Ormai esistono diversi esami e procedure che consentono di controllare la salute del bebè quando è ancora nel pancione della mamma e di diagnosticare precocemente eventuali anomalie e condizioni particolari. Fra queste, c’è anche la villocentesi, che ancora oggi rimane una procedura utile e indicata in diversi casi.
La villocentesi è una tecnica che consiste nel prelievo prima e nell’analisi in laboratorio poi dei villi coriali, ossia dei frammenti di placenta, l’organo che avvolge il feto nel pancione e da una parte gli fornisce nutrienti e ossigeno e dall’altra ne rimuove le scorie. Consente di fare la diagnosi prenatale di alcune malattie genetiche. I villi coriali, infatti, condividono lo stesso patrimonio genetico del feto: analizzando i primi, quindi, si possono individuare eventuali anomalie o malattie genetiche a carico del bambino, come la sindrome di Down, la fibrosi cistica o la talassemia.
La villocentesi è una procedura invasiva. Infatti, per prelevare i villi coriali nella maggior parte dei casi occorre introdurre un ago sottile attraverso l’addome della mamma e la placenta, sotto guida ecografica. Solo in una minoranza di donne si utilizza la via vaginale. In genere, non è dolorosa ma può risultare fastidiosa. I rischi sono minimi, ma non nulli: secondo diversi studi, sussiste un rischio di aborto dell’1-2% (maggiore con l’approccio per via transcervicale). Inoltre, c’è la possibilità di trasmettere infezioni al feto attraverso la puntura. Se eseguita precocemente (a nove-dieci settimane di gestazione), potrebbe subentrare anche un lieve aumento di alterazioni dello sviluppo di arti, mani e/o piedi.
La villocentesi va eseguita precocemente, fra la decima e la tredicesima settimana di gravidanza. È indicata se esiste un rischio di malattia genetica a carico del bambino e nel dettaglio se:
- ci sono famigliari con malattie genetiche;
- uno o entrambi i genitori sono portatori riconosciuti di una malattia genetica;
- la coppia ha già altri figli con malattie cromosomiche;
- altri test per la ricerca di malattie prenatali, come test combinato o bi test, hanno avuto risultati positivi;
- sono emerse anomalie durante l’ecografia del primo trimestre;
- la futura mamma ha più di 35 anni.
Il risultato arriva in genere nel giro di 10-20 giorni.