Argomenti trattati
La toxoplasmosi è una malattia infettiva piuttosto comune e in genere asintomatica, causata dal Toxoplasma gondii, un parassita diffuso in tutto il mondo che può infettare molte specie animali. La toxoplasmosi in gravidanza può essere trasmessa al feto e, se non trattata, avere conseguenze anche molto serie sul suo sviluppo. Il rischio di contagio riguarda le donne che non sono mai venute in contatto con il Toxoplasma gondii e che quindi non hanno mai sviluppato gli anticorpi necessari a difendere l’organismo. Purtroppo non esiste un vaccino per prevenire questa infezione.
Eseguire il toxotest
Chi desidera avere un bambino, è bene che verifichi in tempo se ha contratto oppure no la malattia attraverso il toxotest, un esame specifico che ha lo scopo di stabilire se si è contratto la malattia prima della gravidanza e quindi se si è immuni; in caso contrario è bene adottare precise precauzioni per evitare la toxoplasmosi.
Attraverso la placenta, infatti, l’infezione può raggiungere il feto e provocare un aborto spontaneo o un parto prematuro, oppure causare danni al bambino, in particolare al sistema nervoso, agli occhi e alle vie respiratorie. Le conseguenze sul bimbo dipendono dalla virulenza e dalla carica batterica, dall’epoca della gravidanza in cui avviene l’infezione nell’utero, dalle difese naturali della donna e dalle cure eventualmente seguite.
Più a rischo il secondo e il terzo mese
La toxoplasmosi in gravidanza può essere trasmessa al feto solo se la donna è nella fase acuta dell’infezione, mentre in caso contrario il bambino non corre alcun pericolo. Inoltre, i rischi di danni al feto se si contrae la toxoplasmosi in gravidanza dipendono anche dal periodo gestazionale in cui viene contratta l’infezione. Nel primo mese di gravidanza le probabilità di contagio sono praticamente nulle perché il Toxoplasma non riesce a penetrare nell’uovo e ad attraversare la placenta, ancora in via di formazione. Nel secondo e nel terzo mese, invece, se la malattia viene trasmessa al feto, si può verificare un aborto spontaneo; oppure, alla nascita, il piccolo può presentare lesioni neurologiche o oculari, ingrossamento del fegato e della milza, ittero, polmonite, febbre, eritema.
Nel secondo e terzo trimestre
Nel secondo trimestre, in caso di contagio, il bambino potrà avere soprattutto disturbi cerebrali (ritardo mentale, difficoltà di apprendimento) o visivi. Nel terzo trimestre gli eventuali danni al bambino nel pancione sono di ridotta entità, in quanto il feto è più maturo e protetto dagli anticorpi (sostanze di difesa) della madre. Possono tuttavia comparire: malessere generale, dolori muscolari, febbre, eritema, ingrossamento dei linfonodi.