Diabete gestazionale: sintomi, diagnosi e cura

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 13/01/2015 Aggiornato il 26/10/2023

Il diabete che compare in gravidanza è una condizione rischiosa sia per la mamma sia per il bebè: è quindi importante scoprirlo al più presto per tenerlo sotto controllo. In genere è sufficiente una dieta corretta associata a una adeguata attività fisica.

Il diabete gestazionale è una malattia subdola perché in genere non dà sintomi, ma può compromettere la salute di mamma e bambino sia durante la gravidanza e il parto sia anche molto tempo dopo. Nella società di oggi si verifica una sempre maggiore diffusione di questo tipo di diabete, tanto che circa 16 gestanti su 100 ne vanno soggette. Succede per ragioni legate a un’alimentazione con eccesso di dolci e grassi e all’aumento della sedentarietà. La scarsa attività fisica, infatti – che tende a ridursi ulteriormente durante l’attesa – non permette di bruciare tutti gli zuccheri semplici assunti, aumentando il rischio di sovrappeso e obesità. Un ulteriore fattore predisponente è inoltre l’età sempre più avanzata in cui si affronta la gravidanza.

Che cosa è il diabete gestazionale

Detto anche diabete gravidico, è una forma di diabete mellito (dal latino: mel, cioè miele, dolce) che può presentarsi solamente durante la gravidanza.  Si tratta di una malattia del pancreas relativa al metabolismo glucidico (trasformazione e assorbimento del glucosio/zucchero), che causa iperglicemia (eccesso di glucosio) nel sangue. In pratica che cosa succede? In un organismo sano l’insulina prodotta dal pancreas permette al glucosio presente nel sangue di entrare nelle cellule per essere utilizzato come nutrimento e dare energia. Ma, se il pancreas non produce abbastanza insulina o se le cellule oppongono resistenza, il glucosio resta inutilizzato e si accumula nel sangue (iperglicemia).

Il diabete può essere di due tipi, ovvero

  • Il diabete mellito di tipo 1 si manifesta in giovane età o addirittura nell’infanzia e ha bisogno dell’apporto quotidiano di insulina, in quanto il pancreas non la produce più.
  • Il diabete mellito di tipo 2 comprende le forme della malattia che si manifestano in età adulta o matura (anche se sono in aumento i casi di ragazzi colpiti) e che si possono controllare con la dieta, il movimento e, se occorre, i farmaci ipoglicemizzanti (che abbassano la glicemia) o talvolta l’insulina: il pancreas in questi casi continua a produrre insulina, ma le cellule faticano a utilizzarla (resistenza all’insulina). Il diabete gestazionale ha caratteristiche simili al diabete di tipo 2.

Perché viene il diabete gestazionale?

Il diabete gestazionale è causato da una ridotta sensibilità delle cellule all’insulina prodotta dal pancreas (insulino-resistenza). Ma come mai si verifica questa insulino-resistenza? Durante la gravidanza, come noto, la produzione degli ormoni e di altre sostanze può causare degli squilibri nell’organismo. Uno di questi squilibri riguarda il fatto che la placenta produce degli ormoni che contrastano l’azione dell’insulina, provocando di conseguenza una tendenza all’insulino-resistenza da parte delle cellule. Nella maggior parte delle donne incinte il pancreas riesce a produrre comunque una quantità di insulina sufficiente a compensare questa tendenza, ma in alcuni casi l’insulina è insufficiente: di conseguenza compare il diabete gestazionale che, di solito, scompare rapidamente dopo il parto. La placenta infatti viene espulsa e la produzione di ormoni, compresa quella dell’insulina, si normalizza. Tuttavia la donna può rimanere predisposta a sviluppare un diabete di tipo 2 anche a distanza di anni.

Sintomi diabete gestazionale

I sintomi del diabete gestazionale non sono facili da individuare, anche perchè nella stragrande maggioranza dei casi non sono così evidenti. E, anche quando compaiono – cosa che succede raramente -, si tratta di sintomi lievi, che la futura mamma non associa a un eventuale diabete.

Ecco un elenco con i sintomi più comuni:

  • stanchezza,
  • sete persistente non motivata,
  • necessità di urinare più spesso (cosa peraltro tipica della gravidanza in genere),
  • nausea (anch’essa normale durante l’attesa),
  • calo di peso,
  • tendenza alle infezioni delle vie urinarie (anch’esse molto frequenti nei nove mesi).

Chi è più a rischio di sviluppare il diabete gestazionale?

La tendenza a sviluppare diabete gestazionale è influenzata da fattori genetici, sociali e biologici. Sono considerate a rischio (da moderato ad alto) di diabete gravidico le future mamme interessate da uno o più dei seguenti fattori predisponenti. Ecco i più comuni:

  • avere famigliarità per il diabete di tipo 2 (parenti di primo grado)
  • avere una età maggiore o uguale a 35 anni
  • essere in sovrappeso o obese (con indice di massa corporea maggiore o uguale a 25-30) già prima della gravidanza
  • subire un aumento di peso eccessivo fin dai primi mesi di attesa
  • avere avuto il diabete gestazionale in una precedente gravidanza
  • avere avuto un precedente neonato di peso superiore o uguale a 4,5 kg (macrosomia fetale)
  • appartenere a una etnia proveniente da aree ad alta prevalenza di diabete (Paesi del medio oriente, dell’Asia meridionale e dei Caraibi).

Uno studio pubblicato su una autorevole rivista scientifica ha evidenziato che un quarto delle donne che hanno avuto in precedenza un diabete gestazionale ha bisogno di terapia insulinica durante una successiva gravidanza, segno che il problema tende a ripetersi, una volta che si è manifestato, anche in gravidanze successive.

Esami diagnostici

Controllare il diabete gestazionale è molto importante. Questo disturbo, infatti, può avere effetti negativi sulla crescita del bambino durante la vita intrauterina e causare difficoltà al momento della nascita. Per questa ragione, dato che in genere il diabete gravidico non presenta sintomi o campanelli di allarme, si usa eseguire in tutte le gestanti uno screening (che consiste nel controllo della glicemia), in modo da riconoscere il problema con tempestività. E’ proprio nei primi mesi infatti che si formano gli organi e le ossa dell’embrione/feto e di conseguenza aumenta il rischio di malformazioni.

Controllo della glicemia

L’Istituto Superiore di Sanità e le società scientifiche per lo studio del diabete (Amd-Sid) raccomandano di misurare i livelli di glucosio (zucchero) nel sangue, la cosiddetta glicemia plasmatica, a tutte le donne in occasione della prima visita in gravidanza.
Per effettuare questa misurazione è sufficiente prelevare un campione di sangue dall’avambraccio, dopo che la donna è stata a digiuno dalla sera prima. Solitamente il prelievo di sangue serve anche per eseguire altre analisi della gravidanza. Gli esperti ritengono ottimali valori di glicemia inferiori a 90 mg/dl (milligrammi per decilitro di sangue) a digiuno (e inferiori a 120 mg/dl a un’ora dopo il pasto).
Se la glicemia è entro i limiti corretti e la donna non ha un rischio specifico di diabete gestazionale, in genere non è necessario seguire particolari precauzioni, sempre in base al parere del ginecologo: i valori della glicemia verranno ricontrollati di routine il mese successivo. Nel frattempo, la gestante deve continuare a seguire uno stile di vita sano, cercando comunque di limitare gli zuccheri semplici (cioè tutti gli alimenti dolci e le bevande zuccherate) e, se possibile, praticando una leggera attività fisica.
Se la glicemia risulta superiore ai limiti (fra 100 e 125 mg/dl prima o all’inizio della gravidanza), è necessario procedere subito a ulteriori controlli, perché si deve escludere che la donna abbia un diabete non diagnosticato. In questo caso si effettua la “curva da carico orale di glucosio”, un esame cui si sottopongono anche le donne a rischio.

Curva glicemica 

Se la glicemia risulta normale, ma la donna ha un rischio moderato di diabete gestazionale, viene invitata a eseguire anche un esame detto curva glicemica o da carico orale di glucosio tra la 24a e la 28a settimana di gestazione (periodo in cui il diabete si manifesta con più frequenza).
Se la glicemia è normale, ma la donna è ad alto rischio, la prescrizione del carico di glucosio viene anticipata alla 16a-18a settimana. Se alla 16a-18a settimana la glicemia risulta nei limiti, l’esame va ripetuto comunque tra la 24a e la 28a settimana.
La curva da carico orale di glucosio consiste dapprima in un prelievo di sangue a digiuno (almeno per le 8 ore precedenti) alla futura mamma, in modo da valutare la glicemia a digiuno. Quindi, si fa bere alla donna una soluzione di acqua (180 ml) nella quale sono stati sciolti 75 grammi di glucosio con qualche goccia di limone per limitare la sensazione di nausea. Una volta bevuta la soluzione zuccherina, vengono fatti altri due prelievi di sangue con relativo controllo della glicemia a distanza di un’ora e poi due ore.

Diabete gestazionale valori 

In base ai risultati della curva glicemica, vengono definite affette da diabete gestazionale le donne con uno o più valori di glicemia superiori alle seguenti soglie:

  1. se la glicemia a digiuno è maggiore o uguale a 92 mg/dl
  2. se la glicemia dopo un’ora dalla somministrazione di glucosio è maggiore o uguale a 180 mg/dl
  3. se la glicemia dopo due ore dalla somministrazione di glucosio è maggiore o uguale a 153 mg/dl. 

Un solo valore più alto della soglia indicata è sufficiente per fare diagnosi di diabete gestazionale. Un altro esame del sangue che viene richiesto per diagnosticare il diabete gestazionale è l’emoglobina glicata, cioè la media dei valori delle glicemie relative agli utimi due-tre mesi.

Conseguenze per la mamma e per il feto

Fare diagnosi di diabete gravidico e tenere poi sotto controllo l’andamento del problema è molto importante in quanto questa malattia può provocare serie conseguenze a livello materno e fetale. In altre parole, se il diabete gestazionale non viene controllato, possono manifestarsi problemi sia nella mamma sia nel bambino nel pancione.

  • Nella mamma: rischio di una aumentata frequenza di complicazioni della gravidanza e del parto, come aborto spontaneo, pre-eclampsia (gestosi), ipertensione arteriosa (pressione alta), parto pretermine o comunque problematico, necessità di parto cesareo per le dimensioni o per la presentazione anomala del nascituro.
  • Nel feto/neonato: rischio di malformazioni, macrosomia fetale (neonato troppo grosso, di più di 4,5 chili di peso, causato dall’eccessivo glucosio assorbito), ritardo dello sviluppo polmonare, distocia di spalla (presentazione di spalla del bimbo al momento del parto, con conseguente necessità di un cesareo), ipoglicemia nel neonato (livello troppo basso di glucosio nel sangue al momento della nascita).

In più, un ampio studio internazionale ha dimostrato che i bambini nati da madri affette da iperglicemia durante la gravidanza (diabete gestazionale non adeguatamente trattato) hanno una maggiore probabilità di sviluppare a loro volta diabete mellito di tipo 2  e/o obesità durante l’infanzia e l’età adulta. Un rischio condiviso anche dalle madri che, in caso di iperglicemia non trattata durante l’attesa, sono più inclini a sviluppare il diabete di tipo 2 anche a distanza di anni dal parto.
In presenza di diabete gestazionale può diminuire la frequenza dell’attività fetale. Il medico può quindi chiedere alla futura mamma di prendere nota di tutti i movimenti del feto che avverte nel pancione in modo da poter valutare se ci sono condizioni di normalità o di sofferenza. In quest’ultimo caso prescriverà tutti i necessari esami di controllo (a partire dall’ecografica).

 

Quali sono le cure per il diabete gestazionale

Solitamente la donna con diabete gestazionale deve seguire una dieta, suggerita dal diabetologo insieme con il ginecologo, che contenga una quantità ridotta di zuccheri, soprattutto quelli semplici come lo zucchero. Inoltre è opportuno praticare una attività fisica adeguata. Solo se dieta e movimento non fossero sufficienti a controllare il diabete, occorre una vera cura.
In ogni caso è di fondamentale importanza che la futura mamma effettui ogni giorno l’autocontrollo della glicemia secondo le indicazioni dello specialista, utilizzando l’apposito apparecchietto pungi-dito.

Affinché il diabete risulti ben controllato, e quindi non pericoloso, è necessario che la concentrazione del glucosio nel sangue non superi i seguenti valori:

  • massimo 90 mg/dl a digiuno
  • massimo 140 mg/dl un’ora dopo i pasti
  • massimo 120 mg/dl due ore dopo i pasti.

La dieta da seguire

In presenza di diabete gestazionale, un’alimentazione corretta, unita a un’adeguata attività fisica, permette di abbassare la glicemia mantenendo la malattia sotto controllo. In linea generale, la dieta deve seguire le regole base del mangiare sano: nutrienti bilanciati (50 per cento di carboidrati, 30 per cento di grassi, 20 per cento di proteine), apporto calorico contenuto (1600-2000 calorie giornaliere) suddiviso in tre pasti principali più due spuntini a metà mattina e metà pomeriggio (gli spuntini sono fondamentali perché permettono di non arrivare ai pasti con troppa fame, rischiando quindi di esagerare con le porzioni).
Ma quali sono i cibi vietati e quelli permessi? La dieta per curare il diabete gestazionale deve escludere categoricamente la presenza di dolci di ogni tipo e di bevande zuccherate. Vietati anche gli insaccati, i salumi in genere e i grassi di origine animale. I formaggi, anch’essi ricchi di grassi, possono comparire sulla tavola solo saltuariamente, mentre non ci sono restrizioni per lo yogurt. Via libera invece a tutti i tipi di verdura, ma attenzione a non esagerare con i condimenti. Quanto alla frutta, ne sono ammesse due porzioni al giorno, ma non di più. I carboidrati complessi, come pasta e riso sono permessi, possibilmente in versione integrale, ma in dosi contenute: al massimo 70 grammi. Pure il pane deve essere integrale: il pane bianco infatti innalza troppo la glicemia, come le patate. Vanno bene anche i cibi proteici come legumi, carne bianca sgrassata, pesce magro e uova (non più di due alla settimana, però, e solo cotte). Per condire è consigliato l’olio extravergine di oliva (evo) usato a crudo e in piccole quantità. Da dosare con cautela anche il sale.
Gli alimenti ricchi di fibre, come le verdure in particolare, hanno il merito di rallentare l’assorbimento intestinale degli zuccheri e dei grassi e di saziare di più e più a lungo, soprattutto quando associati ai grassi “buoni” come gli omega 3 e 6 provenienti appunto dall’olio extravergine d’oliva, oltre che dalla frutta secca a guscio e dai semi oleosi (anch’essi permessi in piccole quantità). Se inserite all’interno di pasti regolari, correttamente distribuite nel corso della giornata, le verdure, oltre a normalizzare la glicemia, favoriscono un migliore controllo del peso, due condizioni fondamentali per curare il diabete gestazionale, oltre che per prevenirlo. 

 

L’attività fisica

L’esercizio fisico, sempre associato alla dieta, è molto importante sia prima sia durante sia dopo la gravidanza. Il movimento, bruciando gli zuccheri in eccesso, aiuta infatti a tenere bassi i livelli di glicemia; inoltre, migliora la funzionalità del pancreas e favorisce il mantenimento del peso ottimale. Tra i suoi tanti benefici ci sono anche quelli aumentare la componente magra del corpo (cioè i muscoli) a scapito di quella grassa e di innalzare il metabolismo basale, incrementando il dispendio energetico anche a riposo e quindi favorendo il controllo del peso. Tra le attività fisiche consigliate, oltre alla camminata, ci sono anche la cyclette, il nuoto per gestanti, la ginnastica dolce in palestra o quella in acqua. Da evitare invece gli sport che mettono a rischio di traumi o cadute.

I farmaci 

Nel caso in cui la dieta e l’attività fisica non fossero sufficienti per tenere sotto controllo il diabete gestazionale, possono essere necessari i farmaci. In genere bisogna ricorrere all’insulina in quanto gli ipoglicemizzanti orali (farmaci per bocca che abbassano la glicemia) non sono adatti in gravidanza perché oltrepassano la barriera della placenta arrivando fino al feto. La cura con l’insulina è comunque limitata al 10-12 per cento dei casi.      
Recenti studi hanno dimostrando che può essere utilizzata anche la metformina (un farmaco per il trattamento orale del diabete di tipo 2), che riduce l’eccessivo aumento di peso della mamma e del feto. Tuttavia, tale terapia non è ancora inclusa nelle raccomandazioni ufficiali e per questo deve essere scelta solo in casi particolari, per esempio nelle donne con policistosi ovarica che assumevano metformina anche prima della gravidanza.

Come evitare il diabete gestazionale

Una dieta ricca di vegetali, insieme a una adeguata attività fisica, può aiutare non solo a tenere sotto controllo questa forma di diabete una volta diagnosticata, ma anche a prevenirne la comparsa e a ridurre il peso della donna già prima del concepimento, considerando che il sovrappeso e l’obesità sono i principali fattori di rischio della malattia. Uno studio prospettico dell’Harvard T.H. Chan School of Public Health  di Boston (Massachusetts, Usa), che ha coinvolto 117.000 donne di tra 25 e 44 anni, ha dimostrato che una dieta a base vegetale prima della gravidanza può ridurre fino al 30% il rischio di diabete gestazionale. 
L’effetto protettivo della dieta verde pre-gravidanza aumenta quanto più le scelte alimentari ricadono su alimenti sani, come cereali integrali, frutta e verdura fresche, frutta secca a guscio, semi oleosi e olio evo, anziché su quelli a base vegetale ma non salutari come cereali raffinati, patate, succhi di frutta e grassi come la margarina.
Diversi studi hanno inoltre dimostrato che le donne che svolgono una regolare attività fisica (bastano 30-40 minuti di camminata veloce al giorno) hanno il 56 per cento in meno di probabilità di sviluppare diabete gestazionale rispetto alle donne sedentarie. Tale rischio si riduce addirittura del 76% in quelle che praticano almeno 4 ore di attività fisica alla settimana.

Che rischio c’è di sviluppare il diabete di tipo 2?

Uno dei timori più diffusi nelle donne che hanno manifestato il diabete gravidico, è che il problema possa poi, in qualche modo, lasciare “traccia”. In altre parole, è normale chiedersi se, una volta avuto il diabete gravidico, si possa poi sviluppare, dopo il parto, anche in epoche successive, il diabete vero e proprio. Una revisione sistematica di venti studi ha dimostrato che le donne con diabete gestazionale hanno un rischio assoluto dodici volte superiore a quello delle donne senza diabete gestazionale di sviluppare un diabete di tipo 2 nelle sei settimane successive al parto. Per questa ragione chi ha già avuto un diabete gestazionale deve ripetere la curva da carico orale di glucosio sei settimane dopo il parto. In queste donne, il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 resta comunque elevato nei primi cinque anni dopo il parto.

 
 
 

In breve

Il diabete gestazionale è un disturbo insidioso perché in genere non dà sintomi, ma può creare seri problemi di salute sia alla mamma sia al bebè nel pancione. E’ quindi molto importante scoprirne la presenza con gli esami per la glicemia e porvi rimedio fin dai primi mesi di attesa con la dieta e l’attività fisica.

 

 

Fonti / Bibliografia

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