Non solo l’acaro intero, ma anche le sue parti (per esempio, le particelle fecali e i prodotti di degradazione del corpo, le exuvie) sono in grado di sensibilizzare e di scatenare i disturbi allergici.
Non basta, perciò, eliminare l’acaro per annullare il rischio dell’allergia. Un acaro morto, infatti, non è meno allergizzante di uno vivo, cioè le sostanze allergizzanti restano comunque presenti.
Oltretutto proprio le particelle più piccole sono quelle più pericolose. Queste micro-particelle, infatti, si mescolano con la polvere e alloggiano soprattutto nei materassi e nei cuscini, nei tappeti, nella moquette e nei peluche. Penetrano in profondità nell’apparato respiratorio, attraverso il naso e la gola, e possono provocare una malattia allergica nei bambini predisposti. L’allergia agli acari si manifesta, di solito, precocemente. Infatti, rispetto agli altri allergeni (come, per esempio, i pollini), è possibile riscontrare i disturbi allergici anche nei bambini molto piccoli. Si tratta di una delle malattie allergiche più diffuse e fastidiose, in quanto può provocare nel piccolo l’asma bronchiale. È possibile, però, evitare che il bimbo sviluppi questo disturbo. Per questo occorre seguire alcune precise norme igieniche e adottare qualche accorgimento in più.
Il periodo più a rischio
Il rischio di allergia all’acaro è presente tutto l’anno, a differenza di altri tipi di allergia, come quella ai pollini, che si manifesta solo in corrispidenza del periodo della fioritura. I pericoli però aumentano in inverno, proprio perché in questa stagione si tende ad arieggiare di meno i locali e quindi a favorire la proliferazione degli acari nei tappeti, tra le coperte, nella moquette, nei materassi e nei cuscini. Per il bambino, il sonno è il momento più critico della giornata. È, infatti, nelle ore della nanna, quando è nel lettino con la testa a contatto con il cuscino, che è maggiormente esposto all’acaro.
Il comportamento da tenere
Se il bambino è predisposto all’allergia non è possibile evitarla in assoluto. Si tratta, infatti, di un disturbo geneticamente determinato e la sua manifestazione è imprevedibile. È possibile, però, cercare di “fare prevenzione”, di ritardare, cioè, il più possibile il contatto del piccolo con l’allergene, in modo da dare tempo al suo sistema immunitario di sviluppare le difese necessarie. In particolare bisogna seguire queste precauzioni:
- lavare lenzuola e federe ogni settimana a una temperatura di almeno 60 gradi (a temperature più basse gli acari non muoiono);
- lavare copricuscini e coprimaterassi ogni due-tre mesi ad almeno 60 gradi.
- evitare l’uso di tappeti e moquette o almeno sceglierli a pelo raso, più facili da pulire;
- evitare tappezzerie e tendaggi pesanti, dove gli acari possono annidarsi;
- usare aspirapolvere con filtri speciali che impediscano la diffusione degli allergeni nell’aria. L’utilizzo di prodotti anti-acaro non è, infatti, sufficiente: le schiume, per esempio, uccidono gli acari ma non eliminano i residui, altrettanto allergizzanti;
- cercare di mantenere un basso tasso di umidità nell’ambiente: il caldo-umido rappresenta l’habitat ideale per gli acari;
- ventilare con frequenza i locali;
- utilizzare un panno umido per le pulizie, che non disperda gli allergeni nell’ambiente;
- usare coprimaterassi e copricuscini ipoallergenici. Si tratta di biancheria realizzata con speciali tessuti, la cui trama, più o meno fitta, ha la capacità di trattenere le particelle che veicolano l’allergene.