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Fino a qualche decennio fa erano una problematica quasi sconosciuta. Oggi, invece, le allergie alimentari rappresentano uno dei disturbi più frequenti dell’età pediatrica. La conferma arriva dai dati della Sezione regionale Umbria-Marche della Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica e dalla UOC di Allergologia di Civitanova Marche.
Le ragioni del boom
Secondo gli esperti, il 7% dei bambini italiani, pari a 600 mila soggetti, soffre di allergie alimentari. A questi si aggiungono 1 milione e 300 mila adulti, il 2-3% del totale. Alla base di questa crescita esponenziale di casi di allergie ci sono diverse ragioni. Innanzitutto, giocano un ruolo importante i cambiamenti delle abitudini alimentari e, in particolare, il consumo di cibi e spezie tipici di altri Paesi e di alimenti Ogm. Anche i nuovi sistemi di produzione, che rendono i grani più ricchi di glutine, e il rispetto non sempre ferreo delle regole di conservazione e produzione della filiera alimentare sono fattori significativi da questo punto di vista.
I cibi più a rischio
Nella maggior parte dei casi, le allergie alimentari si verificano nell’infanzia o nell’adolescenza. Le più frequenti sono quelle al latte e alle uova, ma non sono quasi mai durature: generalmente si superano con il tempo. Altri cibi particolarmente a rischio sono la frutta, la frutta a guscio e il pesce. Sono sempre più diffuse, comunque, anche le avversioni a cibi “nuovi”, lontani dalla tradizione mediterranea, come quella ai semi di sesamo. Non va dimenticata quella all’Anisakis, un parassita che contamina il pesce crudo, marinato o poco cotto.
Attenzione ai sintomi
Nei casi meno seri possono comparire orticaria, eruzioni cutanee, affanno e vomito. Nelle situazioni più serie, invece, possono subentrare gonfiore del viso, della lingua e della gola, difficoltà respiratorie, perdita di conoscenza e shock anafilattico. In quest’ultimo caso serve un’iniezione immediata di adrenalina.
In breve
DA NON CONFONDERE CON LE INTOLLERANZE
Le allergie alimentari vanno distinte dalle intolleranze. Infatti, solo le prime vedono il coinvolgimento del sistema immunitario con produzione di anticorpi.