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I fattori che determinano la presentazione del bambino sono molti e non sempre determinabili. Di norma, comunque, il bebè si dispone assecondando gli spazi di cui dispone. Quando è ancora nel pancione il feto nuota liberamente nel liquido amniotico all’interno dell’utero, come se fosse immerso in un sacco pieno d’acqua. Finché il bimbo è piccolo, le pareti dell’utero sono distanti dal nascituro ed egli può assumere tutte le posizioni che desidera perché è immerso in un fluido senza forza di gravità. Man mano che il bebè cresce, però, aumentando di volume, lo spazio all’interno dell’utero si riduce: il bambino ha così meno possibilità di muoversi. Egli si colloca quindi in una posizione dalla quale più di tanto non si può muovere o girare. Di solito questa posizione è definitiva al nono mese di gravidanza e prevede che il bimbo si trovi a testa in giù (presentazione cefalica). A volte, invece, il feto si incastra nell’utero in una posizione diversa, presentandosi così all’ingresso del canale del parto (le strutture attraversate dal bebè per nascere) di spalla, di piedi, di sederino o con il braccino.
Le cause più frequenti di presentazioni anomale sono:
- la forma irregolare del bacino materno;
- il parto gemellare;
- il parto prematuro, che avviene cioè quando il feto non ha ancora avuto il tempo di girarsi correttamente.
Si accerta con una visita
Al ginecologo basta una semplice visita per accertare quale parte del corpo del bimbo apparirà per prima alla nascita. Il momento migliore per fare questa verifica è a travaglio avviato oppure alla rottura del sacco amniotico, quando è iniziata la dilatazione del collo (la parte inferiore) dell’utero: il ginecologo riesce tastare direttamente con le dita la parte del bebè più esterna. Di norma il bebè si presenta di testa (posizione cefalica). Altre presentazioni meno diffuse sono quella fronte-faccia, di piedi o sederino (podalica) o di spalla. A seconda della posizione in cui si presenta il nascituro, il ginecologo decide se farlo nascere con il parto naturale oppure se procedere con il cesareo, se ci sono rischi per la sua salute. Si procede con il parto naturale quando il bebè si presenta di testa (la posizione migliore), con il cesareo se si presenta di spalla. In caso di presentazione podalica, si decide valutando caso per caso, perché in questo caso il parto implica un’assistenza particolare, dato che l’espulsione del bimbo richiede manovre di trazione che possono danneggiare delle zone nervose o provocare lussazioni.
Cefalica
È la presentazione più diffusa: si riscontra, infatti, nel 95 per cento dei casi. Si determina quando è la testa (occipite) del bambino a progredire per prima nel canale del parto. La presentazione cefalica si suddivide in presentazione di fronte e di faccia, in base al grado di deflessione, cioè di piegamento, della testa del bimbo.
Posizione Fronte-faccia
Si ha quando la parte presentata è la zona superiore del viso del bambino, cioè la fronte oppure la faccia. Questo tipo di presentazione può provocare complicazioni durante il parto, perciò nella maggior parte dei casi si procede con il taglio cesareo. In questo caso è possibile che il bambino nasca con il visino arrossato e un po’ gonfio, a causa della differenza di pressione presente tra la cavità dell’utero e l’esterno. Tali arrossamenti scompaiono naturalmente entro 48 ore, non è il caso, quindi, di preoccuparsi.
Posizione Podalica
Questo tipo di presentazione si verifica nel 3-5 per cento dei casi e avviene quando le parti del corpo del feto che si presentano per prime nel canale del parto sono il podice, cioè il sederino, o gli arti inferiori, cioè i piedini o le ginocchia. La posizione è longitudinale, come nella presentazione cefalica, ma opposta a quest’ultima: il bimbo, cioè, non è a testa in giù. In questo caso si ricorre quasi sempre al parto cesareo per evitare lesioni al bambino. Se il bimbo è piccolo o la mamma ha avuto altri parti, il ginecologo può decidere di procedere ugualmente con il parto per via naturale.
Come si individua
La posizione podalica del bebè viene, di norma, individuata tramite l’ecografia eseguita di routine nell’ultimo trimestre. Un’ulteriore conferma avviene durante il travaglio: infatti, tra l’ultima ecografia e il momento del parto il bimbo può muoversi cambiando ancora posizione. In caso di dubbi, il ginecologo può far eseguire un’ ecografia al momento del travaglio. Quando è possibile correggerla In alcuni casi è possibile far cambiare posizione al bebè: tra la 34a e la 36a settimana di gestazione, quando c’è ancora abbastanza liquido amniotico da consentire una manovra che fa spostare il bambino di 180 gradi, facendogli assumere, quindi, la posizione cefalica. Se la manovra riesce, difficilmente il feto tornerà in posizione podalica, anche perché il liquido amniotico scarso e lo spazio ridotto non gli permettono più di muoversi. Lo spostamento del bambino avviene per mezzo di manovre effettuate dal ginecologo sull’addome della mamma.
Posizione Di spalla
Si tratta di una presentazione molto rara. Quando si verifica, il ginecologo può procedere con una manovra al fine di far cambiare posizione al bambino oppure decidere direttamente di ricorrere al parto cesareo. L’ideale è riuscire a spostare il bimbo in posizione longitudinale, poiché quando la presentazione è di spalla significa che il feto è disposto trasversalmente rispetto all’utero, cosicché la parte presentata all’ingresso del canale del parto (le strutture attraversate dal bebè per nascere), la spalla del bambino, impedisce il parto naturale. Secondo procidenza d’arto si verifica spesso come conseguenza della presentazione di spalla. In questo caso può succedere che, dopo la rottura del sacco amniotico, un arto del bambino si infili nel canale del parto. Anche in questo caso, di norma, si procede con il taglio cesareo.