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Il parto in acqua è una valida alternativa al parto tradizionale: avviene in una vasca piena di acqua in cui la partoriente può muoversi a suo piacimento e garantisce un parto più dolce e meno traumatico per il neonato. Grazie all’azione dell’acqua calda, anche la mamma sente meno dolore durante il travaglio, ma non è l’unico vantaggio di questo tipo di parto: spesso, infatti, la nascita avviene in tempi più rapidi e si riduce la necessità di ricorrere all’episiotomia.
Non tutte le donne, però, possono scegliere il parto in acqua: ci sono delle controindicazioni di cui è obbligatorio tenere conto per non mettere a rischio la salute di mamma e bambino. La Dottoressa Laura Trespidi, specialista in ostetricia e ginecologia presso la Clinica Mangiagalli di Milano, ci ha fornito alcuni utili indicazioni su come affrontare la scelta in maniera consapevole.
Come funziona
Dal punto di vista pratico, durante le fasi del travaglio e del parto in acqua la partoriente si trova parzialmente immersa in una vasca piena di acqua riscaldata a circa 37 gradi. In genere il parto in acqua viene proposto in ospedali attrezzati, in cui le condizioni di mamma e bambino possono essere costantemente monitorate grazie ad appositi strumenti che possono essere usati senza limitare i movimenti della partoriente.
Il momento ideale per entrare in acqua è quando inizia il travaglio attivo e la partoriente presenta una dilatazione del collo dell’utero di circa 3-5 cm. Per assecondare le contrazioni, la donna può rimanere seduta, in ginocchio, sdraiata, semi sdraiata oppure supina, sempre seguita da un’ostetrica a bordo vasca. Nella fase conclusiva del parto – se avviene in acqua – l’ostetrica asseconderà la risalita in superficie del neonato, che passa dal liquido amniotico all’acqua della vasca e viene posto sull’addome materno, con il corpo immerso nell’acqua fino alle spalle. La mamma può poi essere invitata a uscire dalla vasca per il secondamento.
La Dottoressa Laura Trespidi, specialista in ostetricia e ginecologia presso la Clinica Mangiagalli di Milano ci spiega: “Nel caso del parto in acqua non si può fare la peridurale, cioè non si può fare la parto analgesia. Tutto il travaglio viene quindi fatto in condizioni di respiro e di assistenza ma senza l’aiuto della peridurale. Il parto in acqua può essere sospeso, quindi si può uscire dall’acqua in qualsiasi momento la mamma lo richieda; se poi non volesse più proseguire con il parto in acqua può continuare con un travaglio e un parto normali fuori dall’acqua”.
È però necessario uscire dalla vasca, oltre che su esplicita richiesta della partoriente, se si presentano anomalie di qualsiasi tipo, come ad esempio liquido amniotico tinto di meconio, sanguinamento vaginale, marcato rallentamento del travaglio o difficoltà nel disimpegno della spalle.
Le caratteristiche della vasca
La vasca deve essere abbastanza grande per consentire alla futura mamma di muoversi e di assumere le posizioni che preferisce e ovviamente priva di spigoli o di parti che possano dar fastidio o ferire mamma e bambino, oltre che perfettamente igienizzabile. Dovrebbe inoltre essere possibile il ricambio dell’acqua perché durante il travaglio è normale che si verifichino emissioni di urina, sangue, feci e liquido amniotico.
Cosa indossare
Durante il parto in acqua, la futura mamma deve sentirsi comoda e a proprio agio. Potrà quindi indossare la parte superiore del costume oppure nulla del tutto. È utile inoltre avere asciugamani, un accappatoio e ciabatte per quando si esce dall’acqua.
I vantaggi del parto in acqua
Rispetto alle modalità più tradizionali, il parto in acqua sembra favorire una maggiore sensazione di benessere per la futura mamma e ha effetti positivi anche sul bambino. Tra i principali aspetti positivi ci sono:
- il calore e il fatto di essere immersi nell’acqua possono ridurre la tensione muscolare e accelerare la dilatazione della cervice uterina, spesso riducendo i tempi del travaglio
- l’immersione in acqua calda stimola la produzione di endorfine e attenua la sensazione di dolore
- in acqua aumenta l’elasticità del canale del parto e del perineo, riducendo la necessità di ricorrere all’episiotomia
- il parto in acqua aumenta la sensazione di controllo della donna sul proprio corpo
- l’acqua contribuisce a sostenere il peso del pancione, con sollievo della zone lombare
- l’umidità generata dall’acqua facilita una respirazione profonda e regolare
I vantaggi per il neonato
Al neonato il parto in acqua dona una nascita più dolce e meno traumatica, dal momento che passa dal liquido amniotico all’acqua della vasca, da cui esce lentamente. Il contatto pelle a pelle con la mamma, inoltre, avviene in un ambiente caldo e protetto, che ricorda la neonato il grembo materno.
Non solo: in acqua migliora la circolazione fetale e i primi sforzi respiratori sono facilitati dall’umidità ambientale, senza contare che l’acqua calda aiuta a mantenere la corretta temperatura del neonato.
Quando si può fare?
“Il parto in acqua è consigliato a tutte le donne che non abbiano delle patologie – spiega la Dottoressa Laura Trespidi – quindi che siano delle gravidanze fisiologiche e che arrivino a termine con bambini normopeso, che non abbiano loro stessi delle patologie.
La mamma non deve avere ipertensione, problematiche cardiologiche, nefrologiche o di altro tipo, pressione alta a fine gravidanza e neppure il sacco rotto o infezioni in corso. Se non c’è nulla di tutto questo, ben venga il parto in acqua, che ha l’azione di ridurre il dolore del travaglio e che quindi potrebbe essere indicato anche soltanto in questa fase, anche perché c’è un alleggerimento della pancia e in più l’acqua calda riduce proprio la componente dolore”.
Per chi è controindicato
Il parto in acqua è controindicato in tutti i casi in cui si temono possibili complicanze, in particolare in caso di:
- gravidanza gemellare
- placenta previa
- irregolarità nel battito cardiaco del feto
- presentazione podalica del bambino
- bambino troppo grande per l’età gestazionale
- perdite anomale di liquido amniotico
- patologie della mamma come diabete, nefropatie, preeclampsia, patologie cardiache o polmonari, malattie infettive
- febbre materna
- sanguinamento vaginale
Le strutture ospedaliere in cui si può fare il parto in acqua
Nemmeno il parto in acqua esclude la possibilità di complicazioni: per questo motivo è necessaria la presenza di personale specializzato che possa intervenire tempestivamente in caso di problemi.
Prima di scegliere dove effettuare il parto in acqua, è bene raccogliere tutte le informazioni possibili, ad esempio se il reparto ha un’area dedicata con ostetriche preparate per questo tipo di assistenza, se viene effettuato solo il travaglio in acqua o se anche la nascita del bimbo avviene nella vasca, se è possibile entrare e uscire liberamente dalla vasca.
In Italia ci sono molte strutture, sia pubbliche che private, che offrono la possibilità del parto in acqua, concentrate soprattutto al Centro-Nord. Il consiglio migliore è quello di informarsi presso gli ospedali più vicini in modo da poter effettuare una scelta consapevole.
Parto in acqua a Milano
- Ospedale San Giuseppe (Gruppo MultiMedica)
- Ospedale Niguarda – Grande Ospedale Metropolitano
- Clinica Macedonio Melloni (ASST Fatebenefratelli Sacco)
- Ospedale San Carlo Borromeo – ASST Santi Paolo e Carlo
- Ospedale San Paolo – ASST Santi Paolo e Carlo
- Policlinico – Clinica Mangiagalli (IRCCS Ca’ Granda)
- Ospedale San Raffaele
Parto in acqua a Roma
- Ospedale San Filippo Neri (ASL Roma 1)
- Ospedale dei Castelli – ASL Roma 6 (Ariccia/Pomezia)
- Clinica Villa Pia (Roma)
- Clinica Villa Margherita (Roma)
In breve
Il parto in acqua è un’alternativa a quello tradizionale, si può fare in caso di gravidanza fisiologica a termine con bambini normopeso senza patologie di alcun tipo. La mamma sente meno dolore durante il travaglio e la nascita avviene più rapidamente. In caso di ripensamenti della partoriente o di complicazioni si può sempre continuare con un parto naturale.