Affanno e fame d’aria in gravidanza: sono normali?

Redazione A cura di “La Redazione” Pubblicato il 13/01/2015 Aggiornato il 06/05/2020

Spesso bastano un piccolo sforzo fisico o anche solo il timore di non riuscire a fare tutto a scatenare il fiatone. Non è il caso di preoccuparsi perché si tratta di un fenomeno comune a quasi tutte le future mamme. Come alleviare il fastidio.

Affanno e fame d’aria in gravidanza: sono normali?

Delle semplici azioni, che nei primi mesi di attesa si svolgevano senza particolare fatica, possono provocare, a partire dal sesto mese di gravidanza, un senso di affaticamento respiratorio (il cosiddetto “fiato corto”) accompagnato da una leggera tachicardia, un leggero aumento dei battiti cardiaci. Via via che l’utero si ingrossa per lasciare spazio al feto, gli organi circostanti vengono sospinti verso l’alto e schiacciati contro il diaframma, muscolo responsabile della respirazione. Ciò spiega perché, con il procedere della gravidanza, qualsiasi sforzo fisico, come salire le scale, sbrigare i lavori domestici o accelerare il passo, risulti così faticoso da far mancare il fiato alla futura mamma. Anche l’incremento di peso corporeo durante i nove mesi intensifica l’affaticamento respiratorio, riducendo la resistenza cardiorespiratoria: in pratica, la gestante si affatica subito anche compiendo azioni molto semplici e avverte la sensazione di affanno e fiato corto.

Che cosa è l’affanno

L’affanno è una sensazione di disagio respiratorio che in gravidanza può presentarsi anche durante, o subito dopo, lo svolgimento delle azioni più comuni, come salire le scale, spostare o alzare piccoli pesi (per esempio, le borse della spesa) o alzarsi dalla sedia e compiere pochi passi.

Tutte queste semplici azioni possono provocare, a partire dal sesto-settimo mese di gestazione, un fastidioso senso di affaticamento respiratorio (fiato corto) accompagnato da una leggera tachicardia (cioè un aumento dei battiti cardiaci).

Di per sé questa condizione non deve destare preoccupazioni nella futura mamma, in quanto è strettamente connessa allo stato di gravidanza che determina un superlavoro per l’organismo della donna.

L’affanno, però, può essere legato anche a uno stato di tensione e di affaticamento psicologico, tipici del primo trimestre e soprattutto nelle donne in attesa del primo bebè.

Che cosa succede in gravidanza

Nel primo trimestre

· In questo periodo l’affanno è spesso legato alle trasformazioni che avvengono a livello fisico e psicologico e alla tensione che possono causare nella futura mamma.

· Sono sensazioni e fenomeni che si acuiscono nelle donne che devono partorire per la prima volta, perché non sanno che cosa le attende e vivono la novità con curiosità ma anche, spesso, con un po’ di timore.

· Se l’affanno è accompagnato da crisi di pianto e rabbia o da un sentimento di impotenza, può trattarsi di ansia da gravidanza. Alla base di questi stati d’animo vi è, infatti, un sentimento che non si riesce più a controllare e che prende il sopravvento.

La gravidanza, in quanto periodo molto delicato e pieno di responsabilità nella vita di una donna, può scatenare reazioni emotive incontrollate. La futura mamma sente che la situazione le sta sfuggendo di mano, non riesce più a fare tutto ciò che faceva quando non era incinta, né con la stessa velocità, e che la stanchezza sorge con maggiore rapidità.
A queste emozioni forti, l’organismo risponde accelerando i battiti cardiaci con conseguente comparsa dell’affanno.
L’affanno può dipendere anche dalla nausea e dal vomito che si manifestano in molte donne soprattutto nel secondo mese. Dopo aver vomitato, infatti, il riflesso della nausea può far sì che si inghiotta più aria e poi si abbia un senso di angoscia, accompagnato da tachicardia, cioè dall’accelerazione del battito cardiaco, e dal bisogno di compiere respiri profondi. In altre parole, cuore e apparato digerente sono strettamente uniti e un affaticamento nella digestione può portare a un po’ di tachicardia e di fiatone, senza che ci si debba preoccupare eccessivamente.

Nel secondo e terzo trimestre

A partire dal sesto mese di gravidanza, a mano a mano che l’utero si ingrossa per fare spazio al feto che continua a crescere, gli organi circostanti vengono spinti verso l’alto e schiacciati contro il diaframma, il muscolo a forma di cupola che separa la cavità toracica da quella addominale. Di conseguenza il diaframma, sollevandosi, riduce la capacità di espansione polmonare, cioè la capacità respiratoria globale. Di conseguenza, il respiro si fa più superficiale e frequente e può venire l’affanno.
Ciò spiega perché, man mano che la gravidanza procede, qualsiasi sforzo fisico come salire le scale, sbrigare le faccende di casa, accelerare il passo quando si cammina, risulti talmente faticoso da far mancare il fiato.
Solo nelle ultime settimane di gestazione, quando il feto inizia a predisporsi nel canale del parto (le strutture attraversate per nascere) abbassandosi, la pressione sul diaframma si riduce e la futura mamma sente un po’ di sollievo.
L’affanno può essere più o meno accentuato. Ad alcune donne, per esempio, può essere sufficiente fermarsi un attimo, quando per esempio si sale le scale, per riprendere fiato e proseguire, mentre per altre lo sforzo e la fatica possono essere eccessivi rispetto alle proprie possibilità. È bene in questi casi assecondare le proprie sensazioni e limitare le azioni che causano l’affaticamento e l’affanno.

Le cause dell’affanno

Meno emoglobina nel sangue

In gravidanza può determinarsi una diminuzione della concentrazione di emoglobina, la proteina che ha la funzione di trattenere l’ossigeno per poi trasportarlo, attraverso il sangue, a tutti gli organi e ai tessuti. I motivi che determinano questa situazione, in genere, sono:

– l’aumento di volume del sangue in circolo che deve andare a irrorare nuovi organi e tessuti. Si calcola che in gravidanza possa arrivare a raddoppiare;

– la maggiore richiesta di ferro, minerale contenuto all’interno dell’emoglobina, la cui presenza è indispensabile per la formazione dei globuli rossi (cellule del sangue). In gravidanza il fabbisogno di questo minerale aumenta, in quanto una parte di esso viene assorbito dall’organismo del feto in formazione.

– può perciò verificarsi nel corpo della futura mamma una carenza di ferro che ha come conseguenza una produzione ridotta di emoglobina e globuli rossi e, quindi, un minor apporto di ossigeno ai tessuti.

Per far fronte a questo minor apporto di ossigeno, il cuore aumenta la propria attività, facendo aumentare la velocità del sangue in circolo. Proprio questo aumento della frequenza cardiaca provoca l’affanno.
L’ingombro del pancione soprattutto durante l’ultimo bimestre di gravidanza l’affanno è ritenuto un disturbo del tutto fisiologico, cioè naturale, perché determinato dalla pressione dell’utero contro il diaframma (il muscolo responsabile della respirazione).

L’ingombro crescente del feto determina, infatti, un’elevazione di questo muscolo, che va a premere contro i polmoni che così hanno meno spazio per espandersi e riempirsi di aria. Ciò provoca un aumento della frequenza respiratoria per riuscire comunque a incamerare la quantità necessaria di ossigeno, di cui, peraltro, in questo periodo vi è una maggiore richiesta.

L’ingombro dovuto alla dimensione del pancione è ancor più accentuato quando si tratta di una gravidanza gemellare, quando vi è molto liquido amniotico o nei casi di macrosomia fetale (eccessivo sviluppo del feto). In questi casi aumenta, di conseguenza, anche l’affanno.

L’aumento di peso

L’aumento del peso della futura mamma durante i mesi di gestazione provoca un aumento dell’affaticamento respiratorio e, durante lo svolgimento di azioni sotto sforzo, riduce la resistenza cardio-respiratoria.
In pratica la donna si affatica subito, anche compiendo semplici azioni (per esempio, se accelera il passo mentre sta camminando o se sale le scale), e avverte la fastidiosa sensazione di cuore in gola (tachicardia) e fiato corto (affanno).
L’apparato cardio-respiratorio viene, dunque, sottoposto a un notevole sforzo, che potrebbe provocare disturbi nei nove mesi e anche dopo la gravidanza. Per questo motivo è bene tenere sotto controllo il peso durante i mesi di gestazione, evitando di ingrassare troppo: non si dovrebbero superare i 9-12 chili di aumento complessivi.

Altri fattori all’origine dell’affanno

Si aspetta il primo figlio

La fame d’aria e il senso di compressione del diaframma sono più frequenti nelle donne al primo figlio (primipare), mentre nelle mamme che hanno già partorito la parete addominale è più elastica e il muscolo diaframmatici risulta più rilassato. Le primipare, poi, sono di norma più ansiose, vogliono fare tutto al meglio e al tempo stesso non sanno bene come gestire la situazione.

Si soffre di asma

Può anche darsi che durante la gravidanza si riacutizzi un disturbo asmatico di fondo se la futura mamma soffriva già di asma. Si tratta di un fenomeno da non sottovalutare in quanto può creare seri problemi di respirazione. Il consiglio è quindi di parlarne con il proprio medico per trovare il rimedio adatto.
Arrivano due gemelli
Le gravidanze gemellari causano un ulteriore carico di lavoro e di peso per l’organismo materno, già gravato da una normale gestazione. È evidente che questa condizione comporta, tra l’altro, anche un aumento dell’affaticamento, che è alla base dell’affanno.

Quando servono accertamenti

Se la sensazione di affanno è rilevante, molto frequente e accompagnata da episodi di forte tachicardia, potrebbe dipendere da problemi della donna antecedenti alla gravidanza, che vanno individuati e curati.
Quando l’affanno e l’affaticamento respiratorio compaiono con una certa intensità prima del sesto mese di gravidanza e non sono riferibili a fattori psicologici o comportamentali, potrebbero essere il campanello d’allarme di qualche problema cardio-respiratorio che la futura mamma aveva già prima della gravidanza e del quale non si era mai accorta: seppur raramente, alcuni disturbi cardiorespiratori mai riscontrati prima si accentuano in gravidanza, rendendosi così “visibili”. 
In tutti questi casi è necessario parlarne con il proprio medico per eseguire accertamenti e scoprirne l’origine.

Che cosa fare

Per risolvere l’affanno non esistono medicinali, è possibile, però, seguire alcuni semplici accorgimenti in grado di alleviare il fastidio.

Nel primo trimestre:

– Interrompere l’attività che si stava svolgendo e sollevare le gambe per permettere al sangue di fluire più facilmente e alleggerire il peso degli arti inferiori. Respirare con tranquillità, profondamente, concentrandosi sul flusso di aria che entra nel corpo, lo ossigena, ed esce trasportando le tossine con sé. Anche parlare con un’amica con cui condividere ansie e timori può aiutare ad allentare la tensione e, soprattutto, accettare l’idea che il proprio corpo sa quello che sta facendo: è lui “ai comandi” e non c’è nulla da temere.
– Bloccare la sensazione di ansia prima che diventi troppo forte. Un buon metodo consiste nello sdraiarsi comodamente, fare un bel respiro profondo e visualizzare il proprio corpo, ripercorrendo con lo sguardo dalla punta dei piedi alla radice dei capelli. Immaginare poi un piacevole calore che risale lungo il corpo, che a ogni respiro, profondo e benefico, si espande in onde concentriche dal cuore alla periferia. Una volta che questo calore avrà raggiunto le dita delle mani e dei piedi, abbracciarsi con affetto.

Nel secondo e terzo trimestre:

– È fondamentale imparare a rilassarsi e pazientare. Verso la fine della gravidanza, infatti, l’affanno migliora perché la pancia “scende” e comprime meno il diaframma, permettendo di respirare meglio. Ciò accade perché il bimbo inizia a muoversi verso il canale di parto per preparasi alla nascita.

In generale:

– Sforzarsi di condurre una vita tranquilla, rallentando un po’ i ritmi, riposandosi spesso nell’arco della giornata e assecondando le proprie sensazioni fisiche, senza affaticarsi troppo.

– Non salire le scale con borse pesanti, come quelle della spesa per esempio.
– Fermarsi a riprendere fiato quando si avverte la sensazione di “cuore in gola” e, più in generale, quando ci si sente molto stanche e affaticate.

– Evitare i luoghi troppo caldi e affollati, che aumentano la sensazione di “mancanza d’aria”.

– Dormire appoggiata sul fianco sinistro per evitare che il peso dell’utero comprima la vena cava inferiore, il grosso vaso sanguigno attraverso cui il sangue ritorna al cuore.

– Consumare pasti leggeri e frazionati nel corso della giornata: se si mangia troppo, la sensazione di affanno aumenta, in quanto lo stomaco pieno va a premere anch’esso sul diaframma.

– Privilegiare gli alimenti ricchi di ferro come carne, pesce, uova, legumi e ortaggi a foglia verde scura.

– Svolgere una moderata attività sportiva, soprattutto nuoto e stretching. Questi due sport sono quelli che più di tutti aiutano la gestante a controllare il senso di respiro superficiale, perché impegnano a compiere degli atti respiratori più ampi.

–  Non usare guaine di sostegno troppo strette perché possono ostacolare la respirazione. Al riguardo sono più adatte le cinture-guaine che abbracciano soltanto la parte inferiore della pancia, per sostenerela, e la schiena.

– Rivolgersi al medico se la sensazione di affanno è frequente ed è accompagnata da episodi di forte tachicardia.

Nella maggioranza dei casi l’affanno nei nove mesi è un disturbo fisiologico, cioè normale, che può presentarsi dal sesto-settimo mese di gravidanza in poi. Non esistono particolari rimedi, solo alcuni accorgimenti utili a ridurre la sensazione di fiato corto e cuore in gola. In alcuni rari casi, invece, meglio fare accertamenti.

Testo a cura di Anna Pelegrini e Linda Baseggio. Consulenza del dottor Massimo Valverde, ginecologo ed endocrinologo a Milano e della dottoressa Rossella Nappi, ginecologa presso l’Unità di Endocrinologia ginecologica dell’Università di Pavia.

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