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La rottura delle acque, o rottura delle membrane, è la fase in cui il sacco amniotico che ha protetto il feto per tutta la gravidanza si rompe per permettere la nascita del piccolo. Nella maggior parte dei casi la perdita del liquido amniotico annuncia l’inizio del travaglio ed è accompagnata dalle prime contrazioni. Le acque si possono rompere comunque anche in corso di travaglio attivato come ci possono essere contrazioni, anche forti, senza che le membrane si rompano.
In ogni caso la rottura delle acque è un segnale chiaro che suggerisce di recarsi, più o meno velocemente in base alla frequenza delle contrazioni, in ospedale. Opportuno, invece, raggiungere rapidamente il più vicino Pronto Soccorso qualora il liquido amniotico presenti una colorazione tra il giallo e il verde, diversa quindi dalla normale trasparenza e segnale di una possibile sofferenza fetale. Ce ne parla la dottoressa Elisabetta Colonese, specialista in Ginecologia e ostetricia presso Fertility Clinic di Milano.
Perché avviene la rottura delle acque
La lacerazione del sacco amniotico e la conseguente rottura delle acque si verifica quando le membrane di cui si compone vengono premute con forza dalla parte del corpo del feto che si presenta per predisporsi alla nascita, in genere la testa.
Le contrazioni dell’utero aumentano la pressione del liquido amniotico e lo spingono verso il basso a forzare le pareti del sacco amniotico che, non avendo più il sostegno del collo (la parte inferiore) dell’utero, ormai accorciato e dilatato, si rompono; ne defluisce così il liquido amniotico in cui sono presenti le prostaglandine, sostanze prodotte dall’organismo della mamma e del bambino, che stimolano le contrazioni perché il parto possa procedere.
Si possono distinguere vari casi di rottura delle acque:
La rottura delle acque segna in genere l’avvio del travaglio e annuncia un parto ormai prossimo.
- rottura tempestiva che avviene all’apice di una contrazione, a dilatazione quasi completa
- rottura precoce che si verifica nelle fasi precoci del travaglio
- rottura prematura quando avviene prima dell’inizio del travaglio oppure prima del termine di gravidanza
- rottura alta quando si verifica una piccola lacerazione nella parte alta delle membrane; occasionalmente può fuoriuscire una quantità scarsa di liquido.
A volte la rottura delle membrane non si verifica spontaneamente e diventa necessario provocarla (amnioressi) per dare avvio al travaglio di parto. L’amnioressi viene praticata anche quando occorre far nascere il piccolo in anticipo, in presenza per esempio di una sofferenza fetale o di un disturbo serio della mamma.
Per questo motivo, se non si ha perdita di liquido amniotico in presenza di contrazioni, è bene contattare il ginecologo per avere indicazioni in merito a se e quando recarsi in ospedale.
Come riconoscere la rottura delle membrane
Come spiega la dottoressa Colonese, la rottura delle acque comporta la fuoriuscita di liquido trasparente, caldo e inodore dalla vagina. Può essere a scolo come succede, ad esempio, prima del travaglio attivo, a getto come avviene durante le contrazioni oppure a discesa graduale come può accadere in caso di rottura alta delle membrane.
Il liquido amniotico è trasparente e inodore: per questo, anche nel caso di uno sgocciolio di scarsa entità, è difficile confonderlo con una semplice perdita di urina. Attenzione invece, precisa la ginecologa, a colorazioni tra il giallo e il verde che possono essere segno indiretto di sofferenza fetale: in questo caso è importante correre velocemente al Pronto Soccorso avvisando il proprio ginecologo.
La tinta più scura dipende infatti dalla presenza nel liquido amniotico di meconio, materiale contenuto nell’intestino del neonato che, in genere, viene emesso entro le prime 24-48 ore dopo la nascita. In alcuni casi tale emissione avviene però già in utero: in particolare ciò tende a verificarsi nei bambini con ritardo di crescita intrauterina e in quelli post-termine (cioè che superano la 42a settimana di gestazione) o comunque laddove vi sia sofferenza fetale.
Segnali della rottura delle acque
Un segnale che stanno per rompersi le acque è dato dalla discesa del pancione. Verso la fine della gravidanza, l’addome perde la classica conformazione rotonda e assume un aspetto “a pera”, più basso e con una punta accentuata. È il segno che il corpo della donna si sta preparando al parto. Il bambino, infatti, ha assunto la posizione a testa in giù, con il capo incuneato tra le ossa pubiche e, spingendo, esercita una pressione tale da indurre il sacco amniotico a lacerarsi. Spesso compare anche un maggior bisogno di urinare. Lo stimolo a fare la pipì, per la verità, si avverte fin dai primi mesi della gestazione, ma nelle ultime settimane diventa un’esigenza ancora più intensa a causa della pressione che la testa del bambino, rivolta verso il canale del parto, esercita sulla vescica.
La rottura delle acque può essere accompagnata o preceduta da un altro chiaro segnale: la comparsa di contrazioni. Di solito, le prime contrazioni dell’utero, simili a crampi mestruali, iniziano a presentarsi già a cominciare dal 5°-6° mese di attesa. In realtà si tratta di “false contrazioni” (dette di Braxton-Hicks) finalizzate a predisporre l’utero al travaglio e caratterizzate da irregolarità, durata variabile e assenza di dolore. Le contrazioni vere, invece, diventano via via più intense, efficaci e dolorose: il collo dell’utero inizia a dilatarsi sempre più, passando da un minimo di mezzo centimetro a 9-10 cm. Va ricordato comunque che è possibile avere la rottura delle acque anche in assenza di contrazioni.
Quando avviene la rottura
In genere, la rottura del sacco amniotico avviene durante la fase attiva del travaglio, a dilatazione quasi completa (6- 7 cm), quindi tra la 38a e la 40a settimana, cioè nell’intervallo di tempo in cui si considera la gravidanza a termine. In questo caso si parla, come, precisa la ginecologa, di rottura a termine.
Più raramente, invece, la rottura delle acque può verificarsi prima dell’inizio del travaglio, talvolta anche con un anticipo di qualche giorno rispetto al termine della gravidanza. Non appena avviene è necessario trasferirsi in ospedale, perché il bambino sta comunque per nascere.
Si parla di rottura prematura delle acque quando questa avviene prima della 37ª settimana di gravidanza: in questi casi è basilare recarsi immediatamente al Pronto Soccorso onde evitare una sofferenza fetale.
Quanto tempo passa prima del parto
Fermo restando che non esiste una gravidanza uguale all’altra e che possono esserci differenze significative anche tra il primo parto e quelli successivi, si può comunque affermare che in linea generale la rottura delle acque, quando non avviene a travaglio già in corso, anticipa il travaglio al massimo di 24 ore.
In ogni caso se si sono rotte le acque, non ci sono contrazioni e quindi non inizia il travaglio vero e proprio è bene recarsi comunque in ospedale dove verrà valutato il da farsi, tra cui la probabile induzione del parto, sempre monitorando il benessere della donna e del nascituro e inducendolo in modo tale da evitare infezioni.
I segnali di un parto imminente
Il corpo fornisce indicazioni precise: alcuni segnali precedono il parto vero e proprio di alcuni giorni, altri solo di poche ore. In una fase di pre-travaglio la futura mamma è soggetta a contrazioni poco dolorose, che si susseguono a intervalli irregolari e durano pochi minuti. Non causano dilatazione della cervice uterina.
Queste contrazioni non sono altro che la conseguenza dello spostamento del bambino in un ambiente uterino ormai poco spazioso. La muscolatura uterina, molto sensibile, le coglie e le trasmette alla donna. È possibile anche avvertire tensione e irrigidimento del collo dell’utero, ma la mancanza di dolore permette di distinguerle dalle contrazioni vere e proprie, intense e ravvicinate, tipiche del travaglio.
Oltre alla rottura delle acque, ci sono altri due segnali che possono annunciare l’avvicinarsi del parto.
- Perdita del tappo mucoso. Si tratta di una sostanza filamentosa e di colore giallognolo che chiude il collo (cioè la parte inferiore) dell’utero. Il tappo mucoso impedisce il passaggio di batteri dalla vagina verso l’utero: quando quest’ultimo si modifica, dilatandosi e ammorbidendosi, il tappo mucoso si stacca e può venire espulso attraverso la vagina, accompagnato da qualche stria di sangue. Anche se di solito la perdita del tappo mucoso segnala che il collo dell’utero comincia a dilatarsi in preparazione al parto, talvolta può manifestarsi anche diversi giorni prima dell’inizio del travaglio, senza però che il bimbo corra alcun pericolo. Se, infatti, subito dopo non si succedono contrazioni regolari via via più intense, la perdita del tappo mucoso non è sinonimo di un parto imminente e quindi non è necessario precipitarsi in ospedale.
- Contrazioni “vere”. Si differenziano dalle “false” perché procedono a intervalli regolari di tempo, inizialmente ogni 30-15 minuti circa, poi diminuiscono l’intervallo fino ad arrivare a una ogni 5-7 minuti; quindi, si susseguono da almeno un’ora ogni 5-7 minuti e la durata è di almeno 40-50 secondi. Una volta iniziate, non si interrompono e hanno pause sempre più brevi; inizialmente, infatti, l’intervallo è lungo e la contrazione breve, ma nel tempo la situazione si inverte. Il dolore diviene sempre più forte nel corso della contrazione (simile all’inizio a crampi mestruali per aumentare poi di intensità), mentre non si avverte tra una contrazione e l’altra. Il cambiamento di posizione non influisce e le contrazioni permangono. Tutto l’addome si indurisce, provocando dolore. Per misurare correttamente le contrazioni vere, e non confonderle con quelle false, è bene avere sottomano un orologio con le lancette dei secondi per misurare la durata della contrazione da quando si inizia ad avvertire il dolore sino a quando finisce (per poi riprendere con la successiva contrazione). In ogni caso nel dubbio è sempre bene andare in ospedale dove, grazie al tracciato cardiotocografico, è possibile capire se ci sono contrazioni, ogni quanto avvengono, quale sia la loro intensità: dalla visita si deduce con chiarezza la situazione ostetrica, mentre l’ecografia valuta il benessere fetale con con un occhio attento al battito, ai movimenti fetali, al liquido (qualora le acque non si siano ancora rotte) e alla placenta.
Attenzione in ogni caso che le contrazioni vere possono iniziare anche due settimane prima della data presunta del parto indicata dal ginecologo. Durante il travaglio è inoltre possibile che i progressi vengano intervallati da “passi indietro” che non devono comunque scoraggiare la partoriente, in quanto sono assolutamente normali. In alcuni casi, però, si possono verificare dei rallentamenti potenzialmente dannosi per la futura mamma o per il nascituro e, in questo caso, il ginecologo può decidere di intervenire con il parto pilotato.
Contrazioni senza rottura delle acque
In genere la rottura delle membrane avviene in presenza di contrazioni uterine che segnalano l’avvio del travaglio e l’entrata nella sua fase attiva che porta alla nascita del piccolo. Può succedere in ogni caso che ci siano contrazioni ma non si verifichi la rottura delle acque. Nell’ultimo periodo della gravidanza, infatti, le contrazioni uterine sono fondamentali per preparare il corpo al parto: permettono al collo dell’utero di modificarsi diventando man mano sempre più morbido e corto così da favorire l’espulsione del bambino.
Le contrazioni presenti senza rottura delle acque possono essere anche piuttosto dolorose e presentarsi giorni, ma anche settimane, prima del parto. Spesso sono più frequenti la sera e passano durante la notte: non sono sintomi del travaglio ma avvisano che l’utero sta “lavorando” per prepararsi.
Si tratta infatti di contrazioni che vanno e vengono, non sono ravvicinate e non aumentano in termini di intensità: sono inoltre sensibili al cambio di posizione e possono interrompersi se si cammina o si riposa. In questa fase non è necessario andare subito in ospedale: si può attendere a casa riposando e bevendo parecchio. Può passare anche un giorno intero o una notte prima che le contrazioni diventino regolari e ravvicinate, sempre più forti: è il segnale che si sta entrando nella fase di travaglio attivo, momento in cui in genere avviene la rottura delle acque. A questo punto è consigliabile prepararsi e recarsi in ospedale senza attendere.