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Il taglio cesareo, detto anche parto cesareo o solo cesareo, è un intervento chirurgico per far nascere il bambino attraverso un’incisione praticata sull’addome e sul tessuto uterino della donna.
Richiede l’anestesia e dovrebbe essere eseguito solo quando realmente necessario e quando non è possibile che il neonato venga al mondo per via vaginale. In realtà, in Italia il taglio cesareo si esegue un po’ troppo spesso, anche quando non è indispensabile, dimenticandosi che si tratta pur sempre di un intervento chirurgico con indicazioni precise, oltre che rischi.
Quando si ricorre al taglio cesareo
Il ricorso al taglio cesareo è regolato da precise indicazioni dell’Oms – Organizzazione mondiale della Sanità, condivise anche da linee guida nazionali del Ministero della Salute. Si suggerisce di eseguire il cesareo in alcuni casi, quando il parto per via vaginale potrebbe costituire un rischio per la donna e per il feto. Vediamo i diversi casi.
- Se la mamma ha un problema di salute, per esempio soffre di un disturbo cardiaco, oppure ha il diabete o la pre-eclampsia, complicazione della gravidanza caratterizzata da pressione arteriosa elevata, accumulo di liquidi nei tessuti e proteine nelle urine.
- Nel caso in cui il bimbo non si presenti in posizione cefalica, ossia con la testa rivolta verso il canale del parto, ma con il viso, un braccio, una spalla o i piedini.
- Se si verifica distocia, cioè un’improvvisa interruzione del travaglio una volta che si è avviato. In questo caso la dilatazione della cervice uterina, invece di progredire, si blocca.
- Quando c’è il sospetto di sproporzione feto-pelvica, ossia se il feto sembra essere eccessivamente grosso per transitare senza difficoltà nel canale vaginale materno.
- In caso di placenta previa, ossia se quest’organo si posiziona all’imbocco dell’utero bloccando letteralmente il passaggio del feto.
- Se la donna è in attesa di gemelli. In particolare, il taglio cesareo si deve eseguire se uno dei due non si presenta rivolto verso il canale vaginale con la testolina.
Nel caso in cui la donna abbia eseguito, prima di questo parto, altri cesarei, le indicazioni invitano i medici a un’attenta valutazione della situazione. Se non sembrano esserci rischi di complicazioni, si può provare a far nascere il piccolo con un parto naturale. È comunque sempre possibile intervenire con il cesareo in un secondo momento.
In Italia si eseguono troppi cesarei
Sulla base di queste indicazioni, solo 10-15 donne su 100 avrebbero realmente bisogno di sottoporsi al taglio cesareo per far nascere il bambino. Nel nostro Paese, la percentuale di cesarei è molto più alta e in generale l’Italia è una delle nazioni europee con il tasso più elevato di questo intervento chirurgico.
Secondo le stime del Ministero, negli ultimi anni la frequenza del parto cesareo è aumentata, arrivando circa al 33%. Questo valore è più elevato rispetto a quello di altri paesi europei, come il 21,5% di Inghilterra e Galles, il 17,8% della Spagna e il 15,9% della Francia. Ci sono disparità tra le Regioni italiani, da un minimo di 18,7% nella Provincia di Bolzano e un massimo di 53,4% in Campania nel 2000. I valori più elevati si riscontrano nelle cliniche private.
Come si procede
Solitamente, il parto cesareo è programmato alla 39a settimana di gravidanza. Non richiede particolari preparazioni, se non che si eseguano alcuni controlli per verificare lo stato di salute generale della donna prima dell’intervento. Sono quindi necessari esami del sangue, elettrocardiogramma, visita anestesiologica, verifiche che, del resto, fanno parte del normale iter di verifiche sanitarie della gravidanza. Dopo che è stata eseguita l’anestesia, il ginecologo procede con l’incisione dei tessuti addominali e uterini, per far venire alla luce il feto. Vediamo come si procede con le due tecniche più utilizzate.
Con l’incisione di Pfannenstiel si effettua un taglio orizzontale di 10-15 centimetri in corrispondenza della parte superiore del pube per estrarre dall’utero prima il bimbo e poi la placenta. Il ginecologo incide gli strati della parete addominale, il peritoneo viscerale che ricopre l’utero e la vescica, sposta la vescica stessa e un volta arrivato all’utero estrae il neonato. Utero e parete addominale vengono suturati a strati e la guarigione richiede una settimana circa. La durata dell’intervento con questo tipo di tecnica è di circa 45 minuti.
Il Metodo Stark o cesareo dolce prevede un’incisione con il bisturi di circa 2 centimetri sulla parete addominale, al di sopra del pube. Quindi il ginecologo allarga manualmente le pareti muscolari seguendo le linee naturali e porta alla luce il bambino, poi richiude l’utero con alcuni punti. La sutura dell’addome avviene soltanto a livello della fascia sovramuscolare, con tre punti di sutura in seta da rimuovere qualche giorno dopo. Il peritoneo viscerale e i muscoli addominali sono lasciati cicatrizzare in modo naturale. L’intervento con il Metodo Stark dura circa 30 minuti e anche i tempi di guarigione sono più rapidi.
Con entrambe le tecniche, il partner può assistere alla nascita del piccolo, che viene posto subito sul seno materno per favorire l’attaccamento.
Che tipo di anestesia per il taglio cesareo
Il cesareo si può eseguire sia con l’anestesia generale sia con la spinale.
- L’anestesia generale comporta la perdita dello stato di coscienza e si effettua iniettando l’anestetico in vena. È utile quando si interviene con urgenza, ma ha lo svantaggio di lasciare la mamma più spossata rispetto alla spinale e di richiedere tempi di recupero più lenti.
- L’anestesia spinale si sceglie in caso di cesareo programmato. Elimina la sensibilità al dolore dal bacino in giù con un’iniezione eseguita dall’anestesista a livello lombare, cioè nella parte bassa della schiena, attraverso un ago collegato a un catetere mentre la donna è su un fianco o seduta. Permette alla futura mamma di restare cosciente, assistendo “in diretta” alla nascita del bambino.
Tutti i rischi del cesareo
Il parto cesareo è un intervento chirurgico, quindi può esporre a rischi e complicanze in misura maggiore rispetto al parto per via vaginale. È importante essere consapevoli di questo, evitando di basarsi solo sul fatto che il cesareo elimina il dolore del parto.
Il cesareo ha un tasso di mortalità materna più elevato, con 4-10 casi di decesso ogni 10.000 parti cesarei rispetto a 1-2 casi su 10.000 parti vaginali. Il decesso può avvenire per infezioni, emorragie, tromboembolie e, anche se raramente, per complicanze anestesiologiche. Anche la mortalità neonatale nel taglio cesareo è stata osservata in 1.77 casi su 1000, mentre nel parto vaginale si calcolano 0.62 casi su 1000. Il neonato può andare più soggetto a lacerazioni della pelle, problemi delle ossa, difficoltà respiratorie rispetto a quanto avviene nei parti vaginali.
La donna può essere soggetta a lesioni della vescica, infezioni dell’endometrio e delle vie urinarie e tromboflebiti. Dopo uno o più tagli cesarei si verifica un aumento nella formazione di aderenze tra le strutture della pelvi, una maggiore incidenza di gravidanza extrauterina e un aumento dei distacchi di placenta. Il taglio cesareo, soprattutto se ripetuto, comporta un dolore post operatorio più intenso e una minore autonomia a domicilio.
Quando il taglio cesareo è in urgenza
Solitamente è programmato, ma qualche volta (secondo le stime in due casi su cinque) il taglio cesareo avviene in urgenza. In altre parole, non è possibile far nascere il bambino per via vaginale. Di conseguenza, anche se il travaglio era iniziato in modo spontaneo, è necessario effettuare l’anestesia (solitamente generale) e quindi procedere all’incisione dei tessuti addominali e uterini. Il cesareo d’urgenza può essere necessario quando:
- Il collo dell’utero smette di dilatarsi;
- Il feto non procede nel canale del parto;
- L’induzione del parto non funziona;
- Dal monitoraggio risultano anomalie della frequenza cardiaca del feto, che possono indicare uno stato di sofferenza;
- Si verifica rottura dell’utero, condizione che può causare emorragie e mancanza di ossigeno nel feto;
- Il feto durante il travaglio si presenta con il viso o con la fronte;
- Si verifica prolasso del cordone ombelicale, con il rischio che questo venga compresso dalla testa del bambino e quindi che il piccolo stesso resti senza ossigeno;
- La partoriente ha abbondanti perdite ematiche, dovute per esempio a distacco di placenta.
In caso di cesareo d’urgenza, la donna firma un documento con il consenso informato.
Le cure per la ferita del cesareo
Dopo il taglio cesareo, terminato l’effetto dell’anestesia, la donna può rimettersi in piedi e se non ci sono complicanze, le dimissioni avvengono dopo 4-5 giorni dal parto dopo una visita ginecologica di controllo. I punti della ferita vengono rimossi nel corso di questa visita o qualche giorno dopo.
- Il ginecologo fornisce tutte le indicazioni necessarie su come medicare la ferita a casa. Una volta eliminati i punti esterni, la ferita è perfettamente chiusa, ma può apparire ancora gonfia e di colore rosso scuro: con il passare del tempo, la cicatrice si noterà sempre meno, diventando quasi invisibile.
- Nella prima settimana dopo il parto, è bene pulire delicatamente la cicatrice con una garza sterile imbevuta di un disinfettante leggero diluito. Quindi si asciuga tamponando, senza strofinare, con un asciugamano morbido e pulito.
- È opportuno proteggere la ferita con una garza asciutta trattenuta da un cerotto per evitare che possa venire a contatto con i vestiti. Per i primi giorni la ferita non va bagnata, quindi è necessario evitare il bagno e la doccia per circa una settimana.
Nel caso compaiano arrossamenti o secrezioni di liquido giallastro provenienti dalla cicatrice è bene contattare il ginecologo perché potrebbe trattarsi di un’infezione.
Parto naturale dopo un cesareo
Dopo aver messo al mondo un bimbo con un cesareo, non è detto che un successivo parto debba avvenire così. Soprattutto se si ricorre al Metodo Stark, è possibile avere un parto naturale.
Si può tentare il parto naturale in occasione di una seconda gravidanza, anche se si deve essere preparati a un eventuale cesareo. Un parto naturale dopo il cesareo deve avvenire senza l’uso di ossitocina, una sostanza che si utilizza nel parto con induzione. Questa, infatti, potrebbe causare contrazioni intense e provocare la rottura dell’utero in corrispondenza della cicatrice dovuta al parto cesareo precedente.
Il cesareo si esegue ancora nei casi seguenti:
- dopo un precedente cesareo programmato, in cui quindi non c’è stato travaglio. Il collo dell’utero è, infatti, impreparato al travaglio e potrebbero rendersi necessarie molte ore per la dilatazione, con il rischio di rottura;
- se sono passati meno di due anni dal precedente cesareo o in caso di gemelli.
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In breve
Il taglio cesareo può essere programmato o eseguito in urgenza. È un vero e proprio intervento chirurgico, che si esegue solo se necessario e che può avere più complicanze rispetto al parto vaginale.
Fonti / Bibliografia
- https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1330_allegato.pdf
- I parti cesarei in Italia: andamenti e variabilità regionale
- Parto cesareo programmato: tutto quello che c'è da sapereIl parto cesareo programmato si effettua durante la 39° settimana: ecco a chi è indicato, come si esegue e la convalescenza.