La respirazione durante il travaglio

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 09/01/2015 Aggiornato il 26/01/2015

La respirazione della futura mamma, che è stata fondamentale durante il travaglio per recuperare le forze tra una contrazione e l’altra, diventa cruciale in questo momento, perché serve ad aiutare le spinte e a dare una sorta di coordinamento che ne aumenta la loro efficacia

Ostetrica: dal travaglio alla nascita, così “aiuta” la donna a partorire

Può essere molto utile mettere in pratica quelle tecniche di respirazione che si sono apprese durante i corsi di preparazione al parto, adattandole via via al ritmo delle contrazioni, che in questa fase si fanno decisamente più potenti e ritmiche.

La respirazione si esegue, in genere, respirando profondamente all’inizio della contrazione, poi inspirando profondamente dal naso e trattenendo brevemente il fiato durante le spinte, che possono essere più di una per una stessa contrazione (in genere, si consiglia di fare tante piccole apnee, di quattro-cinque secondi). Infine bisogna espirare dalla bocca. Queste sono però indicazioni molto generali e sarà l’ostetrica a “scandire il ritmo” più adatto per ciascuna donna.

Dopo l’uscita della testa del bambino, la mamma dovrà, sempre con l’aiuto della respirazione, trattenersi per alcuni secondi dal desiderio di spingere ancora, per lasciare che il resto del corpo (più piccolo rispetto alla testa, che è la parte più grossa del neonato) esca naturalmente per effetto delle contrazioni uterine, seguendo le indicazioni che vengono fornite dall’ostetrica. In questo modo è possibile evitare eventuali lacerazioni spontanee dei tessuti del perineo (la zona compresa tra la vagina e l’ano) che potrebbero essere provocate da un’espulsione troppo “decisa”.

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