Argomenti trattati
La donazione del cordone ombelicale rappresenta un gesto importantissimo, in grado di salvare tante vite. Eppure, sono ancora poche le donne che decidono di compierlo. Molte scelgono la conservazione per uso personale, che secondo molti esperti è “inutile”. Lo rivelano i dati raccolti dal Centro nazionale trapianti, presentati nelle scorse settimane durante un’audizione in Commissione igiene e sanità del Senato.
Una miniera di cellule
Il sangue prelevato dal cordone ombelicale contiene cellule staminali emopoietiche, cellule indifferenziate in grado di produrre globuli bianchi, globuli rossi, piastrine e, di conseguenza, nuovo sangue. Per questo motivo, donare il cordone ombelicale può significare dare nuova speranza a bambini e persone affetti da malattie del sangue o del midollo osseo.
La conservazione privata è a pagamento
Secondo i dati raccolti, nel 2010 fra le 10 e le 16 mila gestanti hanno deciso di conservare a uso personale il cordone ombelicale del proprio figlio. In che modo? Depositandolo, a pagamento, presso banche estere. Questa pratica, infatti, non è contemplata dal servizio sanitario pubblico italiano e non è ammessa in Italia. A donare a fini solidaristici il cordone, invece, sono state 20 mila donne.
Non ha giustificazioni scientifiche
“Conservare per uso autologo non ha senso. Non esiste una letteratura scientifica su trapianti di sangue cordonale che sia rappresentativa in termini numerici” ha spiegato Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti. Del resto, nel momento in cui compare una malattia, non avrebbe senso utilizzare cellule provenienti dallo stesso sangue che hanno prodotto quella malattia. Al contrario, la donazione può salvare la vita a migliaia di persone.