Macchie sul viso in gravidanza (cloasma gravidico)

Silvia Huen A cura di Silvia Huen Pubblicato il 13/01/2015 Aggiornato il 06/05/2020

Sul viso della futura mamma possono comparire diverse macchie brune, irregolari e antiestetiche, destinate a permanere fino alla nascita del bebè e in alcuni casi anche oltre. Come affrontarle.

Macchie sul viso in gravidanza (cloasma gravidico)

Che cosa è il cloasma gravidico?

Si tratta di un inestetismo del viso molto comune che colpisce le donne incinte, oltre che quelle che assumono la pillola anticoncezionale. In genere prende il nome di melasma, ma se si manifesta durante la gravidanza viene chiamato cloasma gravidico.

Nelle future mamme di carnagione ambrata o olivastra, il rischio della comparsa di cloasma è più elevato rispetto a chi ha la carnagione chiara. Questo non toglie che anche chi è bionda con la pelle chiara possa essere soggetta all’inestetismo.

Il cloasma non è un vero disturbo, ma ha un forte impatto emotivo su chi ne è colpita perché crea un profondo disagio psicologico.

Come si manifesta?

Il cloasma gravidico è caratterizzato da macchie di colore scuro, con margini irregolari non ben definiti, che possono interessare la parte centrale del volto (cioè la fronte, le tempie, gli zigomi, le palpebre, il naso, la zona dei baffetti sopra il labbro superiore, il mento) oppure soltanto alcune parti del viso (come naso e guance o zona della mandibola). Solo raramente le macchie compaiono anche sul collo, sul decolleté e sulle braccia.

Quali sono le cause delle macchie?

La formazione delle macchie è dovuta ad accumuli di melanina in determinate zone della pelle del viso. La melanina è il pigmento che, in condizioni normali, dà luogo al colorito della pelle (variabile a seconda della razza e delle caratteristiche individuali) e che, in caso di esposizione al sole, scurisce la carnagione attraverso l’abbronzatura.

Gli accumuli di melanina sono provocati da una spiccata iperattività dei melanociti (le cellule cutanee addette alla sua produzione), che in gravidanza, e soprattutto nel secondo e terzo trimestre, sono stimolati da diversi fattori.

1. Le macchie sono provocate, in primo luogo, dall’aumento degli ormoni sessuali femminili (estrogeni e progesterone) e dell’ormone melanotropo (MSH), che stimolano eccessivamente l’attività dei melanociti. Il problema può comparire già dal quarto mese di gravidanza e perdurare per tutta la gestazione.

2. Esistono poi altri fattori che facilitano l’insorgenza del cloasma gravidico, come un’eccessiva esposizione al sole, che stimola ulteriormente i melanociti.

3. Studi recenti hanno messo in evidenza anche un legame tra comparsa del cloasma e carenza di acido folico, una vitamina del gruppo B, fondamentale anche per il corretto sviluppo del sistema nervoso del feto.

Si può prevenire il cloasma?

La predisposizione al cloasma è genetica, quindi in questo senso c’è poco da fare. Tuttavia esistono situazioni che possono favorirne o aggravarne la comparsa. Per questo è bene seguire scrupolosamente alcune indicazioni sin dal momento in cui si scopre di essere incinta. In particolare bisogna prestare attenzione al sole e all’alimentazione.

– Per ridurre o evitare il problema, non bisognerebbe esporsi al sole perché i raggi ultravioletti stimolano la produzione di melanina da parte dei melanociti aumentando il numero delle macchie e rendendole più evidenti. Per questo, è bene proteggere la pelle del viso con una crema solare ad altissimo fattore protettivo (Spf 50+ o 100+), anche in inverno e quando si sta in città. Il discorso vale anche per chi ha la pelle scura e si abbronza facilmente senza scottarsi, proprio perché è più soggetta a cloasma. Si è visto infatti che l’utilizzo costante di creme solari protettive riduce drasticamente il rischio di comparsa del cloasma.

– Alla futura mamma si consiglia di mangiare molta frutta e verdura di colore giallo-arancione, perché ricche di betacarotene, un precursore della vitamina A molto utile contro le macchie indotte dal sole. Questa sostanza, infatti, funge da fotoprotettore interno, cioè protegge dai danni causati dalle radiazioni solari, comprese le alterazioni di pigmentazione che ne possono derivare.

– È bene poi assumere integratori di acido folico (vitamina B9), perché gli esperti sospettano che anche la carenza di questa sostanza possa influire nella comparsa del cloasma. Per sicurezza è consigliabile sentire il parere del ginecologo, anche se è vero che la supplementazione di acido folico è sempre consigliata in gravidanza per la prevenzione di disturbi neurali nel feto.

I rimedi durante la gravidanza

Già dai nove mesi, se si è soggette al problema o si iniziano a vedere le prime macchie, si può intervenire, sempre dopo aver chiesto il parere del ginecologo. Vi sono infatti prodotti di derivazione naturale che, sfruttando l’azione sbiancante e depigmentante di estratti vegetali e vitamine, riescono a rendere meno evidenti anche cloasmi molto estesi, in modo delicato e senza alcun rischio di sensibilizzazione o reazione avversa.  

Si può inoltre ricorrere al camouflage, un trucco particolarmente coprente per nascondere l’inestetismo. Le chiazze possono essere minimizzate anche con un comune correttore cosmetico da applicare sulle aree interessate prima del trucco abituale.

I rimedi dopo il parto

Le macchie, nella maggior parte dei casi, tendono scomparire o almeno a ridursi spontaneamente dopo il parto. In genere, bastano due o tre mesi dalla nascita del bimbo perché la situazione migliori visibilmente, salvo peggiorare leggermente nella stagione estiva. In altri casi è necessario aspettare anche un anno perché il problema regredisca. In una piccola percentuale di casi il cloasma rimane o si riattiva in eventuali gravidanze successive.

Se alla lunga le macchie continuano a essere visibili, è bene rivolgersi allo specialista di fiducia (dermatologo, medico estetico, chirurgo plastico ed estetico) che prescriverà la cura migliore per eliminarle.

– I trattamenti specifici e il risultato finale dipendono dalla profondità della macchia. Se è rimasta a livello epidermico, saranno sufficienti le soluzioni cosmetiche: si utilizzano prodotti a elevato potere schiarente che assicurano un effetto finale di buon livello.

– Se il problema è piuttosto accentuato, su consiglio del medico, si possono usare prodotti specifici che inibiscono la sintesi della melanina grazie all’azione di particolari acidi, disponibili, in varie concentrazioni, sotto forma di lozioni o pomate da applicare localmente.

– Se la macchia è andata in profondità arrivando fino al livello del derma, la parte più profonda della cute, bisognerà ricorrere a trattamenti più “forti” come il laser e i peeling depigmentanti, che danno buoni risultati nell’eliminazione delle macchie.

Prima di sottoporsi alla cura va valutata la profondità e l’estensione dei pigmenti e scelta la tecnica di cura più idonea che, a volte, può essere combinata. Solitamente le sedute vanno eseguite una ogni due-tre settimane e durante il periodo autunnale e invernale.

– i peeling chimici 

Si tratta di trattamenti esfolianti che accelerano il ricambio degli strati epidermici e l’eliminazione delle cellule in cui si è accumulata una quantità abnorme di melanina. A seconda del tipo di macchia da trattare, possono essere più delicati (come l’acido glicolico) o più forti (come l’acido tricloracetico). Questi trattamenti vanno effettuati da un medico esperto perché, se non vengono usati correttamente, possono irritare la pelle o peggiorare l’inestetismo.

– Il laser

Può dare ottimi risultati se usato correttamente. Prevede l’uso di un tipo particolare di raggio che elimina in modo mirato le particelle di melanina presenti nella macchia. La scelta del tipo di laser, il numero di sedute e la mano dell’operatore sono fondamentali per la buona riuscita del trattamento, che varia in base all’estensione e alla profondità del cloasma.

Fonti / Bibliografia

Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

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