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I disturbi del terzo trimestre di gravidanza sono quasi tutti dovuti all’aumento delle dimensioni del feto e, di conseguenza, anche del pancione. La pressione che l’addome voluminoso esercita su schiena e pelvi, infatti, possono causare stanchezza, crampi, stimolo frequente a fare pipì e non solo. In questo servizio passiamo in rassegna i più comuni disturbi del terzo trimestre di gravidanza. Non è detto che ogni gestante avverta tutti i sintomi elencati e con la stessa intensità. È però importante parlare subito con il proprio ginecologo se i normali disturbi diventano malesseri. Vediamo, caso per caso, come comportarsi.
Crampi a gambe e polpacci
Tra i disturbi terzo trimestre gravidanza, si possono annoverare i crampi. Questi si presentano come fitte improvvise, dolorose e simili a veri e propri “morsi”, che colpiscono soprattutto gli arti inferiori, in modo particolare ai polpacci e si verificano durante le ore notturne. Possono essere così dolorosi da provocare il risveglio. La causa dei crampi in gravidanza è la carenza di alcuni minerali, soprattutto il potassio e il magnesio, che regolano l’attività nervosa e muscolare. Durante la gestazione, infatti, il feto in crescita sottrae sostanze nutritive all’organismo materno, per utilizzarle per la propria crescita.
Che cosa fare?
- Per prevenire la comparsa dei crampi in gravidanza, è importante che la gestante si procuri i minerali dei quali potrebbe essere carente. L’alimentazione quotidiana deve comprendere adeguate quantità di civi ricchi di potassio, come pomodori, melone, pesche, albicocche, kiwi, insalate ben lavate. Il magnesio si può trovare nella frutta a guscio, nei cereali integrali, nei legumi, negli ortaggi a foglia verde come spinaci, bietole, erbette;
- Inoltre è bene assumere una adeguata quantità di acqua ogni giorno, per fluidificare il sangue e migliorare la circolazione periferica;
- Se i crampi si presentano spesso e sono fastidiosi, è opportuno parlare con il ginecologo. Durante le analisi del sangue di routine, si può effettuare il dosaggio degli elettroliti nel sangue ricorrendo, se necessario, a un’integrazione sotto controllo del medico;
- Per alleviare il crampo quando si presenta, è possibile eseguire esercizi specifici. Per il polpaccio, per esempio, è utile: sollevare la gamba verso l’alto e tirare con le mani la pianta del piede in direzione del ginocchio. Per le dita del piede, afferrare con le mani le dita dei piedi e spingerle verso l’alto, facendole distendere. Per la coscia aiuta sollevare la gamba verso l’alto, facendo presa con le mani sul tallone del piede corrispondente.
Bruciori di stomaco
I bruciori di stomaco, chiamati anche pirosi gastrica, in gravidanza si manifestano con una sensazione di dolore urente in corrispondenza della parte alta dello stomaco. Questo fastidio è dovuto all’effetto del progesterone, un ormone che resta costantemente alto durante la gravidanza.
Il progesterone rallenta il processo digestivo, quindi il contenuto gastrico resta più a lungo nello stomaco. Inoltre, in questa fase della gravidanza il reflusso è favorito dal peso dell’utero, che grava sullo stomaco e ne rende difficile lo svuotamento. Soprattutto dopo i pasti, se la gestante assume una posizione semisdraiata, il rigurgito risale dallo stomaco all’esofago ed essendo ricco di acidi gastrici provoca una intensa sensazione di bruciore.
Che cosa fare?
- Mangiare spesso piccole quantità di cibo: porzioni ridotte si digeriscono più in fretta e facilmente, riducendo anche la quantità di acido cloridrico prodotto e, di conseguenza, il bruciore;
- Evitare gli alimenti che aumentano ulteriormente l’acidità dei cibi, per esempio agrumi, aceto, peperoncino e spezie piccanti;
- Limitare le quantità di cibo riduce anche la produzione di acido cloridrico necessario per la digestione. Quando si manifesta il bruciore, poi, basta ingerire un piccolo boccone per “riempire” lo stomaco e contrastare l’acidità;
- Non bere alcolici: questo consiglio va assolutamente seguito, in gravidanza, per due motivi. Il primo è che l’alcol svolge un effetto irritante sulla mucosa gastrica. Il secondo, forse più importante, non è collegato con la pirosi ma con la salute del bambino, in quanto l’alcol è gravemente tossico per il sistema nervoso del feto:
- Evitare il fai da te con i farmaci: prima di assumere qualsiasi sostanza antiacida, si deve parlare prima con il ginecologo, perché anche la sostanza apparentemente più innocua può avere effetti collaterali. Un esempio è la liquerizia: è vero che esercita un’azione antiacido, ma può favorire un aumento della pressione arteriosa, che in gravidanza è pericolosa;
- Provare una tisana digestiva: contro i bruciori di stomaco può essere utile bere un infuso o una tisana a base di verbena, camomilla, cinnamomo, tiglio, malva, genziana e artemisia. Si prepara versando un cucchiaino da tè di una di queste erbe in una tazza d’acqua bollente e lasciando riposare per 10-15 minuti. Quindi si filtra e si beve. Esistono anche i preparati fitoterapici con queste erbe, in forma di gocce o compresse. In questo caso, però, la concentrazione è maggiore e quindi è bene prima parlarne con il ginecologo.
Il rimedio dolce
Per prevenire i bruciori di stomaco può essere utile bere un infuso o una tisana a base di verbena, camomilla, cinnamomo, tiglio, malva, genziana e artemisia. Si preparano versando un cucchiaino da tè di una di queste erbe in una tazza d’acqua bollente e lasciando riposare per 10-15 minuti prima di filtrare e poi bere. In commercio si trovano anche preparati che combinano le diverse erbe: in genere, si assumono in gocce o compresse, secondo i dosaggi prescritti dal medico o dal ginecologo.
Contrazioni preparatorie
Nel terzo trimestre di gravidanza può capitare di accorgersi che l’addome assume una consistenza dura e una forma appuntita. Non compare dolore, ma la donna può preoccuparsi e pensare che si tratti dell’inizio del travaglio. Sono invece le contrazioni di Braxton-Hicks o contrazioni preparatorie, non dolorose, finalizzate a preparare l’organismo della gestante al travaglio. Durano una ventina di secondi, quindi scompaiono spontaneamente. Non tutte le donne le avvertono e possono anche esserne soggette in una gravidanza e in quella successiva no e viceversa.
Che cosa fare?
- Per le contrazioni di Braxton-Hicks non occorre fare nulla di particolare perché si tratta di un fatto normale nel terzo trimestre;
- Se oltre alla contrazione compaiono dolore e perdite di sangue, è bene contattare subito il ginecologo oppure recarsi a un pronto soccorso ginecologico.
Gambe gonfie alla fine della gravidanza
Un altro disturbo tipico degli ultimi mesi di gravidanza sono i gonfiori agli arti inferiori, localizzati soprattutto a piedi, caviglie e gambe, ma anche alle mani e al viso. I gonfiori, o edemi, sono causati dalla ritenzione di liquidi all’interno dei tessuti, per gli elevati livelli di estrogeni e progesterone durante l’attesa.
Questi ormoni rendono più permeabili e sottili le pareti dei vasi sanguigni, con la conseguenza che i plasma (la parte liquida del sangue) fuoriesce dal canali venosi e si deposita a livello del tessuto adiposo, lo stato di grasso sottopelle, causando la fastidiosa sensazione di gonfiore. Questa manifestazione è resa più intensa e fastidiosa anche dal volume dell’utero: questo comprime la vena cava inferiore ostacola il ritorno venoso, ossia il riflusso del sangue dalle gambe al cuore, favorendo così il ristagno.
Avere la sensazione di gambe gonfie alla sera è normale, mentre è bene parlare con il ginecologo se si è soggette a questa manifestazione al mattino. Potrebbe infatti essere il segnale di pressione alta, uno dei segnali della pre-eclampsia.
Che cosa fare
- Non mantenere a lungo la stessa posizione, non restando troppo in piedi ma nemmeno sedute e in modo particolare non a gambe accavallate, posizione che ostacola ulteriormente il ritorno venoso;
- Cercare di muoversi un po’ durante il giorno, con camminate, cyclette, nuoto per gestanti, ginnastica dolce;
- Dormire con le gambe sollevate per favorire il ritorno venoso. Lo stesso consiglio vale per quando si è sedute;
- Assumere una adeguata quantità di liquidi, per rendere il sangue più fluido in modo che possa circolare meglio;
- Indossare calzature comode, non troppo strette, con un rialzo di qualche centimetro nella parte del tallone, per sostenere la camminata ed esercitare una spinta naturale nella zona posteriore del piede.
Bisogno di urinare spesso
La necessità di correre spesso a fare pipì è tra i classici disturbi terzo trimestre gravidanza. In questo periodo, però, non è più legato soltanto alla maggiore concentrazione di ormoni come relaxina e progesterone, che rendono i muscoli e i nervi più rilassati. Nel terzo trimestre, il volume dell’utero è notevole ed esercita quindi una pressione sulla vescica. Non appena questo organo si riempie con un po’ di urina, le pareti della vescica ricevono uno stimolo esattamente come se la quantità fosse molte e sopravviene l’urgenza di fare pipì.
È importante sapere che è una manifestazione normale, ma attenzione se, insieme con il più frequente stimolo alla minzione, si avverte anche più sete e la quantità di urina aumenta. Potrebbe trattarsi di un segnale di diabete gestazionale, che le periodiche analisi del sangue e delle urine potranno mettere in luce. D’altra parte, non si deve commettere l’errore di bere meno: per l’idratazione di tutto l’organismo è necessario assumere una adeguata quantità di liquidi ogni giorno.
Che cosa fare
- Appena si avverte il bisogno di urinare, cercare subito una toilette per evitare perdite involontarie;
- Indossare salvaslip o assorbenti (da cambiare spesso per evitare il rischio di infezioni) per non bagnare la biancheria intima;
- Eseguire esercizi per irrobustire il pavimento pelvico, l’insieme dei muscoli che sostengono vescica, utero e intestino. Sono utili per l’incontinenza in questa fase della gravidanza e anche durante e dopo il parto. Cinque minuti tutti i giorni sono sufficienti. Le ostetriche del corso di preparazione al parto possono insegnarli, ma due esercizi efficaci e semplici sono i seguenti. Contrarre e rilasciare in modo alternato i muscoli della vagina, cercando di stringere un assorbente interno. Altrettanto utile e semplicissimo è fare la pipì “a intermittenza”: si inizia a urinare, si interrompe per qualche secondo e poi si riprende, per due o tre volte.
Vertigini e cali di pressione
Avere la sensazione di giramenti di testa, con conseguente timore di cadere, è abbastanza comune nelle ultime fasi della gravidanza. L’organismo, infatti, da molti mesi ormai è soggetto a un vero e proprio superlavoro per soddisfare le esigenze del feto.
Aumenta la quantità di sangue in circolo, con conseguente superlavoro per il cuore e per i polmoni. La pressione sanguigna e la glicemia (ossia il livello di zuccheri nel sangue) tendono a calare e tutto questo favorisce la sensazione di capogiri e vertigini.
Inoltre, come abbiamo visto parlando anche del gonfiore agli arti inferiori, la circolazione sanguigna è rallentata e, di conseguenza, al cervello giunge meno ossigeno e meno sostanze nutrienti.
Che cosa fare
- Effettuare movimenti lentamente, soprattutto al mattino quando la pressione è normalmente più bassa, alzandosi dalla posizione sdraiata o seduta a quella eretta;
- Assicurarsi di essere sempre ben idratate da una adeguata quantità di liquidi ed evitare di restare a digiuno, quindi portare con sé acqua e uno snack a base di cereali integrali;
- Sui mezzi pubblici e in generale nel luoghi affollati, dove si sta in attesa (per esempio l’ufficio postale) cercare un posto a sedere facendo presente la propria condizione di gravidanza;
- Capire se si sta per svenire: la sensazione di svenimento è preceduta da malessere, nausea, annebbiamento della vista. Cercare di resistere è inutile, oltre che pericoloso: una caduta può causare traumi alla mamma. Meglio sedersi o, meglio ancora, sdraiarsi slacciando bottoni e cinture per favorire circolazione e respirazione.
Mal di schiena
Almeno la metà delle donne in gravidanza soffre di mal di schiena e questo disturbo, che può comparire già nel secondo trimestre, diviene più evidente e fastidioso durante gli ultimi mesi. Il dolore si localizza soprattutto a livello della curvatura lombare della colonna vertebrale e si accentua dopo essere state in piedi a lungo.
Il mal di schiena nel terzo trimestre di gravidanza è causato dalla nuova postura che la donna assume. L’addome sempre più sporgente e voluminoso comporta uno sbilanciamento in avanti e, per mantenere l’equilibrio, la gestante progressivamente porta le spalle indietro e spinge il bacino in avanti. La colonna vertebrale necessariamente modifica le sue naturali curvature e accentuando in modo particolare la curvatura lombare, al di sopra del bacino. Le vertebre risultano quindi compresse in modo un po’ innaturale, i muscoli e le fibre nervose sono sottoposte a una tensione diversa rispetto a quella fisiologica e questo si traduce in una sensazione dolorosa.
Che cosa fare?
- Indossare calzature adatte, con un leggero rialzo a livello del tallone per assumere una postura corretta durante la camminata;
- Indossare una guaina elastica, che sostenga il pancione in modo tale che il peso non sia sostenuto soltanto dalla colonna vertebrale;
- Cercare di non stare troppo a lungo in piedi, sedersi di tanto in tanto;
- Chiedere al partner o ad un’amica di aiutarvi a rilassare i muscoli della schiena con un massaggio.
Pubalgia terzo trimestre di gravidanza
Già al quinto-sesto mese di gravidanza e poi a seguire nel terzo trimestre, è possibile che la gestante abbia problemi di pubalgia. Con questo termine si intende una manifestazione dolorosa che coinvolge la zona di pube, inguine e bacino.
Può essere più o meno intensa e solitamente la donna la avverte di più quando cammina, oppure quando tossisce o starnutisce. La pubalgia è causata dalla pressione che l’utero voluminoso esercita sui muscoli e sui tendini del bacino. Inoltre, le articolazioni dell’anca nel bacino per effetto delle relaxina (un ormone che entra in circolo negli ultimi mesi, anche in preparazione al parto) sono più cedevoli. Questo comporta una leggera dilatazione delle ossa del pube e del bacino, che si traduce nella comparsa degli spasmi.
Che cosa fare
- Cercare di riposare di più, sdraiandosi a letto su un fianco, sedendo in posizione comoda con le gambe sollevate;
- Fare un bagno tiepido o una doccia: l’acqua ha un’azione rilassante e quindi benefica;
- Indossare una guaina: questo indumento, specifico per la gravidanza aiuta anche in caso di pubalgia, perché contribuisce a sostenere il peso che quindi non grava su schiena e bacino;
- Cercare di mantenere una postura corretta quando ci si siede: si può utilizzare un cuscino da sistemare dietro la schiena.
Stitichezza
Nel terzo trimestre di gravidanza, la stitichezza peggiora a causa del peso dell’utero che, ormai, è molto voluminoso e quindi occupa quasi tutto lo spazio dell’addome comprimendo l’intestino. Le feci quindi non riescono a transitare agevolmente raggiungendo l’apertura anale. Questa causa di natura meccanica peggiora una condizione ormonale presente già dall’inizio della gravidanza, ossia l’effetto del progesterone che riduce le contrazioni muscolari e, quindi, diminuisce anche la peristalsi intestinale. Prevenire questo disturbo è importante, perché può favorire la comparsa di emorroidi.
Che cosa fare
- Lo stile di vita è essenziale per combattere la stitichezza in gravidanza. Di conseguenza è utile aumentare la quantità di liquidi che si bevono ogni giorno, attraverso acqua, tisane, spremute, brodo;
- Consumare molta frutta e verdura che sono ricche di fibre. In modo particolare i kiwi ben maturi e le prugne secche lasciate qualche ora in acqua sono molto valide contro la stipsi;
- Cercare di camminare un po’ soprattutto dopo i pasti;
- Chiedere al ginecologo o al farmacista un prodotto per ammorbidire le feci, adatto anche alla gestazione.
Stanchezza
La stanchezza che si presenta nell’ultimo periodo della gravidanza ha caratteristiche differenti rispetto alla sensazione di sonnolenza tipica delle prime settimane di gestazione. In quel caso, infatti, a determinare il bisogno di dormire di più era soprattutto l’oscillazione degli ormoni estrogeni e progesterone. Adesso, invece, si tratta di una vera e propria fatica fisica, dovuta al peso dell’utero che a fine gravidanza si aggira almeno sui cinque chili tra feto e liquido amniotico. Ad aumentare la stanchezza si aggiunge il fatto che spesso la donna negli ultimi periodi della gravidanza non riesce a dormire bene, a causa dell’ingombro del pancione che impedisce di trovare una posizione comoda e di respirare bene. Il sonno interrotto causa dunque una maggiore stanchezza nelle ore diurne.Combattere la stanchezza è importante per arrivare in forze al giorno del parto, quando all’organismo sarà richiesta una notevole dose di energia.
Che cosa fare
- Si deve riposare appena possibile, anche con un sonnellino dopo il pasto o concedendosi un po’ di relax;
- Non occorre fare tutto in modo perfetto: alcune mansioni, per esempio i lavori pesanti a casa, possono essere rimandati o delegati;
- In generale è importante rallentare i ritmi e ascoltare il segnali del corpo.
Capogiri
La sensazione di svenimento e i capogiri fanno parte delle normali reazioni dell’organismo materno al superlavoro cui è sottoposto in gravidanza. Durante l’attesa, infatti, il volume del sangue aumenta per soddisfare il fabbisogno del feto, il cuore triplica il suo lavoro, la pressione sanguigna e il livello di zuccheri nel sangue (glicemia) tendono ad abbassarsi, favorendo la comparsa degli svenimenti.
Il disturbo tende a comparire più spesso quando si sta in piedi a lungo o quando ci si alza di scatto dopo essere state per molto tempo sedute o sdraiate. Il ristagno di sangue nelle gambe che ne consegue, infatti, provoca un rallentamento del ritorno venoso, cioè del flusso sanguigno dal basso verso l’alto: arrivando meno sangue al cervello, la futura mamma può avvertire capogiri e sentirsi svenire.
Che cosa fare
- Evitare i movimenti bruschi, specialmente quando ci si alza dal letto o da una sedia.
- Non stare a digiuno troppo a lungo e portare sempre con sé una caramella per far fronte a un brusco calo di zuccheri nel sangue.
- Evitare il più possibile i luoghi troppo affollati, come i mezzi pubblici nelle ore di punta: eventualmente, chiedere a qualcuno un posto a sedere.
- Sdraiarsi subito se ci si sente svenire: è utile anche sollevare leggermente le gambe e allentare eventuali cinture, in modo da favorire la circolazione.
Pressione alta
Questo valore viene tenuto costantemente sotto controllo durante le visite eseguite in gravidanza, in quanto un suo innalzamento potrebbe essere il primo segnale di un problema più serio. L’ipertensione (cioè la pressione alta) è infatti il primo campanello d’allarme della gestosi, una malattia che può comparire solo in gravidanza e influire sullo sviluppo del feto.
In alcune situazioni la comparsa della pressione alta è più probabile: sono maggiormente a rischio le donne che avevano già la tendenza alla pressione alta prima della gravidanza, le future mamme in sovrappeso o quelle sopra i 35 anni.
Che cosa fare
- Tenere il peso sotto controllo: il sovrappeso favorisce l’innalzamento della pressione.
- Limitare il consumo di sale: anche se non è la causa diretta della pressione alta, se consumato in modo eccessivo, può farla innalzare. Occorre prestare attenzione anche ai cibi che ne contengono in quantità, come i dadi da brodo, i salumi e gli alimenti in scatola.
- Evitare le bevande a base di sostanze che innalzano la pressione, come il caffè e il tè, sostituendoli rispettivamente con il caffè d’orzo e il tè deteinato.
- Assumere cibi ricchi di magnesio, come gli spinaci, le bietole, i carciofi e il polpo. Insieme al calcio (presente nel latte e nei formaggi) e al potassio (contenuto nella frutta, nella verdura, nei legumi, nella carne e nel pesce) questo minerale partecipa ai meccanismi preposti al controllo della pressione alta, contribuendo a regolarizzarla.
Stitichezza
Si tratta di un disturbo molto frequente soprattutto verso la fine della gestazione. Nei primi mesi la stitichezza era provocata per lo più dall’azione del progesterone, un ormone (presente in grandi quantità fin dall’inizio della gravidanza) che ha un’azione rilassante su tutti i muscoli, compresi quelli dell’intestino, rilassandoli e rallentandone i movimenti.
Nel terzo trimestre, poi, il disturbo può peggiorare per una causa di natura meccanica: l’utero, ormai ingrossatosi notevolmente, occupa quasi tutto lo spazio dell’addome e può arrivare a schiacciare l’intestino, determinando difficoltà nello svuotamento di quest’organo. È bene cercare di prevenire questo disturbo perché se trascurato può favorire o accentuare altri problemi tipici dell’ultima fase della gravidanza, come le emorroidi.
Che cosa fare
- Aumentare la quantità di liquidi che si bevono ogni giorno: l’ideale è bere almeno un litro e mezzo- due di acqua naturale, che favorisce le funzioni intestinali. Tuttavia, se non si riesce a raggiungere questa quantità con la sola acqua, vanno bene anche le tisane.
- Arricchire la dieta quotidiana di fibre, contenute nei cereali integrali, nella frutta e nella verdura.
- Evitare la sedentarietà: il movimento, come le lunghe passeggiate e la ginnastica, aiuta ad aumentare l’attività intestinale.
- Rivolgersi al medico, se il problema è ostinato e persistente: potrà consigliare il farmaco più adatto tra quelli permessi.
Sbalzi di umore
Alla base di questo disturbo ci sono anzitutto cause ormonali: si riducono estrogeni e progesterone e aumenta l’ossitocina, che ha il compito di preparare l’organismo della futura mamma al parto. Per contro, questo ormone agisce accentuando il senso di irritabilità e inquietudine.
In secondo luogo, il superlavoro cui è sottoposto l’organismo in gravidanza tende a indebolire la futura mamma, accentuando il suo senso di fragilità. Infine possono subentrare, con l’approssimarsi della nascita del bambino, il nervosismo per l’incertezza della data effettiva del parto (il bebè potrebbe nascere in anticipo o in ritardo), la paura di non riuscire ad affrontare il dolore del travaglio o un senso di inadeguatezza per l’ormai prossimo ruolo di madre. In questo modo, la futura mamma può alternare momenti di euforia ad altri di improvvisa tristezza e irritabilità.
Che cosa fare
- Frequentare un corso di preparazione al parto per confrontarsi con altre future mamme che vivono le medesime esperienze e avere una risposta ai tanti dubbi da parte delle ostetriche, dei ginecologi e dei pediatri.
- Chiedere aiuto al partner: il suo appoggio e la sua comprensione sono fondamentali per superare eventuali momenti di crisi.
- Essere consapevoli della condizione particolare che si sta vivendo e approfittarne per prendersi maggiore cura di sé.
Il rimedio dolce l’agopuntura per far girare il bebè
Questa antichissima tecnica della medicina cinese può essere utilizzata anche per far fare la “capriola” al bambino nel pancione, cioè per farlo girare a testa in giù, che è la posizione ideale per nascere. Occorre però intervenire tra la 32a e la 35a settimana di gravidanza e non più tardi, perché dopo questo periodo il feto non ha più a disposizione lo spazio necessario per girarsi con questa tecnica (ma si può ancora ricorrere a una manovra eseguita dal ginecologo, come spiegato nel box sotto). La tecnica, che non comporta rischi per la futura mamma e per il bebè, stimola i movimenti fetali consentendo il rivolgimento spontaneo a testa in giù. Il medico agopuntore agisce inserendo un sottilissimo ago sul punto V67, situato in prossimità dell’unghia del mignolo del piede. Il punto viene infisso con un ago e può essere anche stimolato con una tecnica detta “moxa”: in pratica, si fa bruciare un cono di foglie (simile a un sigaro), ottenuto dalla pianta Artemisia vulgaris, in modo che il calore si propaghi al punto stimolato attraverso l’ago, potenziando gli effetti dell’agopuntura.
Se il piccolo non si è girato a testa in giù, alla 36a settimana il ginecologo prova a fargli effettuare la capriola con una manovra, detta rivolgimento per manovre esterne, in modo da rendere possibile il parto per via vaginale. Questa operazione consiste nello spingere il bimbo a voltarsi a testa in giù, appoggiando le mani sull’addome della futura mamma e agendo sul sederino del piccolo. Lo specialista esegue prima un’ecografia sia per dare il giusto senso alla spinta sia per valutare la quantità di liquido amniotico (se è scarso, non si può fare la manovra). Questa tecnica, che può essere dolorosa per la donna, ha una percentuale di riuscita del 70 per cento: se anche con questa operazione il piccolo non si gira a testa in giù, è necessario programmare il cesareo.
Affanno
Con questo termine si intende la respirazione difficoltosa (la cosiddetta sensazione di “fiato corto”), di cui può soffrire la futura mamma, soprattutto in seguito a uno sforzo. In genere, il disturbo, che può fare la sua comparsa in qualsiasi momento della gravidanza, tende ad accentuarsi nell’ultimo trimestre.
In questa fase, infatti, l’affanno è provocato dalla pressione dell’utero contro il diaframma, muscolo responsabile della respirazione, situato tra la cavità toracica e quella addominale. L’ingombro crescente del feto determina, infatti, un’elevazione di questo muscolo, che va a premere contro il fondo dello stomaco: anche i polmoni hanno a disposizione meno spazio per espandersi e riempirsi d’aria.
Tutto questo provoca un aumento della frequenza respiratoria per riuscire a incamerare la quantità di ossigeno necessaria. Anche l’aumento di peso della futura mamma intensifica l’affanno, in quanto l’apparato cardiorespiratorio viene sottoposto a un notevole sforzo. Di conseguenza, è molto facile avere la sensazione di fiato corto anche dopo aver svolto azioni semplici, come salire le scale o accelerare il passo.
Che cosa fare
- Rallentare i ritmi e affrontare con maggiore tranquillità tutte le attività fisiche che comportano un aumento della frequenza cardiaca, come salire le scale o portare le borse della spesa.
- Fermarsi per riprendere fiato se ci si sente troppo affaticate mentre si sta facendo una passeggiata.
- Consumare pasti leggeri e frazionati: quando lo stomaco è molto pieno, la sensazione di affanno tende ad aumentare.
- Rivolgersi al ginecologo se l’affanno si accompagna a una forte tachicardia, cioè a un aumento del battito cardiaco.
Emorroidi
Si tratta di dilatazioni anomale delle vene interne ai cuscinetti di tessuto che rivestono la parte inferiore del retto (il tratto finale dell’intestino) e hanno la funzione di chiudere l’ano, agevolando la trattenuta delle feci. Questo disturbo, abbastanza frequente in gravidanza, è legato a diversi fattori: in particolare, nell’ultimo trimestre è connesso soprattutto all’aumento di volume e di peso del pancione che comprime le vene del bacino, rendendo difficoltoso il reflusso del sangue verso il cuore e determinando un ristagno nelle vene della zona del retto. Inoltre, anche la pressione dell’utero, ormai ingrossatosi notevolmente, sull’intestino rallenta il transito delle feci e ostacola in questo modo l’evacuazione.
Che cosa fare
- Fare il pieno di fibre a tavola, consumando i cibi che ne sono più ricchi, come la frutta, la verdura e i cereali integrali.
- Bere molto, almeno un litro e mezzo-due litri di acqua naturale al giorno.
- Eliminare i cibi piccanti o troppo speziati: possono far peggiorare il problema.
- Non utilizzare carta igienica troppo ruvida in fase acuta: può irritare ulteriormente la zona dell’ano.
- Evitare di stare troppo a lungo sedute sul water per aiutare l’evacuazione: si rischia di favorire la fuoriuscita delle emorroidi.
Il rimedio dolce
Contro le emorroidi si può ricorrere anche, dietro consiglio del medico, ad alcuni rimedi naturali. A scopo preventivo, particolarmente efficaci risultano i semi di lino e psilio: si possono aggiungere allo yogurt a colazione, oppure si lascia mezzo cucchiaio di questi semi a mollo in un bicchiere d’acqua per tutta la notte e poi se ne beve l’acqua (svolgono una blanda azione lassativa, contrastando la stitichezza). Se le emorroidi, invece, sono già comparse, è utile bere delle tisane a base di amamelide, achillea, liquirizia e altea. In fase acuta, se le emorroidi sanguinano, si può ricorrere anche ai gemmoderivati di ippocastano: la dose consigliata è di 30 gocce, da assumere due volte al giorno, prima dei pasti principali.
Insonnia
Nell’ultimo mese, con l’approssimarsi della data del parto, è facile che la futura mamma soffra frequentemente di insonnia. In questa fase, la difficoltà a dormire con continuità è determinata soprattutto dall’ingombro notevole del pancione, che può ostacolare il riposo notturno alla futura mamma che non riesce a trovare la posizione adatta.
Inoltre, il sonno può essere disturbato anche da altri disturbi tipici della gravidanza, come i bruciori di stomaco o lo stimolo frequente a fare pipì, che tende ad aumentare in seguito alla pressione esercitata dall’utero ingrossato sulla vescica. Infine, nelle ultime settimane può subentrare anche un po’ d’ansia, legata alle preoccupazioni per il parto, o viceversa un senso di eccitazione per l’impazienza di stringere presto il neonato tra le proprie braccia.
Che cosa fare
- Alla sera, prima di andare a letto, svolgere attività che predispongano al sonno: per esempio, fare un bagno caldo, farsi fare un massaggio rilassante dal compagno o leggere un libro comodamente sedute in poltrona.
- Evitare di coricarsi subito dopo cena: la digestione, in questa fase della gravidanza, è più difficoltosa e potrebbero subentrare i bruciori di stomaco.
- Non concedersi riposi pomeridiani troppo lunghi: si rischierebbe di compromettere il sonno notturno.
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