Quinto mese di gravidanza

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L’utero si sposta verso l’alto

Al quinto mese di gravidanza l’utero è ormai cresciuto fino all’altezza dell’ombelico: il girovita della futura mamma si è decisamente allargato fino a scomparire. I muscoli dell’addome si tendono via via per lasciare spazio alla progressiva espansione di quest’organo: la gravidanza è ormai evidente. Alla fine di questo mese, intorno alla 22a settimana, l’utero misura circa 22 centimetri (dai 7 cm precedenti alla gravidanza). La futura mamma riesce ancora a piegarsi in avanti e a sedersi comodamente senza difficoltà.

Si percepiscono i movimenti del feto

Il feto inizia a muoversi all’interno del pancione fin dall’8a settimana, ma in genere, se la donna è alla prima gravidanza, comincia ad avvertire i suoi movimenti intorno alla 19a20a settimana.
In occasione delle successive gravidanze, invece, essendo più esperta, la futura mamma potrebbe riuscire a riconoscere i movimenti anche intorno alla 16a settimana. Sembra anche che una donna di costituzione minuta li avverta prima rispetto a una donna più robusta.
In ogni caso, si tratta ancora di movimenti leggerissimi, simili a un fruscio d’ali o a uno sfarfallamento, che possono essere scambiati per un normale brontolio di stomaco o di intestino.
In questo stadio della gravidanza, la frequenza dei movimenti fetali può essere molto variabile, quindi non bisogna preoccuparsi se non si avvertono per qualche giorno. Solo a partire dal sesto mese di gravidanza i movimenti fetali diverranno più forti e regolari.

Il peso corporeo aumenta

Il secondo trimestre è quello in cui l’incremento di peso risulta maggiore: in media, infatti, la futura mamma acquisisce 6 chilogrammi. Intorno alla fine del quinto mese, poi, può iniziare ad avere più fame rispetto a prima (complice anche la fine delle nausee del primo trimestre).
È proprio in questa fase, infatti, che il feto cresce soprattutto di dimensioni, mentre nei primi mesi il suo sviluppo è stato per lo più morfologico (ossia relativo alla formazione dei vari organi e tessuti).
Perciò, tra il quinto e il sesto mese, il bimbo per crescere richiede un maggior apporto di sostanze nutritive, che vengono quindi sottratte all’organismo della futura mamma.
È normale quindi avvertire la necessità di compensare questa carenza mangiando di più: è bene ricordarsi però che non bisogna raddoppiare le porzioni, ma tenere sempre sotto controllo l’incremento di peso del corpo.

I capezzoli diventano più scuri e umidi

Intorno al quinto mese i capezzoli e le areole mammarie si scuriscono ulteriormente: il processo, che già era iniziato nei primi mesi, prosegue a causa della maggiore produzione di melanina (pigmento scuro della pelle).
I capezzoli si inumidiscono: possono, infatti, comparire piccole secrezioni di colostro dal seno. Si tratta di un liquido trasparente giallastro, che costituirà il primo nutrimento del bebè alla nascita, in attesa dell’arrivo della montata lattea.
Intorno a questo mese, infine, sull’areola (la parte intorno al capezzolo) compaiono i tubercoli di Montgomery, piccole protuberanze causate dall’aumento di volume delle ghiandole che producono il sebo, cioè il grasso.

Perchè è più facile soffrire di cistite?

Si tratta di un’infiammazione delle basse vie urinarie, ossia della vescica e dell’uretra. È causata dalla proliferazione di batteri, in particolare germi della flora fecale (come l’Escherichia coli), che di norma abitano nell’ultimo tratto dell’intestino e possono raggiungere le vie urinarie risalendo dalla zona anale.
In gravidanza la cistite è più frequente per diversi motivi, in particolare:
  • il progesterone (un ormone tipico dei nove mesi) contribuisce ad ammorbidire la muscolatura della gestante in vista della crescita dell’utero e del parto;
  • quest’azione “rilassante” comporta una serie di conseguenze, tra cui la riduzione della capacità di contrarsi della vescica e dell’uretra, che aumenta le difficoltà di espulsione della pipì e ne provoca il ristagno, favorendo la proliferazione dei batteri;
  • l’azione del progesterone determina anche il rallentamento dei movimenti dell’intestino, il ristagno di feci che ne deriva può stimolare il passaggio dei germi fecali alla vescica, finendo per aumentare la probabilità di infezioni;
  • dal terzo trimestre, poi, a questi fattori si aggiungerà anche l’utero ingrossato che, premendo sulle vie urinarie, finirà per accentuare le difficoltà di espulsione dell’urina, determinandone il ristagno e favorendo quindi la comparsa delle infezioni.

Una domanda al ginecologo

Il ginecologo mi ha detto che gli esami hanno rilevato la presenza di zucchero nelle urine: avrò il diabete?
La presenza di zucchero nelle urine può essere effettivamente la spia del diabete, ma è bene approfondire questo dato con esami del sangue, che possano indicare con certezza la presenza o meno della malattia.
Nell’organismo materno, infatti, il metabolismo degli zuccheri, ossia la capacità di utilizzare queste sostanze per produrre energia si modifica profondamente in gravidanza per far fronte alle esigenze del feto, che dipende interamente dalla mamma per il suo rifornimento di combustibile, cioè di zuccheri.
A partire soprattutto dal secondo trimestre, a causa dei mutamenti ormonali indotti dalla gravidanza, questo meccanismo rallenta in modo progressivo: di conseguenza, gli zuccheri introdotti attraverso l’alimentazione rimangono più a lungo nel sangue.
Se questa quantità, però, diventa eccessiva rispetto alle esigenze di mamma e bebè, l’eccedenza di zuccheri si riversa nelle urine. In caso di diabete, infatti, l’organismo non riesce a trattenere lo zucchero nelle cellule e quindi lo elimina in questo modo.

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Fonti / Bibliografia

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