Rapporto di coppia durante il 3° trimestre di gravidanza

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 12/01/2015 Aggiornato il 23/01/2015

Ormai manca poco al grande evento. Nella futura mamma possono nascere le prime naturali paure per il parto. È anche il momento per il futuro papà di prendere una decisione importante: assistere o no alla nascita del piccolo?

Rapporto di coppia durante il 3° trimestre di gravidanza

EMOZIONI non riesco più a concentrarmi

Nel terzo trimestre di gravidanza è del tutto normale che la futura mamma si senta all’improvviso più distratta, quasi con la testa per aria. Alcune donne lamentano anche un po’ di perdita di memoria, sensazione che può essere spiacevole per chi abitualmente poteva vantare una perfetta capacità organizzativa, sia sul lavoro sia nella vita privata. Ora invece all’improvviso ci si sente meno efficienti al lavoro o ci si dimentica di appuntamenti presi con gli amici o ancora di telefonare al proprio compagno. Non c’è però da preoccuparsi eccessivamente per questa sensazione perché si tratta un fenomeno temporaneo, dovuto al fatto che, con l’avvicinarsi del parto, la futura mamma è più portata a pensare al bambino che nascerà rispetto agli impegni impellenti di tutti i giorni. Occorre accettare questo periodo di “perdita di lucidità” vivendolo come un fatto normale: tutt’al più, può essere utile adottare qualche trucco per rendere la vita quotidiana più facile e non farsi prendere dal panico. A questo scopo si può tenere a portata di mano un’agenda su cui annotare le cose da fare (per esempio, che cosa comperare al supermercato o l’elenco delle commissioni da sbrigare quando si esce) o tutti gli appuntamenti della giornata. In altre future mamme, poi, la mancanza di concentrazione può accompagnarsi a una temporanea goffaggine che porta, per esempio, a far cadere qualsiasi cosa si tenga tra le mani. Non c’è molto da fare in questi casi, salvo cercare di afferrare gli oggetti con una presa più sicura e lasciare che siano altri a maneggiare gli oggetti più preziosi.

COPPIA il sesso quando la pancia è ingombrante

In genere, il secondo trimestre che si è appena concluso rappresenta il periodo in cui la coppia riesce a trovare una migliore intesa dal punto di vista sessuale. Passati i timori legati alla paura di nuocere al feto nei primi mesi di gravidanza e lasciati alle spalle i disturbi più fastidiosi (come la nausea), spesso il periodo che va dal quarto al sesto mese è quello in cui i partner ritrovano la voglia di intimità. Già a partire dal sesto mese, però, e soprattutto dal settimo, quando il pancione comincia a diventare più ingombrante, anche i rapporti possono diventare meno agevoli e i movimenti essere più impacciati. La pancia a questo punto rappresenta un ingombro che può ostacolare il rapporto sessuale, se praticato nella posizione più tradizionale, quella cioè in cui la donna è supina, sdraiata sulla schiena, e l’uomo sopra. Nella donna incinta, infatti, a differenza di una donna semplicemente grassa, l’addome non si distende una volta che è sdraiata; inoltre, la pancia non può essere schiacciata, in quanto la massa che si trova al suo interno, cioè il bambino, non è comprimibile. Tuttavia, questo non significa che i rapporti sessuali non sono più possibili: è sufficiente trovare posizioni alternative a quella tradizionale. In pratica, è indispensabile che la donna non avverta su di sé tutto il peso del corpo del compagno, come invece succede quando si hanno rapporti nel modo classico. Il problema dell’ingombro del pancione, quindi, può essere facilmente risolto con un po’ di fantasia. Occorre quindi preferire tutte le posizioni che hanno la caratteristica di rendere possibile il rapporto senza fastidio per la donna, per esempio su un fianco, con l’uomo disteso dietro la donna, oppure da dietro, con la donna carponi e l’uomo che la penetra da dietro, oppure ancora con lei sopra, praticabile anche con la variante in cui lei dà le spalle al compagno (posizione che elimina quasi del tutto l’ingombro del pancione).

COPPIA papà in sala parto: sì o no?

Sono sempre più numerosi gli uomini che decidono di stare vicino alla compagna durante il parto, per sostenerla e assistere in prima persona alla nascita del proprio bambino. Tuttavia, ci sono anche tanti uomini che non se la sentono di entrare in sala parto, senza che questo significhi che non sono coinvolti dal punto di vista emotivo. In ogni caso, la decisione di assistere al parto non deve essere una forzatura ma scaturire da una scelta condivisa all’interno della coppia. La presenza del futuro papà in sala parto, infatti, è utile solo se nasce da un suo desiderio autentico.

  • Se lui se la sente

È il tipo di uomo che ha seguito da vicino la gravidanza della compagna fin dal primo istante, accompagnandola alle visite periodiche dal ginecologo o essendo presente in occasione delle ecografie. In genere, la maggior parte delle donne è contenta di avere accanto un partner così premuroso, che condivida insieme a lei l’esperienza di diventare genitori. Tuttavia, non tutte le donne la pensano allo +stesso modo e qualcuna potrebbe non volere il compagno accanto a sé in sala parto o, al limite, essere da lui sostenuta solo nella fase del travaglio. Alcune donne, infatti, hanno paura che il partner possa rimanere turbato dalla partecipazione diretta alla nascita del proprio bambino. Occorre quindi parlare con la compagna ed essere d’accordo, senza sentirsi messo da parte se la lei preferisce avere accanto la madre o la sorella.

  • Se lui non se la sente

Molto più frequente è il caso opposto, quello cioè in cui lei desidera avere accanto il proprio compagno, ma lui non se la sente di entrare in sala parto. Occorre comprensione da parte della donna, che deve capire che questa resistenza del compagno a entrare in sala parto è assolutamente normale, senza che per questo si debba dubitare del suo amore. Molti uomini, semplicemente, non riescono a tollerare l’idea di non poter far nulla di fronte alla sofferenza fisica della compagna o arrivano addirittura a sentirsi male. Forzarlo quindi, in questo caso, sarebbe controproducente: è bene quindi rispettare la sua scelta, anche perché un uomo che sta male in sala parto, oltre a non essere di alcun aiuto, crea problemi al personale sanitario che si deve occupare di lui.

COPPIA il ruolo del partner prima del parto

Nelle settimane che precedono la data presunta del parto, il sostegno del partner può essere anche molto pratico: è bene, infatti, cominciare a organizzarsi, per non farsi cogliere impreparati dalla nascita del bambino, nell’eventualità che essa avvenga prima del termine previsto. Ecco, quindi, qualche consiglio utile.

  • Verificare insieme alla compagna che la valigia per l’ospedale sia pronta: in particolare, occorre controllare che ci siano tutti i documenti sanitari della futura mamma (tesserino Asl, ecografie ed esami eseguiti nei nove mesi) e l’occorrente per l’abbigliamento della partoriente e del bebè.
  • Compilare una lista delle persone da avvisare dopo la nascita, trascrivendo accanto anche i numeri di telefono: in questo modo, il papà, anche se preso dall’emozione per il lieto evento, non si dimenticherà di avvisare qualche parente o amico.
  • Pensare alla gestione domestica dei giorni in cui la compagna sarà in ospedale: può essere utile, per esempio, riempire il freezer con una scorta di surgelati che lascino qualche giorno di “autonomia”.
  • Organizzare la sistemazione degli altri eventuali bambini per il periodo in cui la compagna rimarrà in ospedale: per esempio, si può chiedere ai nonni se sono disponibili a ospitarli per qualche giorno oppure si può chiamare una baby-sitter a casa propria.
  • Tenere l’automobile con il pieno di benzina e in un parcheggio facilmente raggiungibile (se non si possiede il box sotto casa). Se non si conosce la strada per arrivare all’ospedale, è utile studiare su una mappa, con un po’ di anticipo, il percorso ideale per raggiungerlo.
  • Saper riconoscere i segni del travaglio, come le contrazioni o la perdita delle acque. A questo scopo, può essere utile partecipare a un corso preparto o farsi spiegare dal ginecologo quando è il momento di andare in ospedale: in genere, si aspetta che le contrazioni siano regolari da almeno un’ora, cioè che avvengano ogni 5 minuti e durino almeno 45 secondi. Occorre, invece, andare subito in ospedale se si rompono le acque.
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