Che problemi può dare la tiroide in gravidanza?

Miriam Cesta A cura di Miriam Cesta Pubblicato il 25/01/2023 Aggiornato il 25/01/2023

La tiroide è una ghiandola posta alla base del collo e svolge una funzione molto importante durante la gravidanza. In caso, però, funzioni troppo poco occorre seguire le cure per non avere problemi

Il funzionamento della tiroide in gravidanza è fondamentale per il benessere della donna e del bambino

La funzione tiroidea con la gravidanza cambia perché la gestazione richiede a alla tiroide un lavoro maggiore. Generalmente non ci sono problemi, ma in caso di ipotiroidismo (funzionalità rallentata) oppure “al limite”, possono comparire disturbi e conseguenze per lo sviluppo del bimbo nel pancione.

Cosa comporta l’ipotiroidismo in gravidanza?

Si parla di ipotiroidismo (ossia di una funzionalità rallentata della tiroide) quando i livelli circolanti di ormoni tiroidei liberi (fT4 e fT3) sono insufficienti a mantenere uno stato di regolare funzionamento della tiroide. Si distinguono due forme di ipotiroidismo:

  • subclinico (o lieve): le concentrazioni nel sangue del Tsh (l’ormone tireostimolante prodotto dall’ipofisi, detto anche ormone tireotropo o tireotropina, con cui si stimola l’attività della tiroide) eccedono il limite superiore dell’intervallo di riferimento, ma i valori degli ormoni tiroidei fT4 ed fT3 rientrano ancora nei limiti di norma;
  •  franco o clinicamente evidente: in questo caso i livelli circolanti di Tsh sono elevati mentre i valori degli ormoni tiroidei sono inferiori ai limiti di norma.
    Particolare attenzione va posta in caso di ipotiroidismo lieve o subclinico, definito anche “silente” perché spesso non viene diagnosticato: durante la gestazione può peggiorare, aumentando il rischio di complicanze come ridotte capacità cognitive nel nascituro.
Cosa succede se la tiroide funziona poco?

In caso di ipotiroidismo la ghiandola produce meno ormoni di quanto sia necessario per mantenere a un livello adeguato il funzionamento del metabolismo che a sua volta rallenta. Si possono perciò manifestare debolezza, difficoltà di concentrazione, stipsi, riduzione dell’appetito, intolleranza la freddo, perdita di capelli, voce roca e aumento di peso.
Come si rimette in moto
Per controllare i sintomi e regolare la funzionalità della tiroide è sufficiente seguire una cura specifica a base di ormoni tiroidei (T3 e T4) da prendere per bocca in modo da riportare alla normalità il funzionamento della tiroide.

 

 

Perché gli ormoni tiroidei della mamma sono fondamentali per lo sviluppo del feto?

Gli ormoni tiroidei sono molto importanti per lo sviluppo cerebrale del feto, soprattutto nelle prime settimane di gestazione, quando la tiroide fetale non funziona ancora a regime: per questo il rischio maggiore che l’ipotiroidismo materno può comportare per il bimbo è il cretinismo, una condizione caratterizzata da un forte ritardo cognitivo. Altre complicazioni sono l’aumento di aborto spontaneo, il rischio di nascita prematura e il basso peso alla nascita.

 

Chi rischia di più in caso di problemi alla tiroide in gravidanza?

In caso di ipotiroidismo non c’è alcuna indicazione che vieti o sconsigli di rimanere incinta, a patto di proseguire il trattamento ormonale che – va precisato – non comporta alcun rischio per la salute né della futura mamma né del feto. Con ogni probabilità il medico dovrà rivedere i dosaggi nel corso della gravidanza, in base alle variazioni ormonali.
Molte future mamme sono già ipotiroidee prima del concepimento, altre invece lo diventano durante la gravidanza. Ma a rischiare sono soprattutto le donne la cui funzione tiroidea era “al limite” del normale prima della gravidanza. Ecco perché è importante valutare la funzionalità tiroidea attraverso il dosaggio del Tsh nel sangue.

 

Cosa succede alla tiroide dopo il parto?

L’impatto della gravidanza sulla funzionalità della tiroide di norma si esaurisce dopo il parto. Talvolta, però la situazione non rientra e in questo caso si parla di tiroidite post-partum, una forma di tiroidite spesso transitoria – solitamente si risolve nel giro di pochi mesi – che interessa circa il 5% delle neomamme (il 20% di quelle che soffrono di diabete di tipo 1).
Una malattia autoimmune
Questo disturbo, che solitamente si manifesta nei primi 12 mesi dal parto, è il risultato di una reazione autoimmunitaria nei confronti della tiroide: il sistema immunitario reagisce contro la ghiandola, alterandone la funzionalità. La tiroidite post-partum ha un andamento in tre fasi:

  • in un primo momento si manifesta ipertiroidismo, con un aumento dei livelli di ormone tiroideo circolante;
  • nella seconda fase la donna può andare incontro a ipotiroidismo;
  • nella terza fase la funzione tiroidea può normalizzarsi spontaneamente.

 

 

 
 
 

In sintesi

Quali sono gli esami da fare per la tiroide in gravidanza?

Durante la gravidanza le future mamme devono essere seguite attentamente mediante ecografie tiroidee e dosaggi periodici di Tsh, fT3 ed fT4, al fine di individuare eventuali situazioni di ipotiroidismo subclinico, tutte le donne potenzialmente a rischio di ipotiroidismo, ovvero quelle che soffrono di diabete mellito di tipo 1 o che hanno familiari stretti con problematiche alla tiroide (tireopatie) o con problemi di gozzo. Solitamente i controlli hanno cadenza mensile, perché in questo modo è possibili individuare subito una riduzione della funzione ghiandolare. Ed è fondamentale che, se ipotiroidee, queste donne aderiscano alla terapia prescritta, perché solo in questo modo si evitano conseguenze sul nascituro.

Come si cura la tiroide in gravidanza?

Il trattamento farmacologico cambia a seconda che ci si trovi nella fase di iper o di ipotiroidismo. I sintomi sono difficilmente identificabili, poiché riconducibili anche ad altre condizioni: nella prima fase compaiono astenia, tachicardia e disturbi del sonno, mentre durante la fase ipotiroidea si presentano soprattutto stipsi e aumento di peso, oltre alla persistenza della sensazione di fatica, che può facilmente essere scambiata per una comune stanchezza post parto. Sono maggiormente a rischio di sviluppare la tiroidite post partum le donne che soffrono di altre patologie autoimmuni; quelle con positività agli anticorpi antitiroidei (responsabili della reazione autoimmunitaria contro la ghiandola); le donne con una storia di precedente tiroidite post partum; quelle affette da disfunzioni tiroidee (come il gozzo) o che hanno familiarità con queste ultime; le fumatrici e le donne con diabete mellito di tipo 1.

 

 

Fonti / Bibliografia

  • Tiroidite post-partum - HumanitasLa tiroidite post-partum comporta una risposta errata del sistema immunitario ai danni della tiroide e si sviluppa abitualmente entro dodici mesi dal parto.
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