Allergia al latte: c’è una nuova terapia?

Miriam Cesta A cura di Miriam Cesta

Una particolare specie batterica contenuta nell'intestino può proteggere dall'allergia al latte

Allergia al latte: c’è una nuova terapia?

Per prevenire o curare l’ allergia al latte vaccino un aiuto potrebbe arrivare dalla flora batterica intestinale. Secondo un nuovo studio pubblicato su Nature Medicine da un gruppo di ricercatori dell’Università di Chicago (Stati Uniti) in collaborazione con studiosi italiani dell’Università Federico II di Napoli, infatti, i batteri dell’intestino – oltre a influenzare la comparsa di diverse patologie come malattie autoimmuni e obesità – potrebbero giocare un ruolo importante contro lo sviluppo dell’ allergia al latte.

Lo studio in laboratorio

Per giungere a questi risultati i ricercatori hanno trapiantato nell’intestino di un gruppo di topi allevati in un ambiente completamente sterile, e quindi privi di flora batterica intestinale, batteri intestinali provenienti da neonati, alcuni dei quali allergici al latte vaccino. Gli studiosi hanno poi somministrato del latte ai topolini per la prima volta: è emerso che, mentre la flora batterica intestinale dei bimbi allergici provocava nei topi una grave reazione allergica (anafilassi), quella dei bambini non allergici invece li aveva protetti dallo sviluppo dell’allergia al latte.

Batteri intestinali e sistema immunitario

I ricercatori hanno inoltre esaminato campioni di tessuto intestinale delle cavie, scoprendo che quelli che avevano ricevuto il trapianto di batteri intestinali di bambini non allergici esprimevano geni diversi da quelli che erano stati trapiantati con i batteri dei bimbi allergici, suggerendo – come diversi altri studi – che la popolazione batterica che risiede nell’intestino è in grado di modificare il sistema immunitario.

Una specie protettiva

In particolare i ricercatori hanno scoperto nell’intestino dei topi trapiantati con i batteri intestinali dei neonati non allergici una famiglia di microbi già nota per i suoi effetti protettivi nei confronti delle allergie alimentari. Analisi successive hanno poi permesso di individuare nello specifico una specie batterica, l’Anaerostipes caccae, che da sola era in grado di prevenire lo sviluppo dell’ allergia al latte.

 

 

 

 
 
 

Lo sapevi che?

Comunemente viene definita “allergia al latte vaccino”, ma la definizione corretta è “allergia alle proteine del latte vaccino”, in sigla Aplv.

 

Pubblicato il 1.4.2019 Aggiornato il 1.4.2019
Le informazioni contenute in questo sito non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto fra professionisti della salute e l’utente. È pertanto opportuno consultare sempre il proprio medico curante e/o specialisti.

Le domande della settimana

L’influenza è pericolosa in gravidanza? Meglio fare il vaccino?

13/10/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottor Fabrizio Pregliasco

Il vaccino antinfluenzale è fortemente raccomandato alle donne che aspettano un bambino, perché contrarre l'influenza in gravidanza può esporre a gravi rischi.   »

Incinta subito dopo un aborto spontaneo, ma l’embrione ha il battito lento

13/10/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Il fatto di rimanere incinta subito dopo aver subito un'interruzione spontanea della gravidanza esprime un'ottima fertilità di coppia, tuttavia non garantisce che tutto vada a buon fine.   »

Bimba di tre anni con otiti ricorrenti: perché?

06/10/2025 Gli Specialisti Rispondono di Professor Giorgio Longo

A volte è la particolare conformazione delle tube di Eustachio (i tubicini che collegano l'orecchio al naso) a favorire la ricorrenza delle otiti, tuttavia con la crescita tutto si risolve.   »

Benzodiazepine assunte per dormire nella 30ma settimana di gravidanza

06/10/2025 Gli Specialisti Rispondono di Dottoressa Elisa Valmori

Le benzodiazepine sarebbero proprio da evitare in gravidanza in quanto tendono a dare dipendenza farmacologica e crisi di astinenza sia alla mamma che al nascituro. Esiste a un farmaco migliore che agisce sullo stesso recettore delle benzodiazepine (quindi in modo analogo a Lorazepam) senza però dare...  »

Fai la tua domanda agli specialisti