In Italia i cesarei sono troppi e calano le nascite

Roberta Raviolo A cura di Roberta Raviolo Pubblicato il 06/11/2020 Aggiornato il 13/11/2020

I parti cesarei sono troppi nel nostro Paese, calano le nascite e l’età media delle mamme sale. I dati nell’ultima relazione del ministero della Salute

In Italia i cesarei sono troppi e calano le nascite

Oltre un terzo del totale, per la precisione il 33,7 per cento di tutte le nascite. I parti cesarei sono troppi, secondo il più recente Rapporto annuale sull’evento nascita in Italia – CeDAP, che ha analizzato, tra l’altro, il fenomeno del ricorso al taglio cesareo attraverso l’analisi di come avvengono i parti nelle varie Regioni italiane, in base alla classificazione Robson, raccomandata come standard di valutazione dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Mamme “attempate” e troppi cesarei

L’età in cui le donne mettono al mondo il primo figlio varia tra le Regioni ma in media le donne italiane hanno 32.8 anni quando diventano mamme per la prima volta, mentre le straniere partoriscono il primo figlio in media a 28,3 anni. I dati del rapporto riconfermano anche l’eccessivo ricorso all’espletamento del parto per via chirurgica. In media, nel 2016 il 33,7% dei parti è avvenuto con taglio cesareo, con notevoli differenze regionali che comunque evidenziano che in Italia vi è un ricorso eccessivo all’espletamento del parto per via chirurgica. Rispetto al luogo del parto si registra un’elevata propensione all’uso del taglio cesareo nelle case di cura accreditate, in cui si registra tale procedura in circa il 50,9% dei parti contro il 31,7% negli ospedali pubblici. Il parto cesareo è più frequente nelle donne con cittadinanza italiana rispetto alle donne straniere: si ricorre al taglio cesareo nel 27,8% dei parti di madri straniere e nel 35,4% dei parti di madri italiane.

Il parere dell’Organizzazione mondiale della sanità

Rispetto alla precedente rilevazione, che si riferisce al 2011 e che aveva registrato un 36,7 per cento, i tagli cesarei sono scesi Nel nostro Paese insomma i parti cesarei sono troppi: stando ai dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità, la percentuale dovrebbe essere compresa tra il 10 e il 15 per cento. Nel nostro Paese, invece, l’incidenza è più del doppio. Il cesareo è una modalità di parto operativo che è regolato anche da Linee guida nazionali, sicuramente da effettuare in alcune circostanze, per esempio quando il feto è in sofferenza oppure non si trova nella posizione corretta, con il capo rivolto verso il canale vaginale della madre.
Queste situazioni costituiscono però al massimo il 15 per cento suggerito dall’Oms, in alcuni casi si aggiungono le richieste esplicite della madre, l’età avanzata, ma si è comunque molto lontani dalle elevate percentuali del nostro Paese.
Tra le Regioni italiane ci sono alcune disparità, ma i parti cesarei sono troppi soprattutto al Sud, per esempio in Campania dove quasi due parti su tre avvengono con questa modalità. Seguono Sicilia e Puglia, mentre il Nord-Est è quello dove le nascite avvengono più spesso per via naturale. Nelle cliniche private i cesarei sono molto più frequenti che negli ospedali pubblici.

Una scelta non sempre necessaria

Se effettuato in base a una precisa scelta medica, il taglio cesareo contribuisce effettivamente a limitare la mortalità materna e neonatale. Un tasso di tagli cesarei superiore al 10 per cento, sempre secondo l’Oms, non comporta una riduzione di questa eventualità, quindi non ha senso che sia praticato. È inoltre importante che le donne siano consapevole che il cesareo è pur sempre un intervento chirurgico e, come tale, non è privo di rischi e di complicanze che possono essere gestite con difficoltà soprattutto nei centri meno attrezzati. Inoltre possono influenzare anche le gravidanze successive, che spesso devono concludersi con un altro cesareo. È insomma che le gestanti sia rese consapevoli del fatto che in Italia i cesarei avvengono troppo spesso. Inoltre è indispensabile organizzare la rete delle nascite per fornire questo servizio solo alle donne che ne hanno effettivamente bisogno.

 

 
 
 

Da sapere!

Secondo un recente studio svolto dall’Università di Cambridge, il parto cesareo impoverisce il microbiota dei neonati, la popolazione di batteri buoni che difende dalle infezioni.

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