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Spesso, nausea e vomito sono fra i primi segnali che fanno sorgere nella donna il dubbio di essere incinta. Specialmente nel primo trimestre di gravidanza sono molto comuni. Molte mamme temono che possano danneggiare il feto. In realtà, nella maggior parte dei casi sono disturbi del tutto innocui.
Nei primi mesi non c’è da preoccuparsi
Fin dalle prime settimane di gravidanza, la donna può soffrire di nausea, specialmente al mattino, e talvolta anche di vomito. All’origine ci possono essere molte cause, che spesso si combinano fra loro. La principale è l’aumento degli ormoni della gravidanza. Anche il cambiamento dei gusti personali, che può verificarsi in alcune future mamme, può peggiorare il problema. Questi malesseri possono essere favoriti, poi, da una carenza di vitamina B6, da stitichezza e anche da fattori psicologici.
Di solito il bimbo non pancione non corre rischi
Nei primi mesi della gravidanza, il feto non corre alcun pericolo. Anche se la donna non assorbe tutto ciò che mangia, infatti, il piccolo riesce ad attingere alle riserve di nutrienti dell’organismo materno. Vomito e nausea, dunque, creano fastidi alla mamma, ma non interferiscono con la crescita del feto.
Quando bisogna rivolgersi al medico
Le riserve della donna, però, non sono infinite. Se, dunque, gli episodi di vomito si protraggono nel tempo e sono frequenti possono interferire con il corretto proseguimento della gestazione e l’accrescimento del piccolo. In genere, ci si deve preoccupare quando dopo il terzo-quarto mese la donna ha molte crisi di vomito e perde peso. Talvolta, subentra l’iperemesi gravidica: un disturbo caratterizzato da perdita eccessiva di peso, pressione bassa e disidratazione. In questo caso, occorre rivolgersi al ginecologo, che potrebbe anche consigliare un ricovero in ospedale per eseguire tutte le cure necessarie al fine di prevenire eventuali rischi.
In breve
LE COMPLICANZE SONO RARE
In genere, il vomito e la nausea in gravidanza non devono preoccupare. Il feto corre pericoli solo se questi disturbi proseguono nel tempo e sono molto frequenti e intensi. Si tratta, prò, di un’eventualità molto rara, che comunque può essere gestita con il ricovero in ospedale.