Argomenti trattati
Secondo gli esperti del Royal College of Surgeons, tra pochi anni ostetriche e chirurghi degli ospedali del Regno Unito non dovranno più essere necessariamente presenti in sala operatoria in caso di parto cesareo, dato che i robot, sempre più sofisticati e sicuri, potranno essere guidati anche dal personale di sala, che diventerà responsabile dell’esecuzione dell’operazione, eseguita oggi su circa una donna su quattro.
Robot in sala operatoria
Il rapporto redatto dagli specialisti inglesi evidenzia come i progressi nella chirurgia robotica saranno presto in grado di creare robot capaci di standardizzare una procedura per eseguire il parto cesareo. Professionisti altamente qualificati saranno formati per affrontare queste tecniche, anche se l’intervento avverrà sempre sotto la supervisione di un chirurgo. È fondamentale, precisano gli esperti, che questi progressi vengano introdotti in modo tale da garantire il massimo beneficio per la futura mamma e non mettano a rischio la sua sicurezza.
Importante il fattore umano
Il parto cesareo è l’intervento chirurgico più praticato nel genere femminile: in Italia è “responsabile” del 35% delle nascite ogni anno, una percentuale elevata (le Linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità parlano di un valore soglia del 15%), ma migliorata rispetto al passato. Sulla possibilità di usare un robot, restano scettici gli specialisti italiani, che sottolineano l’efficacia di un aiuto hi-tech in sala parto, ma anche l’importanza di salvaguardare il fattore umano in un momento così intimo e delicato come quello della nascita di un bambino.
Umanizzare anche il cesareo
Negli ultimi anni la comunità scientifica si sta adoperando per il cosiddetto “cesareo dolce”, una serie di misure che rendono questa procedura il più possibile simile a quella del parto naturale: per esempio presenza del padre in sala operatoria (in alcune strutture) e possibilità di favorire il contatto pelle-a-pelle con la mamma subito dopo la nascita.