Come combattere i bruciori di stomaco in gravidanza?

Stefania Lupi A cura di Stefania Lupi Pubblicato il 03/03/2022 Aggiornato il 03/03/2022

I bruciori di stomaco in gravidanza sono legati ai cambiamenti che si verificano nei 9 mesi. Ecco come alleviare i fastidi

Come combattere i bruciori di stomaco in gravidanza?

Bruciore, acidità di stomaco, digestione difficile. In gravidanza, spesso il cibo può diventare fonte di disagio per la futura mamma. Il disturbo, chiamato pirosi gravidica, può presentarsi già nei primi mesi e proseguire in modo alterno anche per tutto il periodo della gestazione. Dopo il parto e l’allattamento di solito acidità e bruciore di stomaco scompaiono, salvo che si tenda a soffrire di reflusso gastroesofageo indipendentemente dalla gravidanza.  Ecco come combattere i bruciori di stomaco in gravidanza.

A cosa è dovuta l’acidità in gravidanza?

Questo malessere – che, è bene chiarire subito, non influisce in alcun modo sulla salute del nascituro – non è determinato da una sola causa, ma da un insieme di fattori. Come la nausea e la stipsi, è legato alle modificazioni funzionali dell’apparato gastrointestinale in risposta alla produzione ormonale tipica della gravidanza e ai cambiamenti fisici a livello addominale. Gli ormoni prodotti dalla placenta, come il progesterone e la relaxina, hanno infatti lo scopo di rilassare la muscolatura liscia per permettere all’utero di dilatarsi: questo da un lato attenua il rischio di contrazioni, ma dall’altro, coinvolgendo anche la muscolatura dell’esofago e del cardias (la valvola posta tra l’esofago e lo stomaco) può creare disturbi digestivi, come il reflusso.

Quando inizia il reflusso in gravidanza?

In condizioni normali il cardias si apre solo per ricevere il cibo, ma poi si chiude per impedire il ritorno dei succhi gastrici dallo stomaco all’esofago. Per effetto degli ormoni, però, già nei primi mesi di gravidanza, tende a rilassarsi diventando meno efficiente e favorendo quindi il reflusso. Man mano che i mesi passano, poi, l’aumento del pancione, che spinge contro lo stomaco, peggiora la situazione, rendendo ancora meno efficace l’azione del cardias. Di conseguenza gli episodi di reflusso gastroesofageo – e dunque di bruciore e acidità – possono diventare molto frequenti e fastidiosi. L’utero, infatti, aumentando di volume, occupa via via sempre più spazio nella cavità addominale, producendo una pressione che con il progredire della gravidanza può peggiorare il bruciore di stomaco.

Il bruciore di stomaco, infine, può anche essere causato da un anomalo svuotamento dello stomaco, da un ritardo del transito dei cibi nell’intestino tenue o da alcuni farmaci assunti durante la gravidanza, come gli anti-emetici (anti nausea).

Tra le complicanze causate dal reflusso in gravidanza – che comunque si verificano solo raramente – vanno ricordate l’esofagite erosiva (presenza di erosioni nella mucosa esofagea) con possibilità di perdite di sangue e, se i sintomi erano già presenti da tempo, la stenosi esofagea (ossia la formazione di una cicatrice che restringe il lume esofageo).

Quali sono i sintomi in gravidanza?

La malattia da reflusso gastroesofageo, che consiste appunto nella risalita di materiale gastrico acido dallo stomaco verso l’esofago, ha tra i suoi disturbi principali il bruciore e l’acidità di stomaco, accompagnanti talvolta da un dolore penetrante dietro lo sterno. Tuttavia, a questi sintomi a volte se ne accompagnano altri, tra cui :

– dolore al petto, soprattutto dopo essersi piegate o sdraiate o dopo aver mangiato;

– bruciore alla gola, causato dal materiale acido di rigurgito;

– raucedine, ossia un’alterazione della voce che diventa rauca o tremolante;

– sensazione di acido in bocca, ma senza vomito;

– eruttazioni (quindi eliminazione di gas dallo stomaco);

– tosse;

– difficoltà respiratorie, cioè una sensazione di oppressione al petto nota come “fame d’aria”.

Cosa fare per far passare il reflusso?

Per combattere reflusso e acidità di stomaco, l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale, sia a livello preventivo sia curativo. Ecco le regole da seguire a tavola

1. Fare pasti leggeri ma frequenti. Più lo stomaco è pieno, maggiori sono le probabilità che il suo contenuto acido riesca a risalire. Ideale è quindi fare cinque pasti al giorno: colazione, pranzo, cena e due spuntini.

2. Ridurre i cibi che stimolano la secrezione gastrica e biliare (grassi, caffè, cioccolato, pepe, peperoncino, agrumi, peperoni, pomodori, succhi di frutta, menta, bevande gassate) se il sintomo principale è acidità con reflusso.

3. Consumare alimenti come yogurt, latte, carote e patate dall’effetto calmante sullo stomaco.  

4. Evitare fumo e alcol (che comunque andrebbero sempre evitati in gravidanza).

5. Non coricarsi subito dopo mangiato, ma aspettare almeno due ore perché la posizione sdraiata può favorire il reflusso.

6. Dormire in posizione lievemente sollevata, con la testa e la parte superiore del tronco appena sollevate (basta utilizzare un cuscino in più).

 

 

 

 
 
 

In sintesi

Quali sono gli esami da fare per il reflusso gastroesofageo in gravidanza?

Un’accurata raccolta delle informazioni riguardanti la sintomatologia e un esame obiettivo svolto dal medico sono normalmente sufficienti per arrivare alla diagnosi di reflusso gastroesofageo e di norma non sono richiesti ulteriori esami diagnostici.

Nel caso in cui si verifichino complicanze o disturbi gastrointestinali come emorragia e/o disfagia (incapacità o difficoltà a deglutire), il medico specialista può richiedere l’esofago-gastro-duodenoscopia, un esame endoscopico considerato sicuro in gravidanza che permette di visualizzare le pareti dell’esofago.

Come calmare  il reflusso in gravidanza?

Quando l’alimentazione e un corretto stile di vita non bastano a risolvere il problema, si possono utilizzare gli antiacidi o le miscele di acidi e alcali (a base di alluminio, calcio o magnesio), così come i prodotti a base di alginato che tamponano la secrezione gastrica. Gli antiacidi però possono interagire con altri farmaci ostacolandone l’assorbimento. In particolare, se la donna sta assumendo acido folico o integratori di ferro è consigliabile non assumere gli antiacidi nell’arco delle due ore precedenti o successive all’assunzione degli integratori. Solo in situazioni particolarmente gravi si utilizzano veri e propri farmaci: la ranitidina (che blocca la produzione di acido da parte dello stomaco) o l’omeprazolo (della categoria degli inibitori di pompa protonica, che contrastano la secrezione acida). Tuttavia, per quanto considerati sicuri in gravidanza, il loro utilizzo deve essere consigliato dal ginecolgo e non devono mai essere assunti nel primo trimestre di gravidanza.

 

 

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