Argomenti trattati
La cistite in gravidanza è molto comune a causa dei cambiamenti ormonali e fisici che favoriscono la proliferazione batterica, soprattutto dell’Escherichia coli. I sintomi più comuni includono bruciore e dolore durante la minzione, bisogno frequente di urinare, urine torbide o maleodoranti, e talvolta febbre.
Tuttavia, la cistite può anche essere asintomatica, rendendo importante lo screening periodico. Se non trattata, infatti, può evolvere in infezioni più gravi e causare possibili complicanze per mamma e bebè. «La diagnosi si basa su esame delle urine e urinocoltura, mentre il trattamento prevede spesso l’uso di antibiotici sicuri in gravidanza, scelti in base alla sensibilità del batterio» spiega la dottoressa Rossella Nappi, professoressa di ostetricia e ginecologia all’Università degli Studi di Pavia e presidente dell’Associazione Ginecologi Universitari Italiani (AGUI). Fondamentale è anche la prevenzione: bere molta acqua, curare l’igiene intima e non trattenere la pipì.
«Nella maggior parte dei casi, si sviluppa quando i batteri presenti normalmente in altre zone del corpo, per esempio nell’ano o nell’intestino, oppure provenienti dall’esterno arrivano alla vescica, che reagisce a questa “invasione” infiammandosi» chiarisce la ginecologa. Uno dei microrganismi chiamato più spesso in causa è l’Escherichia coli, che è presente normalmente nell’intestino.
La cistite, specie in gravidanza, può derivare anche da un’alterazione della flora batterica vaginale, ovvero l’insieme dei batteri che popolano la vagina: in condizioni normali c’è un equilibrio tra batteri “buoni” e “cattivi”, ma quando questo viene meno, i batteri “cattivi” diventano aggressivi e provocano infiammazioni e infezioni. Lo stesso si verifica in caso di candidosi, un’infezione scatenata dalla Candida albicans, un fungo che è abitualmente presente nella vagina (ma anche nel cavo orale e nell’apparato intestinale).
Quali sono i rischi
La cistite e gli altri disturbi dell’apparato urinario e genitale, anche se asintomatici o poco fastidiosi, non vanno mai trascurati. Infatti, possono evolvere e causare complicanze sia a carico della donna sia del feto, come:
I sintomi
In alcuni casi la cistite in gravidanza risulta asintomatica, non causa cioè particolari disturbi e viene individuata durante i normali accertamenti eseguiti nel corso della gravidanza, come l’urinocoltura del primo e terzo trimestre.
«Nella maggior parte dei casi, però, esordisce in maniera acuta: i disturbi arrivano all’improvviso e a distanza di poche ore dall’inizio dell’infezione» interviene la ginecologa. Ecco i più comuni:
- disuria: difficoltà a urinare
- stranguria: fastidio e dolore durante la minzione
- pollachiuria: aumento del numero delle minzioni
- bruciore prima e mentre si urina
- dolore soprapubico: sensazione di dolore e pesantezza sopra il pube
- senso di tensione vescicale
- urina torbida, scura o maleodorante
- febbre serale
- malessere e stanchezza
- presenza di sangue nelle urine, a causa della rottura dei capillari più fragili.
Le altre infezioni urogenitali possono causare sintomi simili e, in aggiunta o in alternativa, perdite, irritazione, prurito e bruciore locali, malessere.
Come si scopre la cistite in gravidanza
Per porre una diagnosi di cistite, in genere, al medico è sufficiente l’anamnesi: un colloquio approfondito con la donna per conoscere la sua storia clinica e i suoi sintomi. Tuttavia, per averne la certezza e per stabilire la cura più adatta, il ginecologo può avvalersi di alcuni esami.
Innanzitutto, dell’urinocoltura: si tratta di un test delle urine, che consente di individuare il microrganismo responsabile dell’infezione. «Questa indagine può essere abbinata a un antibiogramma che aiuta a stabilire la sensibilità o la resistenza agli antibiotici della specie batterica in causa. Diventa, così, possibile scegliere il farmaco antibiotico più adatto» specifica l’esperta. In alcuni casi, lo specialista può richiedere un’ecografia, che permette di accertare l’eventuale presenza di problemi alla vescica.
Cosa fare: tutti i rimedi
Per curare la cistite, in genere il ginecologo prescrive una terapia a base di farmaci antibiotici, diversi a seconda del germe responsabile, ma ovviamente sempre compatibili con la gestazione.
«Potrebbe anche consigliare l’uso di prodotti naturali a base di vitamina C e cranberry (mirtillo rosso), sostanze che acidificano le urine, riducendo gli episodi infettivi» aggiunge la professoressa Nappi.
Talvolta, sono utili gli integratori di vitamine e sali minerali per rafforzare le difese dell’organismo. In associazione o in alternativa alle cure tradizionali, nei casi meno seri il medico può prescrivere prodotti naturali utili anche a livello preventivo.
Per esempio, si può ricorrere agli infusi, compresse o tinture madri (ai dosaggi consigliati dello specialista) contenenti uva ursina, corbezzolo, mirtillo rosso, bardana e achillea, che sono antisettici, antinfiammatori e antibiotici.
Le cause dell’infezione in gravidanza
La cistite è più comune nelle donne rispetto agli uomini a causa della loro anatomia. Nel sesso femminile, infatti, l’uretra, il tubicino che mette in comunicazione la vescica con l’esterno, è più corta e più vicina sia all’ano sia alla vescica, per cui costituisce una via d’ingresso molto facile per i batteri. In gravidanza, i rischi aumentano ulteriormente per via di alcuni fattori. Ecco i principali.
1) Il nuovo equilibrio ormonale
L’innalzamento degli estrogeni, tipico della gravidanza altera il pH vaginale, il grado di acidità presente nell’area genitale, che di fatto rappresenta il più importante mezzo di autodifesa del delicato equilibrio della flora batterica vaginale.
In condizioni normali il pH è acido e garantisce il giusto equilibrio tra i batteri presenti nell’ecosistema vaginale, impedendo l’attacco e la proliferazione dei germi patogeni. Nel corso dei nove mesi, invece, il pH naturale può modificarsi, aprendo la strada alla cistite in gravidanza.
«Anche il livello di progesterone è più elevato, e ciò determina un rallentamento delle attività peristaltiche, i movimenti di contrazione involontaria della muscolatura liscia, inclusa quella della vescica. Di conseguenza, quest’organo non riesce più a contrarsi al meglio e a spingere l’urina verso l’uretra» dice Nappi. Inoltre, l’aumento di progesterone provoca un rilassamento della muscolatura di uretra e uretere (il canale che collega rene e vescica), che rallenta il flusso delle urine. Il risultato di tutto ciò è che si crea una stasi di urina a livello vescicale, condizione ideale per la proliferazione dei batteri.
2) La stitichezza
Durante i nove mesi, molte donne soffrono di stitichezza: una condizione che aumenta le probabilità che i batteri presenti nelle feci passino nella zona genitale e nella vescica, determinando la cistite in gravidanza.
3) Il peso del pancione
Con il procedere della gravidanza, l’utero aumenta progressivamente di volume, finendo con il comprimere la vescica. «Questo fenomeno non fa che ridurre ulteriormente la funzionalità della vescica, contribuendo al ristagno di urina e, dunque, alla nociva proliferazione batterica, all’origine della cistite in gravidanza» racconta l’esperta.
Come prevenirla
Per prevenire questa infezione batterica, ridurre il rischio di recidiva e favorire la guarigione in caso di malattia, è utile adottare qualche strategia:
- urinare spesso e sempre prima e subito dopo i rapporti sessuali: prima perché così l’urina trascina via i batteri presenti in zona, e dopo perché così si eliminano gli eventuali batteri portati dal partner, evitando che proliferino
- indossare i salvaslip solo quando necessario, poiché bloccano la traspirazione e danneggiano il film idrolipidico incaricato di proteggere la zona, creando un terreno ideale per lo sviluppo dei batteri
- mantenere una corretta igiene intima, lavando sempre la zona anale per prima e passando solo dopo a quella vaginale. In questo modo non si favorisce la migrazione dei batter
- utilizzare prodotti privi di profumazioni per l’igiene intima (le sostanze aromatizzanti sono quasi sempre irritanti) e non schiumogeni, perché i tensioattivi possono indebolire i lattobacilli e determinare uno squilibrio del pH
- non indossare indumenti troppo stretti e biancheria sintetica, che possono alterare il microbiota vaginale. Preferire biancheria in cotone e comoda
- non ignorare mai lo stimolo a urinare. Urinare non appena si avverte lo stimolo e svuotare sempre completamente la vescica.
Il ruolo dell’alimentazione
«Anche l’alimentazione gioca un ruolo significativo nella prevenzione della cistite in gravidanza» aggiunge l’esperta. Seguendo alcune accortezze a tavola, infatti, si possono contrastare alcuni importanti fattori di rischio e aumentare il benessere.
- Limitare il consumo degli alimenti che abbassano troppo il pH delle urine, come caffè, cioccolato, spezie piccanti, pomodori, agrumi. Tuttavia, occorre considerare che non tutte le donne hanno le stesse reazioni, per cui ognuna dovrebbe imparare a capire quali sono i suoi alimenti “no”. Infatti, se le urine diventano troppo acide risultano aggressive nei confronti della mucosa che ricopre la vescica, che di conseguenza risulta meno protetta e più esposta alle infezioni.
- Bere almeno 2 litri di liquidi al giorno: acqua, ma anche succhi e frullati di frutta (che contengono anche fibre), in particolare a base di mirtillo, perché ha un’azione disinfiammante, e di ananas, dalle proprietà diuretiche. Se non si beve a sufficienza, la quantità di urina prodotta è troppo bassa per riuscire a svolgere con costanza il lavaggio della vescica, che può dunque più facilmente essere colonizzata da germi.
- Prediligere riso, uova, olio d’oliva, burro, sale, latte e derivati, pesce, verdura (carote, finocchi, insalata), frutta (come anguria e melone bianco).
- Sì allo yogurt che contiene i fermenti lattici, batteri che mantengono in equilibrio la flotta batterica (microbiota) intestinale, favorendo così il buon funzionamento dell’intestino e contrastando la stitichezza.
In breve
La cistite in gravidanza è un’infezione urinaria piuttosto comune, causata principalmente dai cambiamenti ormonali e dalla pressione dell’utero sulla vescica. Può provocare bruciore, bisogno frequente di urinare e fastidio al basso ventre. È importante riconoscerla e trattarla tempestivamente per evitare complicazioni, sia per la mamma sia per il bambino.