Influenza in gravidanza: rischi per te e per il bimbo

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 13/01/2015 Aggiornato il 04/11/2019

È il male di stagione che, puntualmente in inverno mette a letto quasi tutti, anche la gestante. Come prevenire il malanno e quali farmaci è possibile assumere senza mettere a rischio lo sviluppo del bebè nel pancione

Influenza in gravidanza: rischi per te e per il bimbo

L’influenza è trasmessa da un virus. Ogni inverno ne arriva uno leggermente diverso da quelli degli anni precedenti, anche se fondamentalmente si tratta sempre dello stesso che, però, di volta in volta cambia il proprio corredo genetico.

Per questo motivo ogni anno ci si può contagiare di nuovo. La gravidanza non rende la donna più esposta del solito a contrarre l’influenza; il rischio di contagio che corre è esattamente lo stesso che avrebbe, a parità di condizioni di salute, fuori dalla gravidanza.

In gravidanza, però, non si può assolutamente vaccinarsi contro l’influenza. Per questo, per ridurre il più possibile i rischi di contagio, bisogna mettere in atto qualche comportamento preventivo per evitare di ammalarsi.

Il virus si diffonde attraverso le particelle di saliva micronizzate che si diffondono nell’aria quando si tossisce, si starnutisce, o semplicemente si parla. La futura mamma deve, quindi, evitare gli ambienti chiusi o umidi con poco ricambio d’aria, quelli affollati (come, per esempio, i cinema, i ristoranti, i mezzi pubblici nelle ore di punta), e in genere l’eccessiva vicinanza al viso delle altre persone.

Come si evolve la malattia

Anche in gravidanza i sintomi dell’influenza sono:

  • sensazione di “ossa rotte”;
  • dolori articolari;
  • mal di testa;
  • rinite (cioè raffreddore);
  • tosse;
  • catarro;
  • febbre (che può raggiungere rapidamente i 38 gradi; va ricordato che in gravidanza la temperatura corporea è di circa mezzo grado centigrado più alta del normale per l’azione dilatante sui vasi sanguigni del progesterone, un ormone la cui produzione aumenta enormemente in questo periodo).

Se non ci sono complicanze, l’influenza dura dai cinque ai sette giorni. Quando scompare, però, lascia l’organismo debilitato: richiede quindi un periodo di convalescenza di almeno altri cinque – sette giorni dopo la scomparsa della febbre, per evitare possibili ricadute o complicanze.

Le complicanze più comuni sono di origine batterica e potrebbero riguardare l’apparato respiratorio (per esempio, bronchiti), quello urinario (cistiti) o quello gastrointestinale.

Le cure richiedono l’utilizzo di antibiotici. Appena la futura mamma avverte i primi sintomi dell’influenza, e soprattutto se compare la febbre, deve chiamare il medico (quello di base, ricordandogli della gestazione in corso, oppure il ginecologo).

La febbre, infatti, va tenuta sotto controllo in gravidanza, per evitare che raggiunga valori troppo alti: di norma, non deve superare i 38,5°.

Non è pericolosa per il piccolo

I virus dell’influenza non sono pericolosi per il feto, in quanto non sono in grado di raggiungerlo grazie all’opera di barriera effettuata dalla placenta (l’organo che nutre e ossigena il bebè nei nove mesi) che, infatti, fa da filtro a numerose sostanze nocive, impedendogli di raggiungere il piccolo nel pancione.

Potenzialmente nocive per lo sviluppo del feto sono, invece, le eventuali complicanze dell’influenza che necessitano, per essere curate, dell’utilizzo di farmaci che possono disturbare il bebè. Anche la febbre che colpisce la futura mammaè un fenomeno pericoloso perché può riflettersi negativamente sul corso della gravidanza.

Quando raggiunge valori alti, infatti, può scatenare contrazioni uterine e portare a un travaglio prima del tempo. Ecco perché non deve mai superare i 38,5 gradi e deve essere tenuta a livelli ben più bassi con i farmaci.

I farmaci

Mirano ad alleviarne i sintomi, dai dolori articolari al “naso chiuso” e alla tosse e, soprattutto, ad abbassare la febbre, che in gravidanzanon dovrebbe superare mai i 38,5 gradi, e controllare che non si instaurino complicanze di origine batterica.

Contro la febbre il medico di base o il ginecologo prescrivono un farmaco a base di paracetamolo, una sostanza che non crea problemi né alla gestante né al feto. Il paracetamolo richiede due o tre ore di tempo per avere effetto, ma è efficace a lungo e, a differenza di altri febbrifughi (o antipiretici), non ha effetti sulla coagulazione del sangue.

Ha, inoltre, il vantaggio di essere anche un antiflogistico (combatte cioè le infiammazioni, come quella delle mucose nasali che è all’origine del “naso che cola”) e antidolorifico (è, quindi, efficace contro il mal di testa e i dolori articolari). Il dosaggio del paracetamolo va stabilito dal medico in base alla temperatura.

In genere, si comincia con un grammo due o tre volte al giorno nei primi giorni, riducendo man mano la dose; se la febbre si rialza, si aumenta nuovamente la quantità di farmaco. Per alleviare la tosse (sono permessi i prodotti fluidificanti del catarro, come gli sciroppi, gli aerosol e i suffumigi).

Contro il “naso chiuso” si possono usare spray e gocce nasali, purché contengano poco cortisonico e siano privi di sostanze vasocostrittrici. Si può anche assumere la vitamina C, un efficace coadiuvante naturale del sistema immunitario (cioè di difesa naturale) dell’organismo.

Occorre ricordare, comunque, che in gravidanza anche questi farmaci, che sono i classici “prodotti da banco” liberamente in vendita in farmacia, vanno indicati dal medico e assunti nelle dosi da lui consigliate.

ll riposo

In caso di influenza i medici consigliano il riposo a letto per qualche giorno. Questo suggerimento vale tanto più per la futura mamma, il cui organismo è già sottoposto a un superlavoro, e che deve assolutamente evitare che la febbre salga eccessivamente.

La gestante deve trovare a letto la posizione che l’affatica meno mettendo, per esempio, dei cuscini che reggano la schiena per respirare meglio, stando su un fianco se l’utero ingrossato grava troppo sull’addome e ostacola il ritorno venoso e facendo ogni tanto movimenti con i piedi e le gambe per facilitare la circolazione.

La futura mamma può indossare un golfino morbido o una felpa calda per coprire le spalle e il torace; quanto alle coperte, ci si regola secondo le esigenze del momento. È importante effettuare regolarmente un ricambio d’aria della stanza, che va mantenuta umida attraverso l’utilizzo di un umidificatore oppure ponendo delle bacinelle d’acqua o un asciugamano bagnato e strizzato sul calorifero.

Sia nell’umidificatore sia nelle vaschette è, poi, consigliabile versare qualche goccia di essenze (come l’eucalipto o la lavanda) o di farmaci fluidificanti, in modo da agevolare la respirazione. Quando la febbre scompare ci si può alzare dal letto e preferire la poltrona per riposare. È possibile muoversi per la casa ma bisogna aspettare ancora una settimana circa prima di uscire.

L’alimentazione

Quando si ha l’influenza, di norma, passa l’appetito. È bene, però, che la futura mamma si sforzi di mangiare, predigilendo magari i cibi che più incontrano il suo gusto.

L’importante, comunque, è che, anchese assunti in quantità ridotte, gli alimenti siano facilmente digeribili e variati in modo da mantenere completo l’apporto dei nutrienti.

È indispensabile, poi, aumentare l’apporto di liquidi, perché la febbre provoca una disidratazione, cioè una perdita di liquidi che vanno, perciò, reintegrati. In questa fase sono, quindi, da preferire le minestrine in brodo, i passati e i centrifugati di verdura, le spremute di agrumi, i succhi di frutta, il tè e le tisane e lo yogurt.

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