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È tutto italiano e il più efficace al mondo il G-test, basato su un prelievo di sangue, che garantisce una bassissima percentuale di “falsi allarmi”, superando, così, quattro aziende mondiali che eseguono il test non invasivo prenatale (Nipt). il G-test, messo a punto dai ricercatori del Bioscience genomics, spin off dell’Università di Roma Tor Vergata, è risultato, infatti, il migliore screening prenatale. L’affidabilità è data dal fatto che la nuova metodica è stata testata, verificando i risultati ottenuti attraverso un loro monitoraggio. Sono stati eseguiti oltre 600 mila test, molti pubblicati su note riviste scientifiche.
L’alternativa all’amniocentesi
Le percentuali di affidabilità del test sono molto alte: 99,17% per la Trisomia 21 (più nota come sindrome di Down) e addirittura 100% per la Trisomia 13. Si registra una bassissima percentuale di falsi positivi (0,05% e 0,04%) che evita alle donne incinte di sottoporsi inutilmente a esami invasivi come l’amniocentesi. Il G-test, inoltre, permette l’analisi delle variazioni nel numero e i cromosomi sessuali, delle Trisomie 9, 16 e 22, e di altre 9 sindromi.
Non solo problemi ereditari
“È importante conoscere tempestivamente la presenza di condizioni genetiche che non vengono ereditate da uno dei due genitori ma che si verificano in maniera casuale e che possono colpire chiunque nella popolazione generale – spiega il professor Giuseppe Novelli, rettore dell’Università e specialista in Genetica umana -. Nella maggior parte dei casi si tratta di malattie associate a disabilità mentali o fisiche, immunodeficienze, anomalie cardiache, convulsioni, disturbi ormonali”.
Dalla decima settimana di gravidanza
Il G-test può essere effettuato a partire dalla decima settimana di gravidanza. “Nel giro degli ultimi due anni il numero delle amniocentesi è crollato del 70% – spiega Massimo Giovannini, direttore del Dipartimento materno infantile della Asl Roma 3 – e , a differenza del G-test, l’amniocentesi è possibile solo dopo la 15-18a settimana”.