Parto cesareo: Italia al primo posto in Europa

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 16/03/2015 Aggiornato il 16/03/2015

Con una quota pari al 36,3%, l’Italia è la prima nazione in Europa per ricorso al parto cesareo. Ecco perché

Parto cesareo: Italia al primo posto in Europa

L’Italia è il Paese europeo con il tasso più elevato di donne che partoriscono con il parto cesareo. Secondo le indicazioni dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), il tasso ideale di tagli dovrebbe attestarsi intorno al 15%. In Italia, la percentuale è più del doppio: in media 36 donne su 100 partoriscono per via non vaginale. Lo rivela il Report dell’Istat su Gravidanza, parto e allattamento al seno.

L’indagine su quasi 3 milioni di mamme

L’indagine è stata condotta sui dati del 2013 e ha riguardato 2,7 milioni di donne (di queste, il 18,2% era straniera) che hanno partorito nei cinque anni precedenti. Tanti gli spunti emersi, non solo relativi al parto cesareo.  Secondo l’analisi, nel nostro Paese la qualità dell’assistenza durante la gravidanza è buona. Basti pensare che ben il 94,3% delle gestanti si sottopone a una visita di controllo entro i primi tre mesi di gravidanza, come raccomandato dai protocolli nazionali. 

Troppe ecografie in gravidanza

Semmai si rischia più il problema opposto: un’eccessiva medicalizzazione della gestazione. Infatti, è in continua crescita il numero delle donne che fa più ecografie del necessario: il 37,6% del campione si è sottoposto ad almeno sette controlli ecografici nei nove mesi, contro il 23,8% del 2000 e il 28,9% del 2005. Invece, secondo le linee guida, è sufficiente un’ecografia per ogni trimestre della gravidanza.

Parti sempre più medicalizzati

Non va meglio al momento del parto, sempre più assistito. In che modo? Il 32% delle donne ha subito una rottura artificiale delle membrane, mentre il 34,7% l’episiotomia, il taglietto sul perineo che facilita l’uscita del bebè. Senza dimenticare che al 22,3% delle mamme è stata somministrata l’ossitocina per aumentare la frequenza e l’intensità delle contrazioni.

Le ragioni dell’aumento dei tagli

Alla luce di ciò, non dovrebbero stupire i numeri relativi al parto cesareo. Secondo il rapporto, nel 2013 il 36,3% ha partorito per via non naturale. Va detto che il taglio è utilissimo, ma dovrebbe essere praticato solo quando realmente necessario, per agevolare l’esito del parto per la mamma o per il bebè, perché non è immune da rischi. Perché allora è in aumento? Le ragioni sono tante. Ecco le più comuni.

1. Un ruolo molto importante è giocato dalla cosiddetta “medicina difensiva”, la medicina messa in atto dai medici per ridurre al minimo il rischio di processi e imputazioni a loro carico.

2. La sfiducia nella medicina di emergenza e di pronto soccorso.

3. La paura di soffrire durante il travaglio e il parto naturale.

4. La difficoltà, in alcune strutture, di ricevere l’analgesia epidurale.

5. L’età avanzata della mamma e il ricorso sempre più massiccio alla fecondazione assistita, due fattori che richiedono una certa cautela al momento del parto.

6. L’inadeguatezza di certe strutture.

 

 

 

In breve

SE POSSIBILE MEGLIO IL PARTO NATURALE

In condizioni normali, il parto naturale è preferibile al cesareo perché è meno rischioso sia per la mamma sia per il bebè. Inoltre, permette una ripresa più rapida per la donna, che non deve sopportare le conseguenze di un taglio e di una ferita chirurgica, e sembra donare al piccolo una maggiore capacità di adattamento alla vita.

 

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