Cesareo: in Italia per un parto ogni tre

Metella Ronconi A cura di Metella Ronconi Pubblicato il 08/11/2019 Aggiornato il 08/11/2019

Nel nostro Paese esiste ancora un ricorso eccessivo al parto cesareo che si assesta al 30%, percentuale doppia a quella raccomandata dall’Organizzazione mondiale della sanità

Cesareo: in Italia per un parto ogni tre

Secondo quanto rilevato dal Rapporto Cedap (Certificato di Assistenza al parto) 2016 “Analisi dell’evento nascita”, nel nostro Paese c’è ancora un ricorso eccessivo al parto cesareo. La rilevazione, con un totale di 467 punti nascita, presenta un elevato livello di completezza.

Gravidanza troppo medicalizzata

Nel 2016 il numero totale dei nati è stato di 474.925, in calo rispetto ai 486.451 del 2015. I dati raccolti dicono che ben il 33,7% dei parti è avvenuto con taglio cesareo, sia pure con notevoli differenze regionali. Rispetto al luogo del parto si registra un’elevata propensione all’uso del taglio cesareo nelle cliniche accreditate, dove tale procedura avviene in circa il 50,9% dei casi contro il 31,7% negli ospedali pubblici. Il parto cesareo è più frequente tra le donne con cittadinanza italiana rispetto alle straniere: si ricorre al cesareo nel 27,8% dei parti di madri straniere e nel 35,4% dei parti di madri italiane. Sebbene i dati si riferiscano a quattro anni fa, la fotografia scattata è quella di un Paese in cui la gravidanza e l’evento nascita sono ancora medicalizzate, come se la gravidanza sia, in sé, una malattia o debba comportare inevitabilmente delle patologie. Al ricorso eccessivo all’intervento si aggiunge l’altro dato dell’età sempre più alta delle donne che decidono di avere un figlio.

Primo figlio oltre i trent’anni

L’età media al primo figlio è per le donne italiane, quasi in tutte le Regioni, superiore a 31 anni, con variazioni sensibili tra le regioni del Nord e quelle del Sud. Le donne straniere partoriscono il primo figlio in media a 28,3 anni. L’analisi della condizione professionale evidenzia che il 55,3% delle madri ha un’occupazione lavorativa, il 29,3% è casalinga, mentre il 13,3% è disoccupata o in cerca di prima occupazione. Nell’85,3% delle gravidanze il numero di visite ostetriche effettuate è superiore a 4, mentre nel 74,6% delle gravidanze si effettuano più di 3 ecografie. La percentuale di donne italiane che effettuano la prima visita oltre il primo trimestre di gravidanza è pari al 2,5%. Le donne con scolarità medio-bassa effettuano la prima visita più tardivamente: la percentuale di donne con titolo di studio elementare o senza nessun titolo che effettuano la prima visita dopo l’11a settimana di gestazione, infatti, è pari all’11,7%, mentre per le donne con scolarità alta tale percentuale sale al 2,6%. La donna ha accanto a sé al momento del parto (esclusi i cesarei) nel 92,2% dei casi il padre del bambino, nel 6,4% un familiare e nell’1,4% un’altra persona di fiducia.

Da sapere!

I componenti della Federazione nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica da tempo sostiene il modello organizzativo di centri nascita a conduzione ostetrica per le gravidanze a basso rischio: questo porterebbe le donne a riappropriarsi di un parto più naturale, pur seguito da personale specializzato, e ridurrebbe drasticamente il ricorso a interventi di taglio cesareo non giustificati se non in casi specifici.

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