Morire di parto: tocca a oltre 300mila donne all’anno

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 05/10/2016 Aggiornato il 05/10/2016

Sono inaccettabili i numeri relativi alle morti di parto, nonché quelli dei decessi dei bimbi. Gli esperti si interrogano sui perché e cercano soluzioni perché non sia più possibile morire di parto

Morire di parto: tocca a oltre 300mila donne all’anno

Ogni anno nel mondo 303mila donne muoiono durante la gravidanza e il parto, mentre 2,7 milioni di bambini muoiono nei primi 28 giorni di vita e 2,6 milioni nascono morti. Nella maggior parte dei casi, si potrebbe evitare di morire di parto solo migliorando le cure e l’assistenza: lo rivela l’Organizzazione mondiale della sanità. Purtroppo, spesso, questi decessi – unitamente a quelli dei neonati – non vengono denunciati e quindi il sistema sanitario non riesce a prendere provvedimenti efficaci e tempestivi. La mortalità materna, secondo le stime, potrebbe infatti essere sottostimata fino al 30% nel mondo e del 70% in alcuni Paesi.

La presa di posizione dell’Oms

Per capire perché ogni anno nel mondo è ancora possibile morire di parto l’Oms ha pubblicato 3 documenti:

  • uno sul sistema di classificazione dei decessi, in modo da collegare le condizioni della futura mamma, come la presenza di patologie della gravidanza, alle morti durante il parto,
  • un altro su come analizzare le morti, per implementare possibili soluzioni,
  • un terzo documento per rinforzare i processi di revisione della mortalità materna in ospedali e cliniche.

In Italia una morte alla settimana

Secondo il Sistema di sorveglianza mortalità materna dell’Istituto superiore di sanità, in Italia ogni anno circa 50 donne muoiono di parto. Numeri in media con Regno Unito e Francia, che confermano che l’Italia è tra i Paesi con la più bassa mortalità materna al mondo. Nei Paesi socialmente avanzati la media è di 20 su 100mila, mentre il dato migliore è quello dei Paesi Bassi (6).

Le cause più frequenti

Emorragia post partum (copre il 52% dei casi), ipertensione in gravidanza (19% dei casi di decessi in Italia, 14% nel mondo), tromboembolia (10% dei casi). Altri fattori di rischio: età avanzata (il rischio di mortalità materna è quasi 3 volte superiore nelle donne sopra i 35 anni), obesità, sepsi (una grave infezione), complicazioni di gravidanze indotte da tecniche di procreazione assistita. 

 

 
 
 

lo sapevi che?

Secondo l’Istituto superiore di sanità, il 50% delle morti per parto è evitabile seguendo con attenzione le gravidanze a rischio e migliorando le procedure di gestione delle emergenze, in primo luogo le emorragie.

 

 

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Calcola le settimane di gravidanza

Calcola la data presunta del parto

Calcola il peso del feto

Calcola la lunghezza del feto

Scegli il nome del tuo bambino

Controlla i valori Beta HCG

Le domande della settimana

Integrazione di progesterone dopo la 12^ settimana: è pericoloso sospenderla?

14/07/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Nel secondo trimestre la placenta provvede abbondantemente a produrre gli ormoni utili alla gravidanza, quindi non sono più necessari apporti esterni.   »

Pianto poco vigoroso alla nascita: c’è da preoccuparsi?

14/07/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Antonella Di Stefano

Se il neonato si attacca al seno con vigore e dai controlli effettuati alla nascita e nelle settimane successive non emerge nulla di anomalo, non è opportuno attribuire una valenza importante al fatto che subito dopo il parto il suo pianto sia stato flebile.   »

IgG e IgM in relazione alla toxoplasmosi: cosa esprimono?

07/07/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Fabrizio Pregliasco

Gli anticorpi IgG positivi segnalano che in passato ci si è ammalate di toxoplasmosi (quindi si è immunizzate), mentre gli anticorpi IgM positivi indicano che tale infezione è in corso (o comunque è stata sviluppata di recente). Se entrambi i tipi risultano negativi vuol dire che non si è immuni.   »

Fai la tua domanda agli specialisti