Taglio cesareo: il rischio non aumenta iniziando a spingere prima

Roberta Camisasca A cura di Roberta Camisasca Pubblicato il 10/12/2018 Aggiornato il 10/12/2018

Anticipare le spinte del parto non influisce sul rischio di dover poi ricorrere al taglio cesareo. Ecco perché

Taglio cesareo: il rischio non aumenta iniziando a spingere prima

Un nuovo studio condotto dalla Washington University School of Medicine di St. Louis (Stati Uniti) fa luce su uno dei quesiti più frequenti tra le future mamme: quando iniziare a spingere durante il parto? Secondo gli autori dell’indagine, cominciare con anticipo rispetto ai consigli del ginecologo non aumenta i rischi di ricorrere al taglio cesareo. Al contrario, diminuisce del 40% i rischi di emorragia e del 30% i pericoli di infezioni successive.

L’esperimento su 2.400 partorienti

Realizzata su 2.400 mamme al primo parto, l’indagine ha diviso le volontarie in due gruppi: il primo è stato invitato a spingere al momento della dilatazione completa della cervice uterina – come è naturale quando le donne non ricevono l’anestesia locale – l’altro un’ora dopo. Le partorienti che hanno spinto prima non hanno evidenziato alcun rischio di aumento di taglio cesareo, al contrario sono risultate più protette dai pericoli di emorragie e infezioni.

Ridurli  al necessario

Lo studio si inserisce in un filone di ricerche atte a trovare soluzioni e strategie per ridurre il ricorso a cesarei non necessari. Negli Stati Uniti, come in Italia, l’utilizzo di questa procedura è ancora troppo elevato, superando la soglia raccomandata dall’Organizzazione mondiale della sanità, che raccomanda di non eseguire più di un parto con taglio cesareo su 7 (15%).

Italia maglia nera

Oggi nel nostro Paese il 34% circa dei parti avviene con taglio cesareo. Sono dati in miglioramento rispetto agli anni precedenti, grazie alla corretta informazione delle donne negli ospedali, nei servizi territoriali e nei consultori familiari. Tuttavia, il ricorso resta ancora troppo elevato: i motivi sono diversi, in primis l’aumento dell’età media della mamma, con connesso aumento di malattie come endometriosi e fibromi uterini, ma anche problemi di fertilità, che spesso impongono il ricorso alla procreazione medico assistita, che aumenta la propensione a un cesareo programmato.

 
 
 

Lo sapevi che?

L’Associazione O.N.Da ha dimostrato che più della metà dei cesarei richiesti dalle donne avviene per paura del dolore del travaglio.

 

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Calcola le settimane di gravidanza

Calcola la data presunta del parto

Calcola il peso del feto

Calcola la lunghezza del feto

Scegli il nome del tuo bambino

Controlla i valori Beta HCG

Le domande della settimana

Quale latte a 13 mesi se si smette di allattare al seno?

10/11/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Giorgio Longo

Dopo l'anno di vita si può tranquillamente offrire il latte vaccino, meglio in tazza per evitare che il bambino ne assuma troppo.   »

Mutazione MTHFR: bisogna assumere eparina e cardioaspirina quando inizia una gravidanza?

04/11/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Augusto Enrico Semprini

La mutazione MTHFR non influisce in modo negativo sulla gravidanza e non richiede cure particolari a salvaguardia della gestazione.   »

Benzodiazepine in 34^ settimana di gravidanza: ci sono rischi?

03/11/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

È di gran lunga preferibile sospendere l'assunzione del Lorazepam prima del parto, in quanto il nascituro potrebbe andare incontro a crisi di astinenza della durata di circa 48 ore, proprio come accade per gli adulti. Ma l'alternativa c'è: è rappresentata dalla Quetiapina sicura in gravidanza e anche...  »

Broncospasmo in un bimbo di 3 anni: conviene fare il vaccino antiinfluenzale?

27/10/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Giorgio Longo

La vaccinazione antiinfluenzale non è responsabile di broncospasmi. Le “bronchiti asmatiformi” ricorrenti sono tipiche dell’età prescolare, dell’età della socializzazione, quando i bambini inevitabilmente si passano uno con l’altro i virus di stagione (fondamentali per far maturare il bagaglio di difese...  »

Fai la tua domanda agli specialisti