Ultimo mese gravidanza: controlli da fare e i consigli da seguire

Paola Risi A cura di Paola Risi Pubblicato il 21/06/2022 Aggiornato il 21/06/2022

Ormai la gravidanza è agli sgoccioli e la mamma deve sottoporsi agli ultimi controlli. Ecco cosa fare nell’ultimo mese di gravidanza

medico fa controlli a donna in gravidanza ultimo mese

Il momento della nascita si avvicina e la futura mamma deve sottoporsi a una serie finale di controlli che, oltre ad accertare il suo benessere e quello del feto, forniscono le indicazioni necessarie per affrontare il parto nel modo migliore e più sicuro. Tra essi sono compresi gli ultimi esami del sangue e delle urine che, nel corso dell’intera gravidanza, vengono effettuati ogni mese di routine a titolo totalmente gratuito se eseguiti presso strutture pubbliche o convenzionate con il Servizio sanitario nazionale. Ecco i controlli da fare nell’ultimo mese di gravidanza con i consigli della dottoressa Daniela Fantini, ginecologa presso il consultorio Cemp di Milano.

Quando si fanno le ultime analisi in gravidanza?

In particolare le analisi del sangue da eseguire tra la 33a e la 37a settimana comprendono l’emocromo (per verificare un’eventuale anemia da carenza di ferro), il test dell’Hiv e dell’epatite B e C (per evitare il rischio che tali infezioni vengano trasmesse al nascituro nel corso del parto). Le analisi delle urine, oltre che tra la 33a e la 37a settimana, vanno ripetute in corrispondenza della 38a e 40a settimana e servono a escludere che la donna soffra di disturbi specifici come la gestosi (una malattia caratteristica dell’attesa contraddistinta fra l’altro dalla presenza di proteine nelle urine), il diabete (in questo caso sono gli zuccheri a segnalarlo) o un’infezione batterica delle vie urinarie.

Quando si fa l’ultima visita prima del parto?

Di solito, a partire dall’ottavo mese la frequenza degli appuntamenti dal ginecologo aumenta e, almeno indicativamente, la futura mamma viene sottoposta a una visita ogni due settimane per il controllo di: peso, pressione arteriosa, dilatazione del collo dell’utero e battito cardiaco fetale. A partire dalla 36a settimana, il medico può già fornire indicazioni sulla modalità del parto e più precisamente se sarà naturale o cesareo in base alla posizione (cefalica o podalica) e alle dimensioni del bambino. In queste occasioni vengono inoltre verificati i risultati degli ultimi esami del sangue e delle urine e prescritti eventuali ulteriori controlli (per esempio, il tampone vaginale o rettale per accertare l’assenza dello Streptococco beta-emolitico di gruppo A, un batterio potenzialmente pericoloso per il bebè). Nella 36a settimana è anche prevista una visita per la presa in carico da effettuare presso l’ospedale in cui si è deciso di partorire.

 

 

 
 
 

In sintesi

Come capire se la placenta funziona bene?

Previsti di routine se la gravidanza supera la 40a settimana o se la donna aspetta dei gemelli, i seguenti controlli possono essere prescritti dal ginecologo anche prima di tale scadenza in caso abbia dubbi sl benessere fetale. Tra essi rientrano:

  • il monitoraggio del battito fetale: evidenzia un’eventuale sofferenza connessa, in genere, a una scarsa ossigenazione. Si esegue posizionando uno specifico strumento, il cardiotocografo, sull’addome della donna;
  • l’ecoflussimetria o flussimetria di Doppler: verifica il benessere del feto attraverso l’analisi della regolarità dei flussi di sangue che scorrono nell’arteria uterina e nel cordone ombelicale (che collegano la placenta al feto) e valuta le dimensioni del bambino e la quantità del liquido amniotico (la sostanza in cui il feto è immerso nel corso dei nove mesi);
  • l’amnioscopia: grazie al controllo del colore del liquido amniotico (tramite un apposito strumento munito di una piccola lampadina da inserire nel collo dell’utero), consente di verificare lo stato di salute del nascituro;
  • il controllo ecografico del liquido amniotico: questo esame ecografico verifica la quantità di liquido amniotico che avvolge il bebè nel pancione, quale indicatore della funzionalità della placenta e quindi del benessere del feto.

 

Fonti / Bibliografia

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