A cura di “La Redazione”Pubblicato il 12/01/2015Aggiornato il 10/02/2015
Le gravidanze ad alto rischio, così chiamate per distinguerle da quelle fisiologiche o a basso rischio, sono in aumento in Italia e rappresentano circa il 15 per cento del totale
I motivi alla base sono diversi, ma il principale è dovuto sicuramente all’innalzamento dell’età delle donne che affrontano la gravidanza: basti pensare che se nel 1980 le donne incinte con età superiore ai 35 anni erano solamente il 5 per cento del totale delle future mamme, oggi nel Nord Italia raggiungono addirittura il 20-25 per cento, proprio perché si è spostata notevolmente in avanti l’età in cui le donne decidono di diventare mamme. E, anche se di per sé l’età non rappresenterebbe un fattore di rischio per l’andamento della gravidanza, è correlata a un aumento di malattie che incidono sulla gravidanza stessa, come il diabete o l’ipertensione, cioè la pressione alta.
Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.
Chi nasce sano e diventa grande senza mai manifestare i sintomi di una malattia ereditaria, può escludere con un certo margine di sicurezza che la comparsa di disturbi a carico del fegato dipendano dal fatto di essere figlio di consanguinei. »
Il termine "piaghetta" è improprio perché allude non già a una lesione del collo dell'utero ma alla presenza su di esso del tessuto che abitualmente lo tappezza. Non è di ostacolo al concepimento ma se sanguina diventa opportuno intervenire. »
In caso di dilatazione delle vie urinarie (uretere, pelvi renale) individuata nel feto con l'ecografia, i protocolli suggeriscono di eseguire alcune indagini, tra cui una valutazione accurata di tutta l'anatomia fetale. »
Una bambina che preferisce giocare da sola può agire secondo il proprio temperamento riservato e riflessivo e non necessariamente perché interessata da un disturbo. L'opportunità di una visita del neuropsichiatra infantile va comunque valutata con l'aiuto del pediatra curante. »