alla tecnica “a borsa di tabacco” (in vari punti);
– il nastro viene poi stretto e annodato per chiudere il canale cervicale e impedire che se ne riavvii la dilatazione.
Al termine della 35a settimana (ossia una volta completato lo sviluppo del feto) il nastro viene rimosso per permettere alla cervice di riprendere ad accorciarsi e dilatarsi in previsione dell’imminente nascita del piccolo: in questa fase conclusiva la futura mamma può in genere condurre una vita normale, avendo però cura di evitare sforzi eccessivi e attività fisiche che possano associarsi ad urti all’addome.

 

Fonti / Bibliografia

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